Sarebbe bello poter pensare che la nostra civiltà proceda verso il regno di ragione e delle moralità, seppure con qualche incidente di percorso. Ma non è così, purtroppo. Alcuni osservatori coltissimi sostengono che le impertinenti ambizioni della modernità sono cominciate con lo choc causato dal terremoto a Lisbona: una natura cieca, priva di ogni razionalità, indifferente alle distinzioni tra virtù e peccato tra merito e colpa, colpisce a casaccio. Occorre quindi arginare la forza degli elementi, costringere la natura ad adoperare le categorie del bene e del male. E con l'ausilio della ragione e della tecnica l'umanità darà un ordine morale a un caos amorale. [...] I risultati sono diversi dalle intenzioni. Non siamo riusciti a convincere la natura a ubbidire all'immaginazione umana di pregi e difetti. Però le conseguenze delle nostre azioni, ineccepibili dal punto di vista tecnico, ci colpiscono con una crudeltà irrazionale, crudeltà che finora attribuivamo proprio e solo alla natura.
Ho una formazione cattolica. Credo di essere credente. Cè stato un momento in cui mi sono un po allontanata. Fu quando il mio fidanzato morì tragicamente in un incidente. Avevo ventanni e stavamo insieme da cinque. Non riuscivo a darmi pace. Mi allontanai dalla religione. Poi, nel corso degli anni, qualcosa è cambiato. Non so dire se sono esattamente credente però cè qualche cosa che mi attira. Quando mi sento un po persa vado in chiesa e sto lì. Il silenzio e la pace mi danno serenità.
Graziano è un buon padre ed è stato fondamentale per la mia carriera. E stato un pilota di grande talento che però per sfortuna - infortuni, cadute e incidenti - non ha vinto quel che doveva vincere. Io sono arrivato per finire il lavoro che lui aveva cominciato. Umanamente mi ha insegnato che bisogna fare le cose divertendosi, essere seri, lavorare, però allo stesso tempo senza prendersi troppo sul serio. Ho fatto mio il suo modo di pensare.
L'agente Hunton arrivò alla lavanderia proprio mentre l'ambulanza stava partendo: lentamente senza sirene né lampeggiantori. Brutto segno. Dentro, l'ufficio era pieno zeppo di gente silenziosa, inebetita. Alcuni piangevano. L'impianto era deserto; le grandi lavatrici automatiche, all'altra estremità dello stanzone, non erano state neppure spente. Questo metteva Hunton molto in guardia. Sarebbe stato logico che la folla fosse stata sul luogo dell'incidente, non nell'ufficio. Le cose andavano così, purtroppo: l'animale umano aveva un innato bisogno di contemplare i resti. Qualcosa di molto grave, allora. Hunton avvertì un crampo allo stomaco, come sempre gli capitava quando l'incidente era molto grave. Quattordici anni passati a ripulire dai resti umani le autostrade, le strade e i marciapiedi alla base di edifici molto alti non erano serviti a cancellare quel crampo, come se qualcosa di maligno si fosse installato là per sempre.
L'incidente mi aveva in fondo insegnato una cosa sola: l'unico modo per andare avanti è andare avanti. Dire lo posso fare anche quando sai che non puoi.
Una volta, in terza media, aveva letto un racconto di un tizio che si chiamava Ray Bradbury e che parlava della folla che si raduna quando accadono incidenti gravi, e di come quella folla abbia sempre le stesse facce e sappia sempre se un infortunato morirà o no. Io vivrò ancora un po', disse Garraty agli spettatori. Vivrò. Resisterò ancora.
[In un'intervista del 1976] Il tema unitario delle canzoni è quello degli emarginati, ma non tanto quelli tradizionalmente riconosciuti, come i sottoproletari, gli alcolisti, i drogati, quanto noi stessi. Pochi si occupano delle cosiddette persone normali. Pensa solo a un incidente per strada, con la gente che scappa per paura che la polizia faccia perdere tempo. Questo è Mio fratello è figlio unico, una persona tutto sommato normalissima. Mi piace esasperare le cose, amo i paradossi. In fondo, Ionesco, uno degli autori teatrali che preferisco, è tutto un paradosso. Dire che mio fratello è figlio unico perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati, i malpagati e i frustrati non è demagogia.
Di tutte le marce che rallegrarono la nostra penisola, da quella di Quarto in poi, la marcia su Roma è la più gaia, la più numerosa, la più riuscita. Nessun triste incidente la rattrista, tutto si svolge in perfetto ordine fascista.
I pidocchi sono incapaci di compiere tutto il male che la loro immaginazione medita. Se incontrate un pidocchio sulla vostra strada, tirate avanti, e non leccategli le papille della lingua. Vi succederebbe qualche incidente. È già capitato. Non importa, sono già contento della quantità di male che ti fa, o razza umana; vorrei solo che te ne facesse di più.
È strano osservare il trionfo di incidenti insignificanti sulla mente: quanto peso abbiano incredibilmente nel formare e guidare le nostre opinioni, tanto degli uomini che delle cose, sì che quisquilie più leggere dell'aria, sospingono nell'anima una convinzione, e ve la piantano così irremovibilmente, che tutte le dimostrazioni di Euclide, se potessero essere indotte ad aprirvi una breccia, non riuscirebbero a scalzarla.
Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi, quello che ci fanno gli equivoci tremendi, gli errori, gli incidenti e le catastrofi.
Era stato l'inverno più freddo degli ultimi quarant'anni. I villaggi nella campagna inglese erano isolati dalla neve, e il Tamigi era gelato. Un giorno di gennaio il treno da Glasgow per Londra arrivò a Euston con ventiquattro ore di ritardo. La neve e l'oscuramento contribuivano a rendere pericolosi i viaggi in auto: gli incidenti stradali erano raddoppiati, e la gente raccontava barzellette su come era più rischioso guidare una Austin Sette per Piccadilly di notte che attraversare con un carro armato la linea Sigfrido.
Poi, venne la primavera, e fu splendida. I palloni di sbarramento galleggiavano maestosi nell'azzurro splendente del cielo, e i soldati in permesso amoreggiavano per le vie di Londra con ragazze in abiti sbracciati.
Nell'ultimo decennio l'istituzione medica è divenuta una grave minaccia per la salute. Le depressioni, le infezioni, le menomazioni e le disfunzioni originate dai suoi interventi causano ormai più sofferenze che non tutti gli incidenti del traffico e gli infortuni sul lavoro. Soltanto i danni organici provocati dagli alimenti di produzione industriale possono competere con la patologia indotta dai medici. Oltre a ciò, la professione medica fomenta la malattia puntellando una società malsana che non solo conserva industrialmente i suoi minorati ma alleva clienti per il terapista con metodo cibernetico. Infine, le cosiddette professioni sanitarie hanno un potere patogeno indiretto, un effetto che nega strutturalmente la salute. Trasformano la sofferenza, la malattia e la morte da impegno personale in problema tecnico, espropriando così la gente d'ogni capacità di misurarsi autonomamente con la propria condizione umana.
La mia ragazza è brutta. Una volta che stava giocando si è tagliata un dito, allora l'ho portata dal medico condotto e gli ho gridato: "Presto, ché la mia ragazza ha avuto un incidente!", e lui, come ha aperto la porta e l'ha vista in faccia, ha detto: "Chissà la macchina".
Eravamo saliti da poco sull'autobus quando ci fu lo scontro. Prima avevamo preso un altro autobus, solo che io avevo perso un ombrellino. Scendemmo a cercarlo e fu così che salimmo su quell'autobus che mi rovinò. L'incidente avvenne su un angolo, di fronte al mercato di San Juan, esattamente di fronte. Il tram procedeva con lentezza, ma il nostro autista era un ragazzo giovane, molto nervoso. Il tram, nella curva, trascinò l'autobus contro il muro.
So che la mia nascita è un caso, un incidente risibile, eppure, appena mi lascio andare, mi comporto come se fosse un evento capitale, indispensabile al funzionamento e all'equilibrio del mondo.
[Sulla sua interpretazione in American Psycho] Normalmente si prova a trovare il vero lato di un personaggio, le emozioni che lo caratterizzano ma non vi è niente di tutto questo, qui; Bateman è del tutto superficiale anche quando è al telefono. Credo che sia come il fascino che spinge le persone a rallentare davanti ad un incidente stradale.
La danza però la porto ancora dentro. Mi ha forgiata, mi ha insegnato a misurarmi con le mie forze, con la necessità di un ordine. È a lei che devo la disciplina con cui lavoro. Fu duro doverla lasciare per un incidente al ginocchio, ma è stata la mia forza motrice e lo è ancora. Oggi mi tengo ancora in forma con la danza, con lunghe camminate, con gli esercizi di Pilates. E amo sempre andare a vedere i balletti.
In Italia ho molti amici e amiche, e non certo soltanto nel mondo della moda. In Italia ho trascorso momenti duri e splendide giornate. Ho scoperto Milano, Roma, Positano, antichi villaggi. Ho visto i colori dei paesaggi cambiare con il passare delle ore. Ho assaporato il cibo, ho osservato la creatività straordinaria di artisti, stilisti, donne e uomini. È stata la tappa giusta prima del mio sbarco negli Stati Uniti. È stato il periodo che ha preceduto il doloroso incidente che mi ha impedito di diventare una ballerina, come avrei voluto.
Non esiste un nucleare sicuro o a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo.