Quando pensi allo stile visivo, quando pensi al linguaggio visivo di un film, tende ad esserci una naturale separazione tra lo stile visivo e gli elementi narrativi, ma con i grandi, sia che sia Stanley Kubrick, Terrence Malick o Hitchcock quello che vedi è inseparabile, una relazione vitale tra le immagini e la storia che sta raccontando.
È restare fedele al maestro al pensiero del maestro ripeterlo servilmente nei secoli dei secoli? [...] Ma forse la più fedele di tutte le fedeltà consisterebbe nel trasportare il pensiero del maestro, nel trasferirlo, nel tradurlo, nel trascriverlo, in un altro linguaggio man mano che i tempi si succedono e che i linguaggi si perfezionano.
La nostra classe politica, che in tempi lontani annoverava ottimi parlatori e oratori, tende sempre più ad abbassare il registro, perché pensa di conquistare più facilmente il consenso ponendosi a un livello meno elevato. È la tentazione, strisciante, del populismo. Naturalmente questo implica il degrado anche delle argomentazioni, perché, ai livelli alti, il linguaggio è molto più ricco e duttile.
È ora di cominciare a capire, a prendere confidenza con le parole. Non dico con la Parola, non col Verbo, ma con le parole; invece il linguaggio vi fotte. Vi trafora. Vi trapassa e voi non ve ne accorgete. Voi sputate su Einstein, voi sputate sul miglior Freud, sull'aldilà dei principi di piacere; voi impugnate e applaudite l'ovvio, ne avete fatto una minchia di questo ovvio, in cambio della vostra. Ma io non vi sfido: non vi vedo!
La ragione soltanto ha un senso univoco, e, come lei, la religione e la storia. Ma il senso dell'esistenza, come quello dell'arte e del linguaggio e dell'amore, è molteplice, all'infinito. Nel mondo dei contadini non c'è posto per la ragione, per la religione e per la storia. Non c'è posto per la religione, appunto perché tutto partecipa della divinità, perché tutto è, realmente e non simbolicamente, divino, il cielo come gli animali, Cristo come la capra. Tutto è magia naturale. Anche le cerimonie della chiesa diventano dei riti pagani, celebratori della indifferenziata esistenza delle cose, degli infiniti terrestri dèi del villaggio.
Paragono la televisione ai ristoranti: cè la trattoria che ti propone il classico, cè il ristorante che ti propone un nuovo tipo di cucina ma cè anche quello che ti propone la cucina tradizionale rivisitata. Il pubblico, adesso, ha una grandissima varietà di scelta. E giusto che ci sia il programma innovativo per linguaggio e confezionamento, ed è giusto che ci sia il programma più tradizionale.
Nessuno pensi di piegarci senza avere prima duramente combattuto. Un popolo geloso del suo onore non può usare linguaggio, né avere atteggiamento diverso!
Quanto poi a ciò che alcune Chiese aggiungono, e cioè che Dio ha assunto forma umana, io ho espressamente dichiarato che non so cosa vogliano dire; anzi, a voler dire il vero, mi sembra che esse parlino un linguaggio non meno assurdo di chi mi dicesse che il cerchio ha rivestito la natura del quadrato.
Quando progetto le scene e i costumi dei diversi spettacoli presto sempre grande attenzione alle riflessioni e ai problemi che pone il testo, con tutte le connesse interpretazioni e significazioni culturali. Cerco di usare la forza dell'astrazione per trascrivere nel linguaggio visivo, il linguaggio letterario, verbale o musicale del testo stesso.
Se a teatro il testo non è tutto, se anche la luce è ugualmente un linguaggio, questo vuol dire che il teatro custodisce la nozione di un altro linguaggio, che utilizza il testo, la luce, il gesto, il movimento, il rumore. È il Verbo, la parola segreta che nessuna lingua può tradurre. È, in un certo qual modo, la lingua perduta dopo la caduta di Babele.
[da Antonin Artaud, Il teatro del dopoguerra a Parigi, in Messaggi rivoluzionari]
Non è un fatto puramente casuale se nel teatro francese d'avanguardia i principali tentativi di ricerca sono stati dapprima condotti sulla messa in scena. È che era urgente, grazie allo sviluppo delle possibilità sceniche esteriori, ritrovare quel linguaggio fisico che il teatro francese aveva totalmente dimenticato da quattro secoli; e, sviluppando queste possibilità, non si tratta, per il teatro francese, di cercare di scoprire un effetto decorativo; no, ciò che esso pretende di trovare sotto l'effetto decorativo è la lingua universale che lo unirebbe allo spazio interno. Il teatro francese cerca lo spazio per moltiplicare la sua espressione nello spazio; [...] E far parlare lo spazio è dar voce alle superfici e alle masse.
[da Il teatro del dopoguerra a Parigi]
È essenziale porre fine alla soggiogazione del teatro al testo, e ristabilire la nozione di un tipo unico di linguaggio, a metà strada tra gesto e pensiero.
[da Il Teatro e il suo Doppio]
Frasi sul linguaggio
DiAntonin Artaud
La filosofia è una battaglia contro l'inganno della nostra intelligenza per mezzo del significato del linguaggio.
Gioisco ricordando certi momenti molto lontani della primissima infanzia: io provavo qualche cosa di infinitamente dolce ascoltando cantilene, filastrocche, strofette (anche quelle tipo "Corriere dei Piccoli") non in quanto cantate, ma in quanto pronunciate o anche semplicemente lette, in relazione ad un'armonia legata proprio al funzionamento stesso del linguaggio, al suo canto interno.
Con Gianfranco Fini potrei dialogare, usare lo stesso linguaggio, pur da posizioni diametralmente opposte. Perché quello di Fini è un linguaggio che ha un substrato cultural-politico, seppur diverso dal mio. Con Berlusconi invece non puoi ragionare in termini politici, perché ha un linguaggio aziendale. A volte irresponsabile. Pronto a menar fendenti a destra e a manca. A definire chi non pensa come lui un comunista, a delegittimare gli avversari.
L'algebra rovescia l'importanza relativa dei fattori nel linguaggio ordinario. È essenzialmente un linguaggio scritto, e si sforza di esemplificare nelle sue strutture scritte i modelli che è il suo scopo trasmettere. Il modello dei segni sulla carta è un caso particolare di quello che deve essere trasmesso al pensiero. Il metodo algebrico è il nostro migliore approccio all'espressione della necessità, a causa della sua riduzione dell'accidente al carattere da fantasma della variabile reale.
Milioni di cittadini europei credono alla moneta comune, senza il corsetto dellausterità, senza quelle politiche che allargano sempre di più la distanza tra ricchi e poveri in tutti i Paesi. Con i rappresentanti di questi cittadini possiamo trovare un linguaggio comune.
[Repubblica, aprile 2014]
Si compiange il cieco che non ha mai visto i raggi del sole, il sordo che non ha mai udito gli accordi della natura, il muto che non ha mai potuto rendere la voce della sua anima e, per un falso pudore, non si ha quella cecità del cuore, di quella sordità dell'anima, di quel mutismo della coscienza che rendono folle un'infelice e, suo malgrado, la fanno incapace di vedere il bene e di parlare il puro linguaggio dell'amore e della fede.
L'autentica sapienza risiede principalmente nel sapere insegnare agli altri avendo l'aria di non insegnare affatto, proponendo anche le cose che gli altri non sanno come se le avessero soltanto dimenticate, proponendole dunque nel linguaggio che sanno, trasparente e piano.
Il nome di Alghero sembra provenga da aliga ("alga, erba marina"), che sarebbe stato trasformato in S'Alighera ("Luogo dell'Alga"), che è il nome della città nella lingua dei paesani dei dintorni. Costoro parlano ordinariamente il dialetto sardo del Logodoro, un po' alterato; ma gli abitanti della città, senza essere ormai dei Catalani "purosangue", ne hanno nondimeno conservato il linguaggio più o meno intatto; è questa lingua, circoscritta alle mura di Alghero, che parlano tra loro, pur comprendendo e conoscendo tutti la lingua sarda.