Noi italiani abbiamo dimenticato che la musica non è solo intrattenimento, ma è una necessità dello spirito. Questo è grave perché significa spezzare delle radici importanti della nostra storia.
L'Italia e non solo l'Italia del Palazzo e del potere è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: "contaminazioni" tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l'immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di "raptus": era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.
Se riuscissero a tacere per dieci secondi consecutivi, e a riflettere per i successivi dieci, molti italiani vorrebbero sprofondare per la vergogna. È per questo che amano così tanto fare casino.
Ciò che più m'indigna è che noi italiani siamo ancora così ingenui da affidare i successi dei nostri ristoranti a una guida francese, nonostante i passi da gigante che il settore ha fatto.
Quando mi chiedo come sia possibile che gli italiani continuino a votare Berlusconi, mi do una risposta pesantissima. Lo votano perché incarna gli istinti peggiori del nostro popolo. Quelli a cui non si resiste.
Avete capito perché il Berlusconi nemico dei giudici, che assolda gli avvocati per corromperli, che invita a non pagare le tasse, che fa uso disinvolto di smentite, che promette ciò che non può mantenere, che nasconde i suoi affari pericolosi, piace tanto agli italiani? Perché tanti italiani evidentemente sono come lui inclini alle complicità anarcoidi.
Dove c'è architettura c'è Italia. Essere conservatori italiani in architettura significa solo conservare l'antica energia italiana di trasformarsi continuamente.
Le scienze cognitive hanno scoperto che gli elettori non votano i programmi elettorali ma una visione del mondo. Berlusconi propone da vent'anni un progetto e una visione del mondo ben definiti: il padre autoritario. Poi influisce l'inesistenza dell'opposizione. E infine la psicologia degli italiani che, come nel ventennio fascista, preferiscono regredire e demandare le proprie responsabilità di cittadino a un capo, che magari quando le cose si metteranno male diventerà il loro capro espiatorio. Era già successo con Mussolini ma evidentemente la lezione non è servita. È pazzesco che il processo di ripeta. E siccome la gente non è informata dalla televisione, e questo è il vero dramma, ed è distratta, viene distratta apposta, magari con la cronaca nera per esempio, che ha un suo ruolo all'interno di questa tattica, non si interroga più di niente e apparentemente va tutto bene. Il crack di borsa, ad esempio, viene vissuto come un dato naturale, un maremoto, come se fosse un temporale. E invece il crack di borsa è voluto da questo tipo di capitalismo, è deciso dal capitalismo, e lo sfrutta come forma di dominio sulle masse. Una volta le masse insorgevano. E insorgeranno di nuovo perché è una situazione che non può durare.
La prima esperienza significativa da giornalista è stata nel 1966, quando per la prima volta sono andato a vivere a New York. Scrivevo corrispondenze, soprattutto culturali, per il settimanale "L'Espresso", Mauro Calamandrei curava la parte propriamente politica. New York e gli Stati Uniti attraversavano allora una fase critica: Kennedy era appena stato ucciso, suo fratello Robert sarebbe stato assassinato di lì a poco durante la campagna presidenziale. Nel 1967 cominciava la rivolta dei "figli dei fiori" in California, con profonde modificazioni del costume che sarebbero arrivate anche in Europa. Si verificò in quegli anni un grande cambiamento di massa (riassunto nel movimento detto "il Sessantotto") al quale credo che noi italiani in particolare dobbiamo alcuni passaggi verso la modernità, per esempio la conquista del divorzio. Ritengo un privilegio aver visto da vicino la nascita di questi mutamenti.
[Rispondendo a Stendhal] Pensate se voi ed io fossimo italiani e fossimo cresciuti dall'infanzia ad ora minacciati continuamente da confessionali, prigioni e sgherri infernali, potremmo voi ed io esser migliori di loro? Saremmo noi così buoni? Io, se ben mi conosco, no.
Nell'alta gastronomia ci sono mode fuggevoli, tendenze che si sviluppano rapidamente e altrettanto in breve si esauriscono, pur lasciandoci preziose eredità. Pensiamo allo stile dettato dalla nouvelle cuisine o, in tempi più recenti, alle innovazioni introdotte dai grandi chef spagnoli Noi italiani invece abbiamo una storia diversa: la nostra è una cucina strutturata, che declina gli ingredienti in infiniti modi; così a voler analizzare le ricette di un tempo c'è materiale da rielaborare sufficiente per decenni senza ripetersi.
I nomi del Risorgimento sono vivi, sono dentro di noi, ci appartengono. Ovunque vada, in questo lungo viaggio in Italia, mi rendo conto che gli italiani sono sempre orgogliosi della loro storia.