Non chiudete per me le vostre porte superbe biblioteche,
perché ciò che mancava su tutti i vostri scaffali pieni,
e di cui voi avevate più bisogno, vi porto,
dalla guerra emergendo, un libro ho fatto,
le parole in esso sono niente, l'impulso in esso ogni cosa,
un libro separato, non legato al resto né sentito
dall'intelletto,
ma voi non dette latenze vibrerete in ogni pagina.
Sono salito sul Vesuvio: la più grande fatica che abbia fatto in vita mia. La cosa diabolica è arrampicarsi sul cono di cenere. Forse entro un mese tutto ciò sarà cambiato. Il preteso eremita spesso un bandito, convertito o meno: buona idiozia scritta nel suo libro, firmata da Bigot de Preameneu. Occorrerebbero dieci pagine e il talento di Madame Radcliffe per descrivere la vista che si gode mentre si mangia la frittata preparata dall'eremita.
Nel teatro la parola è doppiamente glorificata: è scritta, come nelle pagine di Omero, ma è anche pronunciata, come avviene fra due persone al lavoro: non c'è niente di più bello.
Il futuro è un libro ancora da scrivere | di che cosa parli e per quante pagine | a nessuno è dato saperlo però vorrei | che questo foglio bianco raccontasse di noi.
Voglia il cielo che il lettore, imbaldanzito e diventato momentaneamente feroce come ciò che sta leggendo, trovi, senza disorientarsi, la sua via dirupata e selvatica attraverso gli acquitrini desolati di queste pagine oscure e venefiche; infatti, a meno a meno che non ponga nella lettura una logica rigorosa e una tensione dello spirito pari almeno alla sua diffidenza, le micidiali esalazioni di questo libro gl'imbeveranno l'anima, come l'acqua lo zucchero. Non è bene che tutti leggano le pagine che seguono; solo pochi potranno assaporare questo frutto amaro senza rischio.
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
Non credo che uno scrittore tragga veramente le persone dalla vita reale per trasferirle di peso nelle pagine di un libro. Non credo che si arrivi a conoscere così a fondo la gente per fare una cosa del genere. Penso che in definitiva posso descrivere come ti siedi, come muovi le mani, come ti vesti; ecco posso rubarti queste cose, ma quando si tratta di definire ciò che sta succedendo nella tua mente, dietro quegli occhiali, allora devo mettere a frutto la potenzialità del mio personaggio.
Dopo la caduta del muro di Berlino tutti si aspettavano la condanna del comunismo, ma il Papa non mancò di avanzare critiche anche al capitalismo, sostenendo che questo sistema avesse bisogno di una profonda riflessione etica. Rilette oggi, quelle pagine sembrano davvero una grande profezia.
Ci si mette a scrivere di lena, ma c'è un'ora in cui la penna non gratta che polveroso inchiostro, e non vi scorre più una goccia di vita, e la vita è tutta fuori, fuori dalla finestra, fuori di te, e ti sembra che mai più potrai rifugiarti nella pagina che scrivi, aprire un altro mondo, fare il salto. Forse è meglio così: forse quando scrivevi con gioia non era miracolo né grazia: era peccato, idolatria, superbia. Ne sono fuori, allora? No, scrivendo non mi sono cambiata in bene: ho solo consumato un po' d'ansiosa incosciente giovinezza. Che mi varranno queste pagine scontente? Il libro, il voto, non varrà più di quanto tu vali. Che ci si salvi l'anima scrivendo non è detto. Scrivi, scrivi, e già la tua anima è persa.
Spesso mi chiedono di girare per loro. Ma io dico di no credo che un vecchio come me non dovrebbe prendere le pagine lontano da giovani fotografi che hanno bisogno l'esposizione.
Le pagine culturali dei nostri quotidiani sono piene di articoli che suggeriscono ai giovani autori di non scegliere la via dell'impegno, di non immischiarsi nelle questioni politiche, per dedicarsi semplicemente alle belle arti.
Queste pagine non hanno affatto lo scopo né di far piacere, né d'istruire, né di risolvere con ponderatezza le più gravi questioni del mondo. Sarà questo un foglio stonato, urtante, spiacevole e personale. Sarà uno sfogo per nostro beneficio e per quelli che non sono del tutto rimbecilliti dagli odierni idealismi, riformismi, umanitarismi, cristianismi e moralismi.
È inganno tipografico, che una pagina abbia lo spessore esiguo su cui, su entrambi i lati, si stampa. Direi che la pagina comincia da quella esigua superficie in bianco e nero, ma si dilunga e si dilata e sprofonda, ed anche emerge e fa bitorzoli, e cola fuori dai margini.
Domani Le manderò le osservazioni che del resto saranno pochissime, per parecchie pagine niente, la ovvia verità della traduzione, se scrollo da me ciò che è ovvio, mi appare sempre stupefacente; quasi mai un malinteso, che poi non sarebbe gran cosa, ma sempre una comprensione energica e decisa. Non so però se i cechi non Le rinfacceranno la fedeltà, che è per me la cosa più amabile nella traduzione (e neanche per amor del racconto, ma per me); il mio senso della lingua ceca (anch'io ce l'ho a modo mio), è pienamente soddisfatto, ma estremamente prevenuto. In ogni caso, se qualcuno glielo dovesse rimproverare, cerchi di equilibrare la mortificazione con la gratitudine.
Ero nella mia casa di New York, quando cominciarono ad arrivare pagine e pagine dattiloscritte. Era la sceneggiatura di Eyes Wide Shut, accompagnata da "Thanks for accepting" e la firma di Stanley Kubrick. Non credevo ai miei occhi. Nessun contatto telefonico precedente, nessuna richiesta di provino, nient'altro che una proposta diretta e un ringraziamento anticipato. Anche se mi è capitato, da modella, di mostrarmi seminuda, come attrice non me la sentivo di espormi completamente nuda al pubblico e temevo, cominciando in modo così radicale, seppur con un genio come Kubrick, che in seguito non sarei più riuscita a scrollarmi di dosso un simile ruolo. Ho chiamato Kubrick per chiedergli se nella seconda scena potevo indossare qualcosa: lui ha rifiutato e alla fine ho rifiutato anch'io.
Il giorno dopo mi arriva in casa, direttamente dalle pagine di "O.P." di Mino Pecorelli, un funzionario del corpo diplomatico con in mano una siringa piena di un siero cremisi: - Si scopra una natica. - Mi scopro una natica. Io: Cristo! Una natica! Lui: Non le farò male. Se sente l'ago dica a. Io: A. Lui: Doveva dirlo con la bocca. Si rivesta.
E perché non imparare questi testi a memoria? In nome di che cosa non appropriarsi della letteratura? Forse perché non si fa più da tanto tempo? Vorremmo lasciare volar via pagine simili come foglie morte solo perché non è più stagione? È davvero auspicabile non trattenere simili incontri? Se questi testi fossero persone, se queste pagine eccezionali avessero volti, dimensioni, una voce, un sorriso, un profumo, non passeremmo il resto della vita a morderci la mani per averli lasciati scappare via? Perché condannarci a conservarne solo una traccia che sbiadirà fino a essere solo il ricordo di una traccia...
Scrivere è trascrivere. Anche quando inventa, uno scrittore trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso partecipe: senza certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe luci, certe ombre, certi paesaggi, certi momenti di felicità e disperazione, tante pagine non sarebbero nate. [dal discorso alla cerimonia di consegna del Premio Principe delle Asturie, 22 ottobre 2004]
Solo allora avevo compreso che si trattava di una storia di solitudini e che proprio per questo vi avevo cercato rifugio, fino a confonderla con la mia vita. Che mi sentivo come chi fugge nelle pagine di un romanzo perché gli oggetti del suo amore sono soltanto ombre che vivono nell'anima di uno sconosciuto.
[Su John Ruskin] Temperamento d'artista, impressionabile, eccitabile, volubile, ricco di sentimento dava tono drammatico e forma apparente di teoria, in pagine leggiadre ed entusiastiche ai suoi sogni e capricci.
Benché sposi un punto di vista imparziale, il punto di vista del vero naturalista, Marcel Proust fa del vizio un ritratto più biasimevole di ogni invettiva. Bolla a fuoco ciò di cui egli parla e rende servizio ai buoni costumi più efficacemente di quanto possano farei più stringenti trattati di morale. Egli ammette che certi casi di omosessualità siano guaribili. Se qualcosa può guarire un invertito è proprio la lettura di queste pagine dove attingerà il sentimento della sua propria riprovazione infinitamente più importante della riprovazione dell'autore.
Signor Presidente, signor giudice a latere, gentili signore e signori giudici popolari, ho partecipato con ogni diligenza a questo processo, perché ne va della mia vita, per così dire. Non dirò della mia vita futura; ma piuttosto della passata, più cara e vulnerabile. Nelle pagine che seguono vi affido alcune delle informazioni e degli argomenti che mi sono stati suggeriti dallo svolgimento del processo. Sono troppe pagine, e insieme troppo poche, per quello che vorrei dire. Inoltre, poiché cercano di rispondere alle argomentazioni finali delle varie accuse, sono affrettate e disordinate. Di questo mi vorrete scusare.