Ormai basta niente per diventare personaggio. Vengono nominati come show girl, attori, conduttori persone che non lo sono. E questo non lo trovo giusto. Non puoi paragonare una notte di gloria con anni di gavetta. Come se io mi dicessi architetto perché una volta ho arredato una casa.
Noi sappiamo che le formiche sono insetti sociali, costruttori di case e di colonie, architetti incredibili. Lavorano sodo come noi. Seppelliscono i loro morti come noi. Hanno persino le loro guerre tra razze diverse, nere contro rosse. Tutto questo noi lo sappiamo, ma non per questo presumiamo che le formiche siano intelligenti.
Pablo Neruda ha detto che il poeta quello che ha da dire, lo dice in poesia, perché non ha un altro modo di spiegarlo. Io, che faccio l'architetto, la morale non la predico: la disegno e la costruisco.
Siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione dIndipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.
Volevo fare larchitetto. Poi volevo studiare Lingue orientali. Non sono riuscita a fare né luna né laltra, ho fatto Scienze politiche e ho iniziato a lavorare.
Architettore chiamerò io colui che saprà con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all'uso de gli homini.
Un giorno, mentre erano a letto abbracciate, la mamma disse: "Ahmad sarebbe diventato un leader. Aveva carisma. Uomini che avevano tre volte la sua età l'ascoltavano con rispetto, Laila. Dovevi vedere. E Nur. Oh, il mio Nur. Faceva sempre schizzi di edifici e di ponti. Sarebbe diventato un architetto, sai. Avrebbe trasformato Kabul coi suoi progetti. E ora sono tutti e due shahid, i miei ragazzi, tutti e due martiri". Laila ascoltava, sperando che la mamma si accorgesse che lei, Laila, non era diventata una shahid, che era viva lì, nel letto accanto a lei, e che come tutti nutriva speranze per il proprio futuro. Ma Laila sapeva che il suo futuro non poteva competere con il passato dei fratelli. Le avevano fatto ombrada vivi, l'avrebbero cancellata da morti. La mamma era diventata la curatrice del museo della loro vita e lei, Laila, era una semplice visitatrice. Un ricettacolo per il loro mito. La pergamena su cui la mamma intendeva calligrafare la loro leggenda.
[L'uomo] Nell'ordine fisico intende ragione, e sebbene possa, per esempio, piantare una ghianda, innaffiarla, ecc., è capace tuttavia di convenire che non è lui a fare le querce, poiché vede l'albero crescere e perfezionarsi senza che il potere umano vi abbia parte, e poiché, d'altra parte, non è stato lui a fare la ghianda; ma nell'ordine sociale, in cui è presente e operante, si mette a credere di essere realmente l'autore diretto di tutto ciò che si fa per suo mezzo: in un certo senso, è la cazzuola che si crede architetto.
Il lavoro con Monk mi portò vicino a un architetto musicale di primissimo ordine. Ogni giorno imparavo da lui qualche cosa per mezzo dei sensi oltre che teoricamente e tecnicamente. Parlavo con Monk di problemi musicali e lui si metteva al piano e mi mostrava le risposte suonando. Io lo guardavo suonare e scoprivo ciò che volevo sapere. E così imparavo anche un sacco di cose per me del tutto nuove.
La ragione che mi induce a scrivere racconti è di fatto la voglia di provare la soddisfazione di visualizzare più chiaramente, dettagliatamente e stabilmente, bellezza e avventurosa attesa che mi vengono suscitate da visioni (sceniche, architettoniche, atmosferiche, ecc.), idee, avvenimenti e immagini incontrate nella letteratura e nell'arte.
Tra questi templi ce n'è uno che supera di gran lunga tutti gli altri, la cui grandezza di dettagli architettonici nessuna lingua umana è in grado di descrivere, perché all'interno del suo perimetro, circondato da un muro alto, c'è spazio sufficiente per una città di cinquecento famiglie.
L'ingegnere non può seppellire i suoi errori nella tomba come i medici; né può trasformarli in aria sottile o darne colpa ai giudici come gli avvocati. Egli non può coprire i suoi insuccessi con alberi o rampicanti come gli architetti, né, come i politici, riversare gli errori sugli oppositori sperando che la gente dimentichi.
Mi manda in bestia il continuo riemergere dell'insinuazione secondo cui non sarei io il vero autore dei miei romanzi. Si è detto che me li scriveva Jeffery Deaver, figuriamoci. Poi che era mia moglie, la quale ha sempre lavorato come architetto. Adesso sbuca fuori un fantomatico ghostwriter italo-americano. Non accetto che, senza uno straccio di prova, si metta in dubbio la mia onestà verso i lettori. E sono pronto a rivendicarla in tutte le sedi.
A definirlo consolante, il vasto complesso architettonico del Camposanto Comunale di Ferrara, così come si presenta alla vista di chi riesce dall'angusta via Borso nell'immensa piazza della Certosa, c'è rischio, lo comprendo bene, di farsi ridere in faccia, o di guadagnarsi alla peggio qualche brutta qualifica!
Meravigliosa ventura quella degli architetti, concessa da Dio: costruire la Sua casa e costruire per gli uomini, nella Sua ispirazione, la loro casa, il tempio della famiglia.
In questi ultimi tempi Roma si è dilatata, distorta, arricchita. Gli scandali vi scoppiano con la violenza dei temporali d'estate, la gente vive all'aperto, si annusa, si studia, invade le trattorie, i cinema, le strade, lascia le sue automobili in quelle stesse piazze che una volta ci incantavano per il loro nitore architettonico e che adesso sembrano garages.
La Mafia ormai sta nelle maggiori città italiane dove ha fato grossi investimenti edilizi, o commerciali e magari industriali. A me interessa conoscere questa "accumulazione primitiva" del capitale mafioso, questa fase di riciclaggio del denaro sporco, queste lire rubate, estorte che architetti o grafici di chiara fama hanno trasformato in case moderne o alberghi e ristoranti a la page. Ma mi interessa ancor di più la rete mafiosa di controllo, che grazie a quelle case, a quelle imprese, a quei commerci magari passati a mani insospettabili, corrette, sta nei punti chiave, assicura i rifugi, procura le vie di riciclaggio, controlla il potere.
Il giardino è specchio della società e del rapporto con la natura; ed è insieme uno spazio mitico, dove con più fantasia e libertà è possibile la collaborazione tra artista e architetto.
Ho avuto modo di lavorare con grandi architetti e debbo riconoscere che negli anni Sessanta e Settanta, fino alla metà degli anni Ottanta, c'era molta più collaborazione: l'architetto aveva un suo ruolo, si confrontava con l'artista.
Frasi sugli architetti
DiArnaldo Pomodoro
Nell'arredo urbano è fondamentale, a mio avviso, l'intervento artistico. Ciò richiede un lavoro di integrazione tra architetto e scultore, interessante e di stimolo reciproco, ma anche complesso e problematico.
Frasi sugli architetti
DiArnaldo Pomodoro
Avrei voluto fare l'architetto, ma mio padre si ammalò e così decisi di accorciare gli studi e diventare geometra per assicurarmi subito uno stipendio. Fui assunto al Genio Civile di Pesaro: mi dovevo occupare dei piani di ricostruzione degli edifici distrutti dalla guerra. Eravamo tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta; poiché non lavoravo nel pomeriggio, lo trascorrevo per lo più in biblioteca, dove scoprii tante cose, persino un libretto di Klee che subito mi affascinò. Seguivo le recensioni di libri che venivano pubblicate sui giornali.
Frasi sugli architetti
DiArnaldo Pomodoro
Ora nei salotti gira la tesi che il declino morale del paese cominciò con Drive In. Persino Fuksas, l'architetto, ha rilasciato dichiarazioni sdegnate su quel mio programma, salvo poi accorgersi, dopo una mia telefonata, di essersi confuso con Colpo Grosso. Gli autori di Drive In, è bene ricordarlo, erano Elle Kappa, Gino & Michele, Disegni & Caviglia, Staino, la crème dell'intellighenzia umoristica di sinistra. In un periodo reale di censura, Drive In fu un momento di libertà d'espressione.