"Sì, di certo, se domani farà bel tempo," disse la signora Ramsay. "Ma bisognerà che ti levi al canto del gallo," soggiunse.
Queste parole procurarono al suo bambino una gioia immensa, come se la gita dovesse effettuarsi senz'altro, come se il prodigio che a lui sembrava d'aver atteso per anni e anni, fosse ormai, alla distanza d'una notte nel buio e d'una giornata sul mare, quasi a portata di mano. Giacomo Ramsay, all'età di sei anni, apparteneva di già a quella vasta categoria di gente che non può tener distinte le proprie emozioni, ma lascia che i lieti o mesti presagi del futuro annebbino quanto va realmente accadendo.
E dopo il bagliore del fulmine, il buio della notte profonda, la quiete non quieta del troppo: troppo vedere, troppo soffrire, troppo sapere. Non quiete del sonno, ma della breve morte: quando il dolore è eccessivo, bisogna morire un po' per andare avanti.
Il buio. Maledetto buio. Aveva l'impressione di esserci sepolto vivo. Murato. Mancava un secolo all'alba. Molti non l'avrebbero vista. Non avrebbero più visto il sole, sepolti per sempre nel buio. Per loro restava la cantilena monotona del prete, la cui voce avrebbe risuonato attutita ma percepibile sotto due metri di oscurità. E, al di sopra, c'erano i dolenti, che piangevano, singhiozzavano ma erano vivi. Erano ansiosi di uscire dalla chiesa nel caldo sole di maggio. E poi il sussurrante coro degli insetti e dei vermi che strisciando si aprivano la strada nella terra per recarsi al banchetto.
L'amore è solo cosmico: niente ragionamenti. Eros non voleva il giudizio di Psiche, il Dio supremo della vita. Non poteva essere annientato dai luoghi comuni. Il buio è il suo e il nostro compagno di viaggio.
Ogni uomo deve decidere se camminerà nella luce dell'altruismo creativo o nel buio dell'egoismo distruttivo. Questa è la decisione. La più insistente ed urgente domanda della vita è: "Che cosa fate voi per gli altri?... Ignorare il male equivale ad esserne complici.
Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,/ Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,/ Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,/ Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra/ Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende./ Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,/ Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,/ Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.
Il tempo era calmo e bellissimo: la lava splendeva contro il suolo buio come un'immensa costellazione, e la luna diffondeva più luce che al Nord il mezzogiorno in una giornata coperta d'autunno.
Fai attenzione alla tua ombra. Ogni uomo ha un fratello che è la sua copia esatta. È muto e cieco e sordo ma dice e vede e sente tutto, proprio come lui. Arriva nel giorno e scompare la notte, quando il buio lo risucchia sottoterra, nella sua vera casa. Ma basta accendere un fuoco e lui è di nuovo li, a danzare alla luce delle fiamme, docile ai comandi e senza la possibilità di ribellarsi. Sta disteso per terra perché glielo ordina la luna, sta in piedi su una parete quando il sole glielo concede, sta attaccato ai suoi piedi perché non può andarsene. Mai. Quest'uomo è la tua ombra. È con te da quando sei nato. Quando perderai la tua vita, la perderà con te, senza averla vissuta mai.
Nulla è più semplice che tirare fuori espressioni e notazioni per flussioni e infinitesimali... ma se rimuoviamo il velo e guardiamo dietro, se, lasciando da parte le espressioni, ci mettiamo attentamente a considerare le cose stesse che si suppone siano da esse espresse o contrassegnate, scopriremo il vuoto, il buio e la confusione; anzi, se non mi sbaglio, impossibilità e contraddizioni dirette.
Ombra: [...] Io tornerò giù, nel buio sotterraneo. E a voi, o vegliardi, addio: pure in mezzo alle sventure date gioia al vostro cuore, giorno dopo giorno. Ricchezza non giova ai morti.
Chi fissa a lungo la porta aspettando uno, una, può perdere la testa, come per un canto monotono, che va avanti, va avanti. Nel buio in cui si trascina, probabilmente non c'è niente di buono. Se l'uomo, la donna attesa, non arrivano, l'evidenza della delusione non abolisce la sbornia, si mescola soltanto con ciò che ne consegue, un malessere suo proprio, che si prova anche in questo caso.
In mezzo all'aperta pianura, sotto un cielo senza stelle, nero d'un nero d'inchiostro, un uomo percorreva, solo, la strada maestra tra Marchiennes e Montsou; dieci chilometri di massicciata che si lanciava in linea retta attraverso campi di barbabietole. Quasi non vedeva dove metteva i piedi; e dell'immenso orizzonte piatto che lo circondava aveva solo sentore per le raffiche del vento di marzo: vaste raffiche che spazzavano la pianura come un mare; gelate da leghe e leghe di palude e di landa sulle quali erano passate. Non un profilo d'alberi sul cielo; diritta come un molo, la strada si protendeva in un buio impenetrabile allo sguardo
Dalla portina, alle 9.30, una donna entra nella gabbia. Ha un paltò nero, un poco infagottato. Una sciarpa di lana giallo chiaro, gettata sulla spalla, le copre metà faccia. Tiene la testa china e si nasconde gli occhi con le mani, nere anch'esse per i guanti di filo. Pure i capelli, spartiti lateralmente con cura e raccolti sulla nuca, sono neri. Sembra una di quelle penitenti che si vedono inginocchiate nell'angolo più buio della chiesa dalle cinque del mattino. Invece è Rina Fort, la "belva".
L'amore è una piccola cosa che brilla anche nel vicolo più buio e durante i momenti più tristi, non importa quanto sia ingarbugliata, mortale e violenta. È lì, magica e mutante. Ho composto molto su questo argomento.
Gorgoni, Idre, Chimere e le orrende storie di Celeno e delle Arpie si possono ricreare nel cervello della superstizione: ma sono esistite prima. Sono trascrizioni di archetipi sono in noi, e che sono eterni Questi terrori non nascono col corpo, ma prima del corpo, e senza il corpo esisterebbero ugualmente Se potessimo spiegarli, sapremmo finalmente qualcosa sulla nostra condizione preumana, e uno spiraglio si aprirebbe sul fittissimo buio della preesistenza.