Oggi io penso che, se non altro per il fatto che Auschwitz è esistito, nessuno dovrebbe ai nostri giorni parlare di Provvidenza: ma è certo che in quell'ora il ricordo dei salvamenti biblici nelle avversità estreme passò come un vento per tutti gli animi.
Tra vent'anni sarai più infastidito dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.
Poi che spiegat'ho l'ali al bel desio, | Quanto piú sott'il piè l'aria mi scorgo, | Piú le veloci penne al vento porgo, | E spreggio il mondo, e vers'il ciel m'invio. | Né del figliuol di Dedalo il fin rio | Fa che giú pieghi, anzi via piú risorgo. | Ch'i' cadrò morto a terra, ben m'accorgo, | Ma qual vita pareggia al morir mio?
Un libro di poesie | è un autunno morto: | i versi son le foglie | nere sulla bianca terra, |e la voce che li legge | è il soffio del vento | che li affonda nei cuori | intime distanze.
Parlo della bellezza. Non ci si mette a discutere su un vento d'aprile. Quando lo si incontra ci si sente rianimati. Ci si sente rianimai quando si incontra in Platone un pensiero che corre veloce, o un bel profilo di una statua.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l'anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c'è verità, lì c'è dolcezza, lì c'è sensibilità, lì c'è ancora amore.