E chi è questo pupo in vestina? | Ma è Adolfino, il figlio dei signori Hitler! | Diventerà forse un dottore in legge | o un tenore dell'opera di Vienna? | Di chi è questa manina, di chi, e gli occhietti, il nasino? | Di chi il pancino pieno di latte, ancora non si sa: | d'un tipografo, d'un mercante, d'un prete? | Dove andranno queste buffe gambette, dove? | Al giardinetto, a scuola, in ufficio, alle nozze | magari con la figlia del sindaco?
[I cavalli] Senza di loro, l'uomo vivrebbe ancora nelle caverne. E noi come li ripaghiamo? Facendone bistecche quando sono stanchi di galoppare. Lo stesso con le mucche che ci hanno nutrito del loro latte. Che barbarie! Guarda, mi piacciono tutti gli animali, a parte le zanzare. Ho qualche perplessità sul coccodrillo.
Il nostro organismo, come quello delle scimmie, è programmato proprio per il consumo di frutta, verdura e legumi. Una dieta priva di carne non ci indebolirebbe certamente: pensiamo alla potenza fisica del gorilla. E pensiamo al neonato, che nei primi mesi quadruplica il suo peso nutrendosi solo di latte. Non solo una dieta di frutta e verdura ci farebbe bene, ma servirebbe proprio a tenere lontane le malattie.
È stato ar fronte, sì, ma cor pensiero: | però te dà le spiegazioni esatte | de le battaje che nun ha mai fatto | come se ce fusse stato per davvero. Avressi da vedé come combatte | ne le trincee! Che guerriero! | Tre sere fa per prenne er Montenero | ha rovesciato er cuccomo del latte!
La donna ora è perfetta
Il suo corpo
morto ha il sorriso della compiutezza,
l'illusione di una necessità greca
fluisce nei volumi della sua toga,
i suoi piedi
nudi sembrano dire:
Siamo arrivati fin qui, è finita.
I bambini morti si sono acciambellati,
ciascuno, bianco serpente,
presso la sua piccola brocca di latte, ora vuota.
Lei li ha raccolti
di nuovo nel suo corpo come i petali
di una rosa si chiudono quando il giardino
s'irrigidisce e sanguinano i profumi
dalle dolci gole profonde del fiore notturno.
La luna, spettatrice nel suo cappuccio d'osso,
non ha motivo di essere triste.
È abituata a queste cose.
I suoi neri crepitano e tirano.
Ci sono delle coppie che comunicano. Altre coppie che non comunicano. Ci sono anche delle coppie che comunicano tramite i quotidiani, no? E uno apre la Repubblica, prima pagina, e legge: "Silvio ricordati di comprare il latte! Ci si vede a casa. Veronica". [...] E poi c'è la risposta. [...] Sul Corriere della sera: "Intero o parzialmente scremato? Un grosso bacio. Silvio".
Sei stanco è meglio così | meglio non vedere il camioncino | che il latte consegnerà | lui l'ambasciatore del mattino che sveglierà la città | e sarebbe bello se adesso a casa ci fossi tu | con un bacio dormi se no domani non ti alzi più.
[Su Il grande Lebowski] Jeff Bridges, l'attore che preferisco in assoluto, interpreta Jeffrey 'dude' Lebowski un hippie fannullone che, per un errato caso di omonimia, si lascerà coinvolgere in un giro losco fatto di rapimenti, riscatti, artisti esaltati e giocatori di bowling fuori di testa. Avrò visto questa comedy-crime cento volte. Sono stati i miei fratelli a farmela conoscere quando avevo, circa, sedici anni; è così che è nata la mia passione per il protagonista. Ci sono delle scene pazzesche, come quella di "Drugo" in vestaglia al supermarket, alle prese con il latte. La sequenza che, però, mi fa davvero contorcere dalle risate è quella in cui sorprende il socio, Walter (John Goodman), fare a pezzi la cabriolet rossa del proprietario sbagliato. Un film da manuale!
Esiste ancora probabilmente qualche manipolo di operai sindacalizzati a Brooklyn e nel Queens, che tracannano birra e se la ridono di chiunque frequenti una palestra o vada a chiedere un caffè in un locale che non sia la latteria dell'angolo, ma in generale la cultura yuppie si è tramutata nella cultura comune, se non nella realtà, quanto meno nelle intenzioni. I baccelli degli alieni hanno invaso il mondo. L'ideale della raffinatezza, la venerazione delle grandi marche e dei capi griffati, il culto della perfezione fisica attraverso ginnastica e chirurgia, vi sembrano forse le pittoresche abitudini di un clan ormai estinto?
Il mio tavolo è ingombro di fogli, bello da guardare a occhi semichiusi il delicato ingombro latteo di fogli ammucchiati, come un vecchio sogno di un'immagine di fogli, come fogli ammucchiati su un tavolo in un cartone animato, come una scena realistica di un vecchio film russo, e l'ombra gettata dal lume a petrolio ne taglia alcuni a metà.
Dunque, le seghe. Non ha senso per niente (che senso ha?) calarti giù i calzoni per cacare e poi, perché sei troppo pigro per rialzarti, o per fare altre mosse, metterti a mungere la mucca (con pensieri adeguati) e far schizzare il latte alla fine, col suo fremito dolce, all'acuto finale, farlo schizzare in giù, fra le cosce, quando la spinta in quell'attimo è invece all'insù, in avanti, in fuori, nello sforzo per far venire tutto quanto fuori, radunandolo lì da ogni canto dei lombi, e per spingerlo fuori pulsante fremente manichetto.
Non mi piace guardare indietro. Sono sempre costantemente alla ricerca di qualcosa avanti. Non sono quel genere di persona che si siede e piange sul latte versato. Sono troppo occupato a cercare la mia prossima mucca.
Il modo migliore per iniziare la giornata è affacciarsi dalla finestra della casa dei miei genitori ad Ascoli Piceno. Il paesaggio è straordinario e, per me che vivo a Milano tra cemento e palazzi, piuttosto insolito. Mi piace starmene tranquillo a osservare il fiume Tronto che scorre nel bosco. Subito dopo faccio colazione, sempre la stessa da anni e sempre a casa: un bicchiere di latte freddo con il Nesquik sciolto dentro e una ciambella. Non esco volentieri e nella mia città natale vengo soprattutto per ricaricare le batterie.
Forse sarebbe venuto il giorno che lei avrebbe capito chi era Bruno Lattes si disse poi, tornando a guardare davanti a sé, alla Mura degli Angeli ormai vicinissima, alta nella luce della sera. Ma questo giorno, se pure ci sarebbe mai stato, era certamente molto lontano, ancora.
[Explicit]
L'uomo è l'unica creatura che consuma senza produrre. Egli non dà latte, non fa uova, è troppo debole per tirare l'aratro, non può correre abbastanza velocemente per prendere conigli. E tuttavia è il re di tutti gli animali.
Dovevo avere sei anni, quando vissi intensamente un'immaginaria amicizia con una bambina della mia età più o meno. Sulla vetrata di quella che allora era la mia stanza, e che dava su Calle Allende, su uno dei primi vetri della finestra – ci alitavo sopra. E con un dito disegnavo una "porta". Per questa "porta" uscivo nella mia immaginazione, con grande gioia e in fretta, attraverso tutto lo spazio che si vedeva, fino a raggiungere una latteria di nome "Pinzón"... Attraverso la "O" di Pinzón entravo e scendevo fuori dal tempo nelle viscere della terra, dove la mia "amica immaginaria" mi aspettava sempre.
Sembra che i signori mariti, prendendo moglie, prendano una catena così pesante che, se si assentano per un momento, esse li riconducono presto alla ragione. Voi mi avete scritto, mammina, nella vostra lettera del 13, delle cose molto dolci ed amichevoli: io penso che i vostri occhi vorrebbero poter oltrepassare le cento leghe che ci separano e vedere un po' quel che è di me. A dire il vero, essi non vedrebbero granché: mi osserverebbero ora a lavorare un po', ora a sbadigliare al vento; vedrebbero che mi riscaldo a buon mercato e che per 13 franchi un brav'uomo, cui mi ha indirizzato uno dei miei amici, mi ha fornito legna da bruciare per quasi tutto l'inverno; vedrebbero poi che la mia testa non corre pericolo la notte, perché le ho trovato tre berretti di cotone e la faccio riposare su di un eccellente guanciale. Vedrebbero infine, quegli occhi materni, che ho finito il vostro vaso di marmellata, ma che mi godo il vostro cioccolato; che so fare a mio piacere cioccolato e caffellatte; che, in una parola, vi è motivo di sperare che con un po' di esperienza, potrei essere un buon caffettiere e crearmi in tal modo un'attività in proprio. Fare il caffettiere è una professione onorevole come un'altra e forse la più dolce poiché nessuno al mondo maneggia tanto zucchero!
[Alla madre, Parigi, 25 dicembre 1833]
"[...]In conclusione, lo sperma è un alimento sano ed io lo consiglio per la prima colazione di tutta la famiglia!" (versando su una fetta biscottata una sostanza, probabilmente latte condensato, e mangiandola con gusto). - Caro Daniele, mi è molto piaciuto lo sketch sulla composizione dello sperma. Ma cosa hai versato sulla fetta biscottata, invece?" "......invece?"
Lo scafo consunto e verdiccio
della vecchia feluca
riposa sul lido...
sembra la vela mozzata
che sogni ancora nel sole e nel mare.
Il mare ribolle e canta...
Il mare è un sogno sonoro
sotto il sole d'aprile.
Il mare ribolle e ride
con le onde turchine e spume di latte e argento,
il mare ribolle e ride
sotto il cielo turchino.
Il mare lattescente,
il mare rutilante,
che risa azzurre ride sulle sue cetre d'argento...
Ribolle e ride il mare!...
L'aria pare che dorma incantata
nella fulgida nebbia del sole bianchiccio.
Palpita il gabbiano nell'aria assopita , e al tardo
sonnolento volare, si spicca e si perde nella foschia del sole.