Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore. Vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro.
Sono in molti a pensare che l'Europa (così come la conosciamo oggi) abbia i giorni contati. Bassam Tibi, un immigrato siriano, tra i più autorevoli rappresentanti dell'islamismo dialogante in Germania, ha dichiarato sul "Welt am Sonntag" che "il problema non è se la maggioranza degli europei diventa musulmana, ma piuttosto quale forma di Islam è destinata a dominare in Europa: l'Islam della sharia o l'euroislam".
Molti anni fa la mia firma capitò (me colpevole) in calce a uno di questi manifesti; nelle intenzioni dei promotori e mia quell'appello avrebbe dovuto essere a favore della libertà di stampa; ma, per una riprovevole ambiguità della formulazione, pareva che quel testo difendesse la lotta armata e incitasse al linciaggio di Luigi Calabresi. Poco dopo il commissario fu ucciso e io, a distanza di trent'anni, provo ancora vergogna per quella coincidenza. Come, credo (o quantomeno mi auguro), tutti coloro il cui nome comparve in fondo a quel foglio. (dal Corriere della sera, 3 luglio 2002)
[Carlo Maria Martini è] Un grande guardiano di confine.
Frasi sul miele
DiPaolo Mieli
Quella del Papa polacco è stata una Chiesa che ha dato un apporto fondamentale al processo da cui è uscito in frantumi l'impero sovietico ma ad un tempo non si è poi messa in alcun modo "al servizio" o più semplicemente al traino dei vincitori della guerra fredda, gli Stati Uniti d'America.
Frasi sul miele
DiPaolo Mieli
Karol Wojtyla è stato il Papa del dialogo interreligioso, della mano tesa al mondo ebraico e musulmano, del riconoscimento dei torti della propria parte. Qualcosa a ben pensarci di davvero atipico, unico nella Storia universale.
Frasi sul miele
DiPaolo Mieli
Va riconosciuto che al cospetto di Karol Wojtyla persino il mondo dei non cattolici è stato obbligato, eccezion fatta per qualche residuo, a mettere in soffitta toni, argomenti e stilemi del tradizionale anticlericalismo e anzi ad emendarsi non senza qualche fatica e sofferenza da essi.
La difesa della libertà di stampa significa salvare per le future generazioni il lascito immenso della lettura, da cui dipende tutta intera la trasmissione del patrimonio culturale della nostra civiltà e la possibilità che continui ad esistere un valido sistema di istruzione.
Perché civile, esser civile, vuol dire proprio questo: dentro, neri come corvi; fuori, bianchi come colombi; in corpo fiele; in bocca miele. (da L'uomo, la bestia e la virtù)
[Su Enzo Biagi] Quando gli hanno negato la cattedra epistolare di Indro Montanelli al 'Corriere della Sera', preferendogli Paolo Mieli che rompe meno le palle di uno il cui orizzonte sono le solite mille camere in cui guardava la Storia in cammino, lasciandosi a sua volta guardare da Lei, Biagi non ha dato di cretino a Ferruccio de Bortoli, direttore del giornale di via Solferino, e tanto meno a Cesare Romiti, il suo editore, quello che gli passa la mesata come succede a noi tutti e che mette i capitali per produrre e diffondere la tribuna dei suoi ricordi. Ha solo contrattato un altro posto in palinsesto, chiedendo che le sue coloriture strettamente personali, e strettamente provinciali, finissero la domenica in prima pagina. Con giubilo suo superiore a quello dei lettori, forse. Anche l'orario della sua rubrichina è tutt'altro che suo. È nostro, perché paghiamo. E di chi amministra la Rai per volontà del Parlamento (fatto surreale, perché la Rai andrebbe privatizzata e lì vedremmo se davvero un Murdoch lascerebbe per 41 anni al suo posto l'omino in bianco che lava più bianco). Oltre tutto quello spazio in palinsesto è di Berlusconi, come al solito e come tutto ormai in Italia, perché è sulla sua rete ammiraglia, Canale 5, che andò in onda prima del Fatto il programma d'informazione Radio Londra, in quello stesso identico orario, ma preceduto non dal primo telegiornale italiano bensì dal quiz Tra moglie e marito. Anche il segnale orario del rubrichista-martire, le cui opinioni sono come scrive Francesco Merlo 'indifferenti', è dunque copiato. Altro che suo. Biagi lo difendiamo e lo difenderemo se qualcuno lo vuole cacciare perché gli sta antipatico il governo, ma se si caccia da solo per cupidigia di eroismo, dopo 41 anni in cui di cupidigie se ne è levate tante, con tutti i regimi, allora sono affaracci suoi... È Biagi che si caccia da solo per biechi interessi di bottega".
Il mio cuore come una serpe
si è spogliato della sua pelle
e la tengo fra le mie dita
piena di ferite e di miele.
I pensieri annidati
nelle tue rughe, dove sono?
Dove le rose che profumavano
di Gesucristo e di Satana?
Povero involucro che opprimevi
la mia stella fantastica!
Grigia pergamena indolenzita
di ciò che volli e ora non amo più.
Vedo in te embrioni di scienze,
mummie di versi e scheletri
di antiche mie innocenze
e di miei romantici segreti.
Ti appenderò ai muri
del mio museo sentimentale,
vicino ai gelidi e oscuri
gigli dormienti del muio male?
O ti metterò sopra I pini
-libro dolente del mio amore-
perché tu conosca I trilli
dell'usignolo all'alba?
Unisci la rossa tua bocca alla mia,
o Estrella gitana!
Sotto l'ora solare del mezzogiorno
morderò la Mela.
Fra i verdi ulivi della collina
c'è una torre moresca,
colore della tua carne agreste
che sa di miele e d'aurora.
Mi offri nel tuo corpo ardente
il divino nutrimento
che dà fiori al ruscello quieto
e stelle al vento.
Come ti donasti a me, luce bruna?
perché mi desti pieni
d'amore il sesso di giglio
e la sonorità dei tuoi seni?
Fu per la mia tristezza?
(Oh, miei goffi passi!)
Forse destò pietà in te
la mia vita spenta di canti?
Perché non hai preferito ai miei lamenti
le cosce sudate
di un San Cristoforo contadino
pesanti in amore e belle?
Danaide del piacere sei con me.
Femminile Silvano.
I tuoi baci odorano come il grano
secco dall'estate.
Oscurami la vista col tuo canto.
Sciogli la tua chioma
dispiegata e solenne come un manto
d'ombra sopra i prati.
Dipingi con la bocca insanguinata
un cielo d'amore,
su un fondo di carne, la stella
violetta del dolore.
Prigioniero è il mio cavallo Andaluso
dei tuoi occhi aperti,
e volerà desolato e assorto
quando li vedrà morti.
Se tu non m'amassi t'amerei
per il tuo sguardo cupo
come l'allodola ama il giorno nuovo
per la rugiada.
Unisci la rossa tua bocca alla mia,
o Estrella gitana!
Lasciami sotto il giorno chiaro
consumare la mela.
Vorrei lasciare in questo libro
tutto il mio cuore.
Questo libro che ha visto
con me i paesaggi
e vissuto ore sante.
Che pena quei libri
che ci riempiono le mani
di rose e di stelle
e lentamente passano!
Che tristezza profonda
lasciare i pannelli
di pene e dolori
che un cuore porta!
Veder passare gli spettri
di vite, che si cancellano,
vedere l'uomo nudo
in Pegasi senz'ali,
veder la vita e la morte,
la sintesi del mondo
che in spazi profondi
si guardano e ci abbracciano.
Un libro di poesie
è un autunno morto:
i versi son le foglie
nere sulla bianca terra,
e la voce che li legge
è il soffio del vento
che li affonda nei cuori
- intime distanze -
Il poeta è un albero
con frutti di tristezza
e con foglie secche
per pianger ciò che ama.
Il poeta è il medium
della Natura
che spiega la sua grandezza
con delle parole.
Il poeta capisce
tutto l'incomprensibile,
e chiama amiche
cose che si odiano.
Sa che i sentieri
sono tutti impossibili
e per questo la notte
li percorre con calma.
Nei libri di versi,
fra rose di sangue,
passano le tristi
e eterne carovane
che lasciano il poeta,
quando piange la sera,
circondato e stretto
dai suoi fantasmi
Poesia è amarezza
celeste miele che sgorga
da un invisibile favo
che fabbricano i cuori.
Poesia è l'impossibile
fatto possibile. Arpa
che invece di corde
ha cuori e fiamme.
Poesia è la vita
che attraversiamo in ansia
aspettando colui che porta
la nostra barca senza rotta.
Dolci libri di versi
sono gli astri che passano
nel muto silenzio
verso il regno del Nulla,
scrivendo nel cielo
strofe d'argento.
Oh! che pene profonde
e mai riparate,
le voci dolenti
che cantano i poeti!
Vorrei in questo libro
lasciar tutto il mio cuore.
Cantiamo amore e ozio,
Non altro bene è al mondo
Che valga la conquista.
Sebbene numerose
Terre abbia corso e mari,
Non altro è nella vita.
Meglio a me sa il mio miele,
Sebbene di dolore
Ne muoiano le rose,
Che in Ungheria gran gesta
Compiere, che sorpassino
Dogni uomo la credenza.
Passeggiando per santa Lucia, lungo i parapetti del mare di Posillipo, nel tepore profumato dell'aria notturna gonfia di serenate che salgono da oscuri gruppi di mandolinisti alle finestre banali e felici degli Excelsior e dei Bristol, ho voluto simulare ironicamente, a braccetto con Lina, la luna di miele delle basse letterature e delle cartoline illustrate.
La poesia quasi sempre è stata l'arte che non può convertirsi in attività unica, in professione. [...] un uomo consacrato alla poesia a me pare che non sará mai un poeta. Perché il poeta non otterrà mai la poesia dalla poesia stessa. Creare è ottenere una cosa da un'altra, convertire una cosa in altra, e la materia sopra la quale si opera non può essere l'opera stessa. Così, un'ape consacrata al miele e non ai fiori sará piùttosto un parassita, e un uomo consacrado alla poesia e non alle mille realtà della sua vita, sará il più grave nemico delle muse.