Quando udii l'astronomo acculturato, | Quando dimostrazioni e cifre vennero incolonnate dinanzi a me, | quando mi mostrarono carte e diagrammi per sommarle, dividerle e misurarle, | quando mi sedetti a udire il seminario dell'astronomo tra mille applausi in sala, | oh, quanto presto mi stancai e stufai, | fino a che mi alzai e me ne scivolai via scappando, | nella mistica aria notturna brumosa, e di quando in quando | rimirai in perfetto silenzio le stelle.
I mezzi di espressione artistica tramandataci dalla cultura sono logori e inadatti a ricevere e ridare le emozioni che ci vengono da un mondo completamente trasformato dalla Scienza.
La donna è stata bloccata per secoli. Quando ha accesso alla cultura è come un'affamata. E il cibo è molto più utile a chi è affamato rispetto a chi è già saturo.
Nel passato la cultura era accessibile solo a una ristretta élite e alle donne ebree, perché tra gli ebrei la cultura era così amata che superava la differenza di sesso.
Quello che molti ignorano è che il nostro cervello è fatto di due cervelli. Un cervello arcaico, limbico, localizzato nell'ippocampo, che non si è praticamente evoluto da tre milioni di anni a oggi, e non differisce molto tra l'homo sapiens e i mammiferi inferiori. Un cervello piccolo, ma che possiede una forza straordinaria. Controlla tutte quelle che sono le emozioni. Ha salvato l'australopiteco quando è sceso dagli alberi, permettendogli di fare fronte alla ferocia dell'ambiente e degli aggressori. L'altro cervello è quello cognitivo, molto più giovane. È nato con il linguaggio e in 150mila anni ha vissuto uno sviluppo straordinario, specialmente grazie alla cultura.
L'anima non porta niente con sé nell'altro mondo tranne la propria educazione e cultura; e questo si dice che sia il più grande servizio oppure il torto più grande che si possa fare ad un uomo morto, proprio all'inizio del suo viaggio.
Basta ai giovani contestatori staccarsi dalla cultura, ed eccoli optare per l'azione e l'utilitarismo, rassegnarsi alla situazione in cui il sistema si ingegna ad integrarli. Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. Essi credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro che rinsaldarlo.
Poco tremontianamente puntiamo su arte e cultura per vincere la sfida al provincialismo e la guerra contro l' ideologia della paura indotta dalla recessione. Noi siamo all'opposizione della cultura come idea marginale e parassitaria.
Nel Fedro di Platone, Socrate diceva che la scrittura era una minaccia per la cultura perché a un libro non si possono fare domande. A Socrate mancava Internet.
Quando natura e società vivranno nell'aula scolastica, quando le forme e gli strumenti didattici saranno subordinati alla sostanza dell'esperienza, allora sarà possibile operare questa identificazione, e la cultura diventerà la parola d'ordine della democrazia.