Dire che un delitto è opera di una società, il risultato matematico di taluni "fattori ambientali", è una di quelle offese che il nostro tempo rivolge continuamente alla libertà individuale e alla libertà in genere.
E te pur, dolce amico, e te pur prende | Del mio soffrir pietade; ed in me fitto | Lo sguardo, mostri che il dòlor ti fende | Di che misero io porto il coi- trafitto. | Né la virtù che agli altrui mali intende, | In te si spense al meditar lo scritto | Del fiero vate che in sentenze orrende | Di Farsaglia cantò l'alto delitto.
[da Al sig. conte Francesco Cassi]
Fatto che si abbia il male, bisogna farlo tutto quanto. È da pazzi sperare di fermarsi ad un punto qualunque del mostruoso! Il delitto spinto agli estremi ha deliri di gioia.
Ah, che delitto enorme è cacciare visceri nei visceri, ingrassare il corpo ingordo stipandovi dentro un altro corpo, vivere della morte di un altro essere vivente!
Le leggi razziali furono provvidenziali per me, ma anche per gli altri: costituirono la dimostrazione per assurdo della stupidità del fascismo. Si era ormai dimenticato il volto criminale del fascismo (quello del delitto Matteotti per intenderci); rimaneva da vederne quello sciocco.
Esiste un contagio del male: chi è non-uomo disumanizza gli altri, ogni delitto si irradia, si trapianta intorno a sé, corrompe le coscienze e si circonda di complici sottratti con la paura o la seduzione al campo avverso.
Fintanto che l'uomo continuerà a distruggere gli esseri viventi inferiori, non conoscerà mai né la salute né la pace. Fintanto che massacreranno gli animali, gli uomini si uccideranno tra di loro. Perché chi semina delitto e dolore non può mietere gioia e amore.
I rapporti con gli animali sono proibiti, il macello degli animali è permesso. Ma nessuno ha ancora riflettuto sul fatto che potrebbe trattarsi di un delitto sessuale?
Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri.
Abele e Caino s'incontrarono dopo la morte di Abele. Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano, perché erano ambedue molto alti. I fratelli sedettero in terra, accesero un fuoco e mangiarono. Tacevano, come fa la gente stanca quando declina il giorno. Nel cielo spuntava qualche stella, che non aveva ancora ricevuto il suo nome. Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca chiese che gli fosse perdonato il suo delitto. Abele rispose: "Tu hai ucciso me, o io ho ucciso te? Non ricordo più: stiamo qui insieme come prima". "Ora so che mi hai perdonato davvero" disse Caino "perché dimenticare è perdonare. Anch'io cercherò di scordare". Abele disse lentamente: "È così. Finché dura il rimorso dura la colpa".
Forse, non tanto per il suo crimine vogliamo punire quest'uomo, quanto per il turbamento in cui ci mette differendo da noi soltanto per il suo delitto.
Non è un delitto essere il migliore vedere dove gli altri non san vedere fiutare il vento come un animale e avere un'anima senza frontiere. Non è un delitto essere sicuri là dove gli altri possono sbagliare aver ragione sempre, che ci vuoi fare non è un delitto essere il migliore non è un delitto, no.
[da Non è un delitto]
I delitti sono proporzionali alla purezza della coscienza, e quello che per certi cuori è appena un errore, per alcune anime assume le proporzioni di un delitto.
Quella sera a Milano era caldo | Calabresi nervoso fumava. | "Tu Lograno apri un po' la finestra". | Ad un tratto Pinelli cascò. | "Poche storie, confessa, Pinelli, | c'è Valpreda che ha già parlato. | È l'autore di questo attentato | ed il complice è certo sei tu". | "Impossibile grida Pinelli | un compagno non può averlo fatto. | E l'autore di questo delitto | tra i padroni bisogna cercar". | "Stai attento indiziato Pinelli. | Questa stanza è già piena di fumo. | Se tu insisti apriam la finestra: | quattro piani son duri da far". | Calabresi e tu Guida assassini | se un compagno avete ammazzato | questa lotta non avete fermato | la vendetta più dura sarà.
["La ballata del Pinelli", 45 giri pubblicato da Lotta Continua]
Colui che può negare Dio davanti ad una notte stellata, davanti alla sepoltura de' suoi più cari, davanti al martirio, è grandemente infelice o grandemente colpevole. Il primo ateo fu senz'alcun dubbio un uomo che avea celato un delitto agli altri uomini e cercava, negando Dio, liberarsi dell'unico testimonio a cui non poteva celarlo e soffocare il rimorso che lo tormentava.
L'incendiario è l'ateo che non ha saputo trovar Dio in se stesso e che lo cerca, per la via del delitto, nel simbolo fisico ed esteriore. Forsennato a somiglianza del mistico, di cui è l'antitesi, e non potendo incendiar d'amore l'anima sua per ricongiungerla al fuoco supremo, egli dà fuoco alle cose consumabili e gode in cuor suo nel contemplare le fiamme nate dalla sua vendetta. E come tutti gl'idolatri adora l'apparenza e non la sostanza d'Iddio.