Se un pittore volesse dipingere il diavolo al naturale, potrebbe ispirarsi al suo aspetto. È grossa come una contadina, suda da far vomitare e se ne va in giro così scollata che sembra di leggervi a chiari note 'vi prego, guardate qua'. È vero che da vedere ce n'è abbastanza, tanto che si vorrebbe diventar ciechi. Ma [...] si è puniti a sufficienza se gli occhi hanno la sventura di volgersi da quella parte. [...] Così stomachevole, così sporca, così orrenda.
C'è un mistero che non lo so | quando ti vedo che cos'ho, | sento tremare lo stomaco, | qualcosa di profondo sai | mi fa andar fuori di testa, | fuori di me!
Allo svegliarvi la mattina consultate ciò che più si confà al vostro stomaco; se non lo sentite del tutto libero limitatevi ad una tazza di caffè nero, e se la fate precedere da mezzo bicchier dacqua frammista a caffè servirà meglio a sbarazzarvi dai residui di una imperfetta digestione.
Non vi fate schiavi del vostro stomaco [...] Se non avete nulla a rimproverarvi per istravizio, muovetegli guerra; combattetelo corpo a corpo per vedere di vincerlo; ma se poi assolutamente la natura si ribella ad un dato alimento, allora solo concedetegli la vittoria e smettete.
Non vi fate schiavi del vostro stomaco: questo viscere capriccioso, che si sdegna per poco, pare si diletti di tormentare specialmente coloro che mangiano più del bisogno, vizio comune di chi non è costretto dalla necessita al vitto frugale.
Non si dovrebbe ritornare al cibo altro che quando lo stomaco chiama con insistenza soccorso, e questo bisogno tanto più presto si farà imperioso se lo provocate con una passeggiata allaria libera oppure con qualche esercizio temperato e piacevole.
Frasi sullo stomaco
DiPellegrino Artusi
Nessun vecchio (fosse egli il più bigotto degli uomini) deve mangiar di magro. Anche Erasmo nei suoi ultimi anni aveva ottenuto la dispensa dal papa, perché egli diceva, di avere l'anima cattolica, ma lo stomaco protestante.
Aveva imparato a rispettare il baratro che lui aveva scavato tutto intorno a sé... anni prima aveva provato a saltarlo quel baratro e ci era cascata dentro... Ora si accontentava di sedersi sul ciglio con le gambe a penzoloni nel vuoto. La voce di Mattia non smuoveva più nulla nel suo stomaco, ma l'idea di lui era presente e lo sarebbe stata sempre, come l'unico vero termine di paragone per tutto quello che era venuto dopo.
Bisogna scrivere sotto la pelle. Bisogna che parole d'amore si fondano con i nervi, che frasi luminose ci illuminino l'encefalo come fuochi d'artificio, che storie d'avventura ci infettino il sistema nervoso e lo stomaco. In una università americana hanno insegnato a scrivere a un "macacus resusu", con le sue mani tozze e maldestre ha vergato con fatica su un foglio una sola parola: banana. Io ogni giorno scrivo banana. Io scrivo poco, perché scrivendo tanto sbaglio.
Non conosco nulla che vellichi così voluttuosamente lo stomaco e la testa quanto i vapori di quei piatti saporiti che vanno ad accarezzare la mente preparandola alla lussuria.
C'era una volta un contadino che aveva una figliuola. Egli andava a giornata; la figliuola filava stoppa o tesseva tela per conto delle vicine: così campavano la vita. Avvenne una gran siccità: nei campi non nacque un filo di erba; e non ci fu più da lavorare per nessuno dei due. Avevano un gruzzoletto, messo prudentemente da parte nel buon tempo, e per parecchi mesi poterono tirare innanzi, vivendo quasi a pane e acqua. Il padre sospirava pensando all'avvenire; ma la ragazza, gioviale anche nella miseria, canticchiava da mattina a sera, come quand'era al telaio e con la rocca al fianco e lo stomaco pieno.
Bisogna fare qualcosa perché il tennis sta perdendo pericolosamente popolarità. [...] Becker che annuncia il suo ultimo Wimbledon è stato come un pugno allo stomaco. È stato il personaggio più importante degli ultimi 12 anni. Sa che non può più vincere un Grande Slam, ma è anche usurato. Si gioca troppo, non c'è tempo per recuperare e allenarsi, ormai il tennista ha il fisico del giocatore di football.
Quanto poco cervello occorre per pigliare il pesce? Il corpo è piccolo. Che cosa sarà la testa e che cosa sarà poi il cervello? Quantità da negligersi! Quello ch'è la sventura del pesce che finisce in bocca del gabbiano sono quelle ali, quegli occhi, e lo stomaco, l'appetito formidabile per soddisfare il quale non è nulla quella caduta così dall'alto. Ma il cervello! Che cosa ci ha da fare il cervello col pigliar pesci?
Ci sono certe bizzarre circostanze in questa strana e caotica faccenda che chiamiamo vita, che un uomo prende l'intero universo per un'enorme burla in atto, sebbene non riesca a vederne troppo chiaramente l'arguzia, e sospetti anzichenò che la burla non sia alle spalle di altri che le sue. Egli ingolla tutti gli avvenimenti, [...] non importa quanto indigeribili, come uno struzzo dallo stomaco robusto inghiotte pallottole e pietre focaie. E quanto alle piccole difficoltà e afflizioni, le prospettive d'improvvisa rovina, di pericolo della vita o del corpo, tutto questo, e perfino la morte, gli sembrano ingegnosi e amichevoli colpi, allegre spunzonature nei fianchi, somministrati dall'invisibile e inspiegabile vecchio mattacchione.
Lo si schiaccia dolcemente tra lingua e palato; lentamente fresco e delizioso, comincia a fondersi: bagna il palato molle, sfiora le tonsille, penetra nellesofago accogliente e infine si depone nello stomaco che ride di folle contentezza.
Mi stupisco, quando vedo gente giovane mangiare carne. Mi sembra talmente cosa d'altre epoche! La gioventù carnivora non è coi tempi, ha uno stomaco da secolo XIX, che carnivorizzò l'Europa.
Dati i prezzi del mercato delle carni, una famiglia volontariamente vegetariana galleggia meglio, può spendere in raffinatezze quel che risparmia in pezzi di cadavere, ha un bilancio meno pesante e lo stomaco meno guasto.
Sarò un sentimentale, certo ci vuole il pelo sullo stomaco per fare i politici. Bisogna essere grossieri, bisogna andare a piedi giunti. Però attento un po' a fare il prete col prete. Un vecchio proverbio delle mie parti dice: "chi fa il prete col prete diventa monaca, cioè lo prende in quel posto".
Alberi si drizzano ai lati della strada, mi corrono accanto e il buio se li inghiotte, alla radio un rock arrabbiato come un pugno allo stomaco che mi stringe nella notte.
C'era odore di pane nell'aria, caldo e croccante, così intenso che copriva il sapore salato della brezza fresca che soffiava dal mare. Lo stomaco di Piscitello gorgogliò così forte che uno dei due cani che teneva al guinzaglio voltò la testa sul collare, guardandolo con quegli occhi rotondi e lucidi, da bambola, e un angolo di lingua rosa tra i denti appuntiti.
Che bestie stupide, pensò Piscitello, e che abitudine idiota quella di portarle fuori all'alba, tutti i giorni, a fare i bisognini, come diceva la moglie del comandante, donna stupida anche lei come i suoi cani, con gli stessi occhi lucidi e rotondi. Che però restava a letto, la mattina.
Al Pacino è un uomo che sprigiona così tanta forza che dopo ogni ripresa con lui avevo un nodo allo stomaco. È così bravo che in una scena ho avuto persino paura che stesse per uccidermi davvero. È stato assurdo.