Penso che la cosa più eccitante, creativa e fiduciosa nell'azione umana sia precisamente il disaccordo, lo scontro tra diverse opinioni, tra diverse visioni del giusto, dell'ingiusto, e così via. Nell'idea dell'armonia e del consenso universale, c'è un odore davvero spiacevole di tendenze totalitarie, rendere tutti uniformi, rendere tutti uguali.
La morte è sotto i nostri piedi, può colpire ovunque, si muove invisibile, esplode potente, non conosce distinzione di Paesi e di popoli, non separa il giusto dall'ingiusto, il malato dal sano, il bambino dall' anziano, passa con la sua falce e distrugge ogni vita con selvaggia cecità.
In una seppur motivata ostilità non è proficuo il rancore nascosto, ma un aperto chiarimento; perché produce l'emozione necessaria che chiarisce i fatti, separa il giusto da quello ingiusto, e fa vedere quello che c'è da vedere.
Le persone religiose spesso dicono che la religione offre un'assoluta certezza su cosa sia giusto e e cosa sia sbagliato; "lo dice Dio". Anche supponendo che gli dei sopramenzionati esistano, e che i credenti conoscano veramente cosa pensino, ciò non fornisce ancora delle certezze, poiché qualunque essere per quanto potente può sempre sbagliare. Che gli dei esistano oppure no, non c'è modo di avere una certezza assoluta sull'etica. Senza questa, cosa dobbiamo fare? Facciamo del nostro meglio. L'ingiustizia avviene in questo istante; la sofferenza avviene in questo istante. Abbiamo delle scelte da fare ora. Insistere sulla certezza assoluta prima di iniziare ad applicare l'etica nelle decisioni della vita è un modo per scegliere di essere amorali.
Se un uomo potesse nell'età della ragione rammentare l'ardore di un sol bacio materno, non potrebbe avere il coraggio di commettere la più piccola ingiustizia verso chi lo ha baciato in quel modo.
Sembra un'ingiustizia osservare come gli scienziati, gli uomini dotti in genere, si preoccupino tanto per ricercare le cause delle malattie, per scoprire le origini, le leggi, per trovare tante belle notizie, che poi trovano, ma non si preoccupano per nulla del fatto che tanti disgraziati fanno le poesie.
Mi spiace ma non tornerò mai più quello di prima. Ridiventerò competitivo, ma non sarò più quello di prima, perché ho subito una grandissima ingiustizia.
Il singolo individuo può sfidare la violenza di un impero ingiusto per difendere il proprio onore, la propria religione, la propria anima e porre i presupposti per la caduta di quell'impero o per la sua rigenerazione.
La felicità non viene dal possedere un gran numero di cose, ma deriva dall'orgoglio del lavoro che si fa; la povertà si può vincere con un sistema costruttivo ed è di fondamentale importanza combattere l'ingiustizia anche a costo della propria vita.
Grazie a Internet, alla tv satellitare e alla loro tenacia, sono le iraniane insieme ai giovani i veri agenti del cambiamento di una società iraniana schizofrenica, in cui convivono, fra tradizione e modernità, ricchezza e ingiustizia, bellezza e tragedia, veli neri e foulard colorati.
Ma il socialismo cosa era? Certo era una buona bandiera, mio padre diceva: "giustizia, uguaglianza" ma non ci può essere uguaglianza se Dio non c'è, non si può fare il regno dell'uguaglianza davanti a un notaro, solo davanti a Dio si può fare. O davanti alla morte: se tutti ad ogni momento, nella morte ci specchiassimo. Sarebbe così ingiusto il mondo dell'uguaglianza che solo in nome di Dio, o specchiandoci nella morte, potremmo viverlo. Senza Dio si può però fare giustizia, non ho mai pensato che Dio fosse giustizia, dalla nostra speranza di giustizia è lontano. Mio padre non si contentava della giustizia, voleva l'uguaglianza: credeva che quei grandi avvocati con cappello largo e cravatta a fiocco stessero al posto di Dio, l'avvocato Ferri e l'avvocato Cigna al posto di Dio.
Perché lagnarsi? Eppure tutti si lagnano. Quelli che non hanno avuto niente della preda muoiono gridando all'ingiustizia e quelli che ne hanno avuto parte trovano che avrebbero avuto diritto ad aver una parte maggiore.
In Italia non esiste giustizia distributiva. Ne tiene le veci l'ingiustizia distribuita. Per cinque anni il Sindaco (oppure il Deputato, il Prefetto, il Ministro) del partito rosso perseguita gli uomini del partito nero e distribuisce cariche o stipendi agli uomini del partito rosso, il Sindaco del partito nero fa tutto il rovescio dell' altro; distribuisce cariche e stipendi agli uomini del partito nero e perseguita gli uomini del partito rosso. Così l'ingiustizia rotativa tiene luogo della giustizia permanente.
Il governo quando interviene per tener bassi i salari commette un'ingiustizia, un errore economico e un errore politico. Commette un'ingiustizia perché manca al suo dovere di assoluta imparzialità tra i cittadini, prendendo parte alla lotta contro una classe. Commette un errore economico perché turba il funzionamento economico della legge della domanda e dell'offerta, la quale è la sola legittima regolatrice della misura salari come del prezzo di qualsiasi altra merce. Il Governo commette infine un errore politico perché rende nemiche dello stato quelle classi le quali costituiscono in realtà la maggioranza del Paese.
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante, e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante, colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte, com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte!
L'avete punita: e infatti lì giaccion malate
| le cose delle donne; essi per i ragazzi
| o per la discendenza non morirono
| ritenendola malvagia: inoltre, quest'ingiustizia
| a molte cadde addosso e continua ad avanzare,
| sicché la virtù svanisce.