Il soldato russo si arrampicava nervosamente su per il fianco accidentato della collina, imbracciando il fucile. Lanciava occhiate intorno, umettandosi le labbra inaridite, teso in volto. Di tanto in tanto sollevava una mano guantata e si asciugava il sudore dal collo, sollevando il colletto della camicia.
Noi ci battiamo per il bene di tutti, anche per quello di Silvio Berlusconi: perché un vecchio di 73 anni si deve rilassare... non deve vivere con l'angoscia del sudore che gli scioglie il fard.
O palombaro per sempre sotto la sua campana!
Tutto un mare di vetro eternamente caldo!
Tutta una vita immobile dai lenti pendoli verdi!
E tanti esseri strani attraverso le pareti!
E ogni contatto per sempre vietato!
Mentre c'è tanta vita nell'acqua chiara di fuori!
Attenzione! L'ombra dei grandi velieri passa sulle dalie delle foreste sottomarine;
E io sono per un attimo all'ombra delle balene che migrano verso il polo!
In questo momento, gli altri scaricano, forse, vascelli pieni di neve nel porto!
C'era ancora un ghiacciaio in mezzo alle praterie di Luglio!
Nuotano all'indietro nell'acqua verde dell'ansa!
Entrano a mezzogiorno in grotte oscure!
E le brezze del largo ventilano le terrazze!
Attenzione! Ecco le lingue di fiamma del Gulf-Stream!
Allontanate i loro baci dalle pareti della noia!
Non hanno più messo neve sulla fronte dei febbricitanti;
I malati hanno acceso un fuoco di gioia,
E gettano a piene mani i gigli verdi nelle fiamme!
Appoggiate la vostra fronte alle pareti meno calde,
Aspettando la luna al vertice della campana,
E chiudete bene i vostri occhi alle foreste di pendoli blu e di albumine violette, restando sordi alle suggestioni dell'acqua tiepida.
Asciugate i vostri desideri deboli di sudore;
Per prima cosa andate da quelli che stanno per svenire:
Hanno l'aria di celebrare una festa nuziale in una cava;
Hanno l'aria di sotterrare a mezzogiorno, in un corridoio rischiarato da lampade in fondo a un sotterraneo;
Attraversano, in corteo di festa, un paesaggio simile ad un'infanzia d'orfano.
Andate poi da quelli che stanno per morire.
Arrivano come vergini che hanno fatto una lunga passeggiata al sole, un giorno di digiuno;
Sono pallidi come malati che ascoltano piovere placidamente sui giardini dell'ospedale;
Hanno l'aspetto di sopravvissuti che pranzano sul campo di battaglia.
Sono simili a prigionieri che non ignorano che tutte le sentinelle si bagnano nel fiume,
E che ascoltano falciare l'erba nel giardino della prigione.
Oggi Tury mi ha detto: "Minchia, Sabbry, ma ci hai sempre le mani sudate! Quando ci camminiamo mano nella mano mi sembra di portare a spasso un capitone!
La contraddizione definisce Palermo. Pena antica e dolore nuovo, le pietre dei falansteri impastate di sangue ma anche di sudore onesto. La Mafia che distribuisce equamente lavoro e morte, soperchierìa e protezione.
Io conosco il canto dell'Africa, della giraffa e della luna nuova africana distesa sul suo dorso. Degli aratori nei campi e delle facce sudate delle raccoglitrici di caffè... Ma l'Africa conosce il mio canto?
Voi lavorate per assecondare il ritmo della terra e l'anima della terra.
Poiché oziare è estraniarsi dalle stagioni e uscire dal corso della vita, che avanza in solenne e fiera sottomissione verso l'infinito.
Quando lavorate siete un flauto attraverso il quale il sussurro del tempo si trasforma in musica. Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e muta quando tutte le altre cantano all'unisono?
Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra, che vi fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche, voi amate in verità la vita.
E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.
Ma se nella vostra pena voi dite che nascere è dolore e il peso della carne una maledizione scritta sulla fronte, allora vi rispondo : tranne il sudore della fronte niente laverà ciò che vi è stato scritto.
Vi è stato detto che la vita è tenebre e nella vostra stanchezza voi fate eco a ciò che è stato detto dagli esausti.
E io vi dico che in verità la vita è tenebre fuorché quando è slancio,
E ogni slancio è cieco fuorché quando è sapere,
E ogni sapere è vano fuorché quando è lavoro,
E ogni lavoro è vuoto fuorché quando è amore;
E quando lavorate con amore voi stabilite un vincolo con voi stessi, con gli altri e con Dio.
E cos'è lavorare con amore?
È tessere un abito con i fili del cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato.
È costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
È spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia, come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
È diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.
Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra, è più nobile di chi ara la terra.
E chi afferra l'arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana, è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi.
Ma io vi dico, non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno, il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d'erba;
E che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal proprio amore.
Il lavoro è amore rivelato.
E se non riuscite a lavorare con amore, ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti alla porta del tempio, accettare l'elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro, che non potrà sfamare l'uomo del tutto.
E se spremete l'uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
E anche se cantate come angeli, ma non amate il canto, renderete l'uomo sordo alle voci del giorno e della notte.
Uno dei modi di dire più triti e ritriti di Gregory Powell era quello secondo cui agitarsi non serve a niente. Fu per questo che Powell si accigliò quando Mike Donovan balzò giù dalla scaletta e gli corse incontro con i capelli rossi intrisi di sudore.
Cosa c'è? gli domandò Powell. Ti sei rotto un'unghia?
Come no! ringhiò Donovan, febbrile. Ma cosa te ne sei stato a fare per tutto il giorno nei sottolivelli? Riprese fiato e boccheggiò: Speedy non è tornato.
Powell stava inerpicandosi per la scaletta: per un attimo i suoi occhi si dilatarono, poi si riprese e ricominciò a salire.
Al povero giurisdicente, che coll'acume della paura intendeva meravigliosamente tutti questi discorsi, i sudori freddi venivano giù per le tempie, come gli sgoccioli d'una torcia in un giorno di processione. Il dover rispondere, il non voler dire né sì né no, era tal tormento per lui che avrebbe preferito di cedere tutti i suoi diritti giurisdizionali per esserne liberato.
[...] nun è vvero mica | Che ppe ubbidí cce vò ttanta pazienza. | È un gran riposo all'omo l'ubbidienza; | E ppe cquesto in ner monno è ccusí antica. | Ma ssentite, ch'Iddio ve bbenedica, | Che bbella verità: er Zovrano penza, | E er zúddito esiguissce; e in conzeguenza | Oggnuno fa ppe ssé mmezza fatica. | [...] Un essempio e ffinisco. Ar teatrino | Chi la sostiè la parte ppiú ssudata? | Dite, er burattinaro o er burattino?
[da L'ubbidienza]
Florentino Ariza rimaneva esausto, incompleto, a galleggiare nella pozza di sudore di entrambi, ma con l'impressione di non essere che uno strumento per godere.
Eran le cinque in punto della sera.
Un bambino portò il lenzuolo bianco
alle cinque della sera.
Una sporta di calce già pronta
alle cinque della sera.
Il resto era morte e solo morte
alle cinque della sera.
Il vento portò via i cotoni
alle cinque della sera.
E l'ossido seminò cristallo e nichel
alle cinque della sera.
Già combatton la colomba e il leopardo
alle cinque della sera.
E una coscia con un corno desolato
alle cinque della sera.
Cominciarono i suoni di bordone
alle cinque della sera.
Le campane d'arsenico e il fumo
alle cinque della sera.
Negli angoli gruppi di silenzio
alle cinque della sera.
Solo il toro ha il cuore in alto!
alle cinque della sera.
Quando venne il sudore di neve
alle cinque della sera.
quando l'arena si coperse di iodio
alle cinque della sera.
la morte pose le uova nella ferita
alle cinque della sera.
Alle cinque della sera.
Alle cinque in punto della sera.
Una bara con ruote è il letto
alle cinque della sera.
Ossa e flauti suonano nelle sue orecchie
alle cinque della sera.
Il toro già mugghiava dalla fronte
alle cinque della sera.
La stanza s'iridava d'agonia
alle cinque della sera.
Da lontano già viene la cancrena
alle cinque della sera.
Tromba di giglio per i verdi inguini
alle cinque della sera.
Le ferite bruciavan come soli
alle cinque della sera.
E la folla rompeva le finestre
alle cinque della sera.
Alle cinque della sera.
Ah, che terribili cinque della sera!
Eran le cinque a tutti gli orologi!
Eran le cinque in ombra della sera!
Unisci la rossa tua bocca alla mia,
o Estrella gitana!
Sotto l'ora solare del mezzogiorno
morderò la Mela.
Fra i verdi ulivi della collina
c'è una torre moresca,
colore della tua carne agreste
che sa di miele e d'aurora.
Mi offri nel tuo corpo ardente
il divino nutrimento
che dà fiori al ruscello quieto
e stelle al vento.
Come ti donasti a me, luce bruna?
perché mi desti pieni
d'amore il sesso di giglio
e la sonorità dei tuoi seni?
Fu per la mia tristezza?
(Oh, miei goffi passi!)
Forse destò pietà in te
la mia vita spenta di canti?
Perché non hai preferito ai miei lamenti
le cosce sudate
di un San Cristoforo contadino
pesanti in amore e belle?
Danaide del piacere sei con me.
Femminile Silvano.
I tuoi baci odorano come il grano
secco dall'estate.
Oscurami la vista col tuo canto.
Sciogli la tua chioma
dispiegata e solenne come un manto
d'ombra sopra i prati.
Dipingi con la bocca insanguinata
un cielo d'amore,
su un fondo di carne, la stella
violetta del dolore.
Prigioniero è il mio cavallo Andaluso
dei tuoi occhi aperti,
e volerà desolato e assorto
quando li vedrà morti.
Se tu non m'amassi t'amerei
per il tuo sguardo cupo
come l'allodola ama il giorno nuovo
per la rugiada.
Unisci la rossa tua bocca alla mia,
o Estrella gitana!
Lasciami sotto il giorno chiaro
consumare la mela.
Vostro Onore, sei un figlio di troia, | mi sveglio ancora e mi sveglio sudato, | ora aspettami fuori dal sogno | ci vedremo davvero | io ricomincio da capo.
Questi ceppi che han portato | perché il mio sudore | li trasformi nell'immagine | di tre dolori, | vedran lacrime di Dimaco | e di Tito al ciglio | il più grande che tu guardi | abbraccerà tuo figlio.
Frasi sul sudore
DiFabrizio De André
Per cominciare, le tappe non bruciare | Il momento è cruciale, se vuoi ti puoi lanciare | Il sudore fa gocciare, lei ti vorrà baciare | Ma non torni più indietro una volta commerciale.
La scrittura automatica è indegna come letteratura, interessante che possa essere per lo psicologo e il patologo... La mia facilità, come la chiamano, è in realtà un lavoro tremendamente duro. Scrivo alla velocità di due versi l'ora. Ho scritto centinaia di poesie e ognuna mi è costata ore e ore di dolore, sudore e tortura cerebrale.
Questo mondo in armi non sta solo spendendo denaro. Sta spendendo il sudore dei suoi operai, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi giovani. Questo non è un modo di vivere che abbia un qualsiasi senso.
Il guaio vero, purtroppo, è che l'Italia è piena di berlusconiani con il paraocchi. Non vogliono sentire ragioni: tu gli ricordi Mills, All Iberian, Previti, Dell'Utri, falso in bilancio, leggi ad personam, le pressioni sulla RAI, e loro: "Come fai a dire che è un mascalzone?" Come faccio a dirlo? Per lo stesso motivo per cui, se incontro per la strada di notte un tizio sudaticcio con in mano un coltellaccio insanguinato, la prima cosa che penso non è: "Toh, un cuoco!"
La voce femminile si diffonde dall'altoparlante, leggera e piena di promesse come un velo da sposa. - Il signor Malaussène è desiderato all'Ufficio Reclami. Una voce velata, come se le foto di Hamilton si mettessero a parlare. Eppure, colgo un leggero sorriso dietro la nebbia di Miss Hamilton. Niente affatto tenero, il sorriso. Bene, vado. Arriverò probabilmente la settimana prossima. È il 24 dicembre, sono le 16 e 15, il Grande Magazzino è strapieno. Una fitta folla di clienti gravati dai regali ostruisce i passaggi. Un ghiacciaio che cola impercettibilmente, in un cupo nervosismo. Sorrisi contratti, sudore lucente, ingiurie sorde, sguardi pieni d'odio, urla terrorizzate di bambini acciuffati da Babbi Natale idrofili. - Non aver paura, tesoro, è Babbo Natale! Rapidi flash.