«Ma insomma, che cos'avete oggi?» domandò la professoressa McGranitt, tornando se stessa con un debole pop e guardandoli tutti quanti uno a uno. «Non che sia importante, ma è la prima volta che la mia trasformazione non viene accolta da un applauso».
Tutti si voltarono di nuovo verso Harry, ma nessuno parlò. Poi Hermio-ne alzò la mano.
«Ci scusi, professoressa, abbiamo appena avuto la prima ora di Divinazione, e stavamo leggendo le foglie di tè e...»
«Ah, certo» esclamò la professoressa McGranitt accigliata. «Non c'è bi-sogno di aggiungere altro, signorina Granger. Ditemi, chi di voi morirà quest'anno?»
Tutti la fissarono.
«Io» disse Harry alla fine."Capisco" commentò la professoressa McGranitt guardando Harry con i suoi occhi piccoli e lucenti. "Allora è bene che tu sappia, Potter, che Sibilla Cooman ha predetto la morte di uno studente all'anno da quando è arrivata in questa scuola. Nessuno è ancora morto. Vedere presagi di morte dappertutto è il suo modo preferito di dare il benvenuto a una nuova classe. Se non fosse che non ho l'abitudine di parlar male dei miei colleghi..."
La professoressa McGranitt si interruppe, e tutti notarono che aveva le narici bianche e dilatate. Poi riprese, più tranquilla: "La divinazione è uno dei settori più imprecisi della magia. Non vi nasconderò che faccio fatica a tollerarla. I veri Veggenti sono molto rari, e la professoressa Cooman..."
Si interruppe di nuovo, e poi disse in tono molto pratico: "A me sembri in perfetta salute, Potter, quindi mi scuserai se non ti dispenso dai compiti oggi. Ti assicuro che se dovessi morire non sei tenuto a consegnarli".
"Foglia tremante", la geisha inginocchiata davanti a James Bond, si protese a baciarlo castamente sulla guancia destra.
"È una truffa", protestò vivamente Bond. "Eravamo d'accordo che se avessi vinto avrei avuto un vero bacio, per lo meno sulla bocca."
"Perla Grigia", una Madame dai denti bizzarramente laccati di nero e così truccata da sembrare il personaggio di un Nô, si affrettè a tradurre. Vi furono risatine e urletti di incoraggiamento. Foglia Tremante si scoprì il viso con le manine affusolate, come se le avessero chiesto di compiere un atto osceno senza precedenti.
L'uomo che pensa non predica, non ha microfoni [...] in verità tende a non fare. È già molto non risvegliare credenti, agitare con leggerezza le foglie di tè perché l'acqua bollente ne assuma appena il colore, il tè della verità predestinato a pochissimi.
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte.
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli.
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate
fredda, dei morti.
Se uno di noi fosse scrupoloso, guardingo e remissivo fino al punto di osservare fedelmente tutte le norme e le regole dei codici, dei decaloghi, dei galatei e simili, costui non potrebbe mai muovere foglia perché anche negli atti considerati più innocenti correrebbe il rischio di infrangere un antico precetto sacerdotale o di contravvenire a un semplice regolamento municipale.
Finché visse, Lida Mantovani ricordò sempre il breve periodo di tempo che aveva preceduto il parto. Ogni volta che ci ripensava, si commuoveva. Eppure, quei giorni non erano certo stati densi di avvenimenti e di sensazioni. Era vissuta per un mese distesa in un letto, in fondo a un corridoio. Da una finestra che dava nel giardino della Maternità, i suoi occhi si posavano sulle foglie lustre di una grande magnolia. Era aprile: ma faceva già caldo, e la finestra restava aperta tutto il giorno. Poi, verso la fine, aveva perduto interesse anche per le foglie nere, come unte, della magnolia. I dolori la assalirono con molto ritardo; non capiva né sentiva più in modo normale.
La cosa più importante, soprattutto per chi fa il mestiere dell'attore ma non solo, credo sia il piacere di scoprire sempre qualcosa, i piccoli misteri che hai a disposizione. Ti volti e vedi una cosa nuova. Per esempio in una pianta ogni foglia è diversa dallaltra e già questo ti fa pensare quanta fantasia ci possa essere anche nella cosa più semplice.
Prima di salire sull'automobile si guardò alle spalle per essere sicura che nessuno la controllava. Erano le sei e trentacinque. Aveva fatto buio un'ora prima, il Parco Nazionale era male illuminato e gli alberi senza foglie avevano una sagoma spettrale contro il cielo fosco e triste, ma non sembrava che ci fosse nulla da temere. Maruja si sedette dietro l'autista, malgrado il suo rango, perché l'aveva sempre ritenuto il posto più comodo. Beatriz salì dall'altra parte e si sedette alla sua destra. Erano in ritardo di quasi un'ora sul solito programma, ed entrambe avevano un aspetto stanco dopo un pomeriggio soporifero con tre riunioni dirigenziali. Soprattutto Maruja, che la notte prima aveva dato una festa a casa sua e non era riuscita a dormire più di tre ore. Distese le gambe gonfie, chiuse gli occhi con la testa appoggiata allo schienale, e impartì l'ordine consueto:
«A casa, per favore.»
Non è l'uomo invecchiato, sfiorito, non è egli come una foglia staccata, che non ritrova più il suo albero e che ora viene sbattuta qua e là dai venti, finché la sabbia non lo seppellisce?
Sulle rive del Rodano, fra i pioppi ed i salici, in una povera casetta che si specchiava nell'acqua, abitava un canestraio che, con il suo figliolo, andava di fattoria in fattoria, per aggiustare ceste rotte e panieri sfondati.
Un giorno che padre e figlio andavano così per i campi, con i lunghi fasci di giunchi sulle spalle:
Padre, disse Vincenzo, guarda il sole! Neri nuvoloni stanno per coprirlo. Se cresce il vento ci bagneremo, prima di arrivare a casa!
Oh, rispose il vecchio, il vento agita le foglie, non pioverà... Se venisse dal Rodano sarebbe diverso.
Quanta strada c'è per la fattoria degli Olmi?
Sei miglia, rispose il cestaio, quello è il più grande podere della Grau! Ecco, non vedi il loro uliveto? C'è in mezzo qualche striscia di vigna e di mandorli. Ma il bello riprese (e di poderi simili non ce ne sono due sulla costa) il bello è che i filari sono tanti quanti sono i giorni dell'anno, ed in ciascuno gli alberi sono tanti quanti sono i filari.
Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione, e il peccato fu creder speciale una storia normale. Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo, sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo. E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa; siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.
Povero me povero me povero me | mi guardo intorno e sono tutti migliori di me | povero me povero me povero me | Guarda che pioggia di acqua e di foglie | che povero giorno che è.
Vorrei lasciare in questo libro
tutto il mio cuore.
Questo libro che ha visto
con me i paesaggi
e vissuto ore sante.
Che pena quei libri
che ci riempiono le mani
di rose e di stelle
e lentamente passano!
Che tristezza profonda
lasciare i pannelli
di pene e dolori
che un cuore porta!
Veder passare gli spettri
di vite, che si cancellano,
vedere l'uomo nudo
in Pegasi senz'ali,
veder la vita e la morte,
la sintesi del mondo
che in spazi profondi
si guardano e ci abbracciano.
Un libro di poesie
è un autunno morto:
i versi son le foglie
nere sulla bianca terra,
e la voce che li legge
è il soffio del vento
che li affonda nei cuori
- intime distanze -
Il poeta è un albero
con frutti di tristezza
e con foglie secche
per pianger ciò che ama.
Il poeta è il medium
della Natura
che spiega la sua grandezza
con delle parole.
Il poeta capisce
tutto l'incomprensibile,
e chiama amiche
cose che si odiano.
Sa che i sentieri
sono tutti impossibili
e per questo la notte
li percorre con calma.
Nei libri di versi,
fra rose di sangue,
passano le tristi
e eterne carovane
che lasciano il poeta,
quando piange la sera,
circondato e stretto
dai suoi fantasmi
Poesia è amarezza
celeste miele che sgorga
da un invisibile favo
che fabbricano i cuori.
Poesia è l'impossibile
fatto possibile. Arpa
che invece di corde
ha cuori e fiamme.
Poesia è la vita
che attraversiamo in ansia
aspettando colui che porta
la nostra barca senza rotta.
Dolci libri di versi
sono gli astri che passano
nel muto silenzio
verso il regno del Nulla,
scrivendo nel cielo
strofe d'argento.
Oh! che pene profonde
e mai riparate,
le voci dolenti
che cantano i poeti!
Vorrei in questo libro
lasciar tutto il mio cuore.
Ho tanta paura
delle foglie morte,
paura dei prati
gonfi di rugiada.
Vado a dormire;
se non mi sveglierai
lascerò al tuo fianco il mio freddo cuore.
Che cosa suona
così lontano?
Amore. Il vento sulle vetrate,
amor mio!
Ti cinsi collane
con gemme d'aurora.
Perchè mi abbandoni
su questo cammino?
Se vai tanto lontana
il mio uccello piange
e la vigna verde
non darà vino.
Che cosa suona,
così lontano?
Amore. Il vento sulle vetrate,
amor mio!
Non saprai mai
o mia sfinge di neve,
quanto
t'avrei amata
quei mattini
quando a lungo piove
sul ramo secco
e si disfa il nido.
Che cosa suona
così lontano?
Amore. Il vento sulle vetrate,
amore mio!
Frasi sulle foglie
DiFederico Garcia Lorca
Un libro di poesie | è un autunno morto: | i versi son le foglie | nere sulla bianca terra, |e la voce che li legge | è il soffio del vento | che li affonda nei cuori | intime distanze.
Muova d'Ettore alcuno alla tenda
| delle guardie del sire, che insonni
| stanno a veglia, se udir le novelle
| ei vuol delle scolte,
| che la quarta notturna vigilia
| per tutto l'esercito fanno.
| Alza il capo, sul cúbito lèvati,
| il sopore dagli occhi terribili
| discaccia, dal letto di foglie
| sorgi, Ettore, udir tu mi devi.
Questo è l'odore che mi piace. Questo è il trifoglio appena tagliato, la salvia calpestata quando uno cavalca dietro un armento, il fumo della legna e delle foglie che bruciano d'autunno. È l'odore della nostalgia, l'odore del fumo dei mucchi di foglie che bruciano l'autunno nelle strade del Missoula. Quale odore preferiresti sentire? L'erba dolce che gl'indiani adoperano nei loro cesti? Il cuoio affumicato? L'odore della terra a primavera dopo la pioggia? L'odore del mare quando un o cammina in mezzo alle ginestre su un promontorio in Galizia? O il vento di terra quando si avvicina a Cuba nell'oscurità: l'odore dei fiori di cactus, di mimosa e delle viti marine? O preferisci l'odore del prosciutto fritto, la mattina, quando hai fame? O quello del caffè del mattino? O di una mela quando la mordi? O di un frantoio quando si prepara il sidro, o del pane appena sfornato? Ma allora devi aver fame.
Io, povera lepre stremata, | Ho bisogno di riposo, smettetela! Fino a che non suoni il corno | Resterò qui, senza muovermi | Distenderò le mie quattro zampe | La lingua di fuori, ansimante | Erano bestie troppo grosse | Sotto il pelo la pulce mi prude... | Ma ora sotto la siepe | Nascosta nel cuore delle foglie | Forse arriverò finalmente | A trovare la pace e l'oblio...
L'estate se n'è andata, l'aria sta diventando più fredda, ho desiderato essere una di quelle foglie, portate dal vento, che muoiono naturalmente, non hanno mai bevuto acqua, non hanno mai toccato fuoco... ma mi ha fatto pensare, mi ha fatto andare... non posso essere una foglia perché sono una donna.
Sono una macchina veloce che vuole solo correre. Sono le foglie ingiallite dall'autunno. Sono la brezza nel bosco. Sono il primo giorno d'estate. Eppure sono la neve che cade.
Come regine, le foglie si muovono gentilmente, e le loro ombre obbediscono con naturale sincronismo... a loro importerebbe di me se sapessero che sono qui, e le sto osservando, e sto desiderando di poter danzare come loro?
O amore, mio amore. Dovessi io non più vedere te o neanche, in terra, l'ombra di te, né il riflesso dei tuoi occhi in una fonte, come suonerebbe - per l'oscuro pendio della vita - il turbinìo delle perse foglie di Speranza, l'aliare dell'imperitura ala di Morte?
E perché non imparare questi testi a memoria? In nome di che cosa non appropriarsi della letteratura? Forse perché non si fa più da tanto tempo? Vorremmo lasciare volar via pagine simili come foglie morte solo perché non è più stagione? È davvero auspicabile non trattenere simili incontri? Se questi testi fossero persone, se queste pagine eccezionali avessero volti, dimensioni, una voce, un sorriso, un profumo, non passeremmo il resto della vita a morderci la mani per averli lasciati scappare via? Perché condannarci a conservarne solo una traccia che sbiadirà fino a essere solo il ricordo di una traccia...