DIO... FATO... PROVVIDENZA... DESTINO... chiamalo come vuoi, sembra sia sempre lì in agguato, tempestivo e inflessibile, per rimettere in equilibrio i piatti della bilancia.
Ai tempi nostri la divina Provvidenza ama far poggiare la religione sull'autorità razionale della filosofia, fin quando al tempo stabilito, come ha già fatto una volta, la confermerà ovunque con i miracoli. Per ispirazione quindi della Provvidenza abbiamo interpretato il divino Platone e il grande Plotino.
La provvidenza è un privilegio dell'uomo; esprime la superiorità dell'uomo sugli altri esseri naturali; lo sottrae alla concatenazione di tutto l'universo.
Il mondo era tutto davanti a loro, per scegliere | il loro posto o riposarvi, e la Provvidenza la loro guida. | Tenendosi per mano, con passi erranti e lenti | attraverso l'Eden presero la loro via solitaria.
Coltivando nel cuore rancori, si finisce per trascurare questa missione, affidata dalla Provvidenza a coloro che assistono gli infermi; si trascurano pure gli infermi.
Sappiamo che le circostanze sono minacciose e che la Rivoluzione può schiacciarci, ma crediamo che la Provvidenza ha il suo disegno. La Repubblica può morire da un momento all'altro, ma la democrazia è maestra. Noi non siamo più socialisti, perché non vogliamo lo sconvolgimento della società, ma vogliamo una riforma libera, progressiva, cristiana. Bisogna coraggiosamente porre mano alla piaga del pauperismo. È stata proposta l'imposta progressiva, si potrebbero fare tre classi:
la piccola proprietà che pagherebbe un ventesimo
la media che pagherebbe un decimo
la grande un quinto.
Temo che se la proprietà non saprà spogliarsi liberamente, presto o tardi sarà violentemente compromessa.
[Ad Alexandre Dufieux, Parigi, 31 maggio-2 giugno 1848]
Quattordici anni fa mi nacque il desiderio di dedicarmi completamente alla diffusione della verità. Penso che Dio mi ha ispirato, che mi ha fatto agire con un coraggio che contrasta col mio debole carattere. La Verità non ha bisogno di me, ma io di lei. Poiché la Provvidenza mi ha posto sulle braccia, io non ne scenderò. Farò uso di quella capacità oratoria per riunire e guidare i giovani cristiani sulla strada dei buoni studi. Il primo mezzo è di chiedere a Dio impegno e perseveranza e saper resistere alle tentazioni che vorranno impedirlo. Ho promesso di tenere lontano l'ozio e il disordine di spirito.
[Alla moglie, Parigi, 13 ottobre 1843]
Credo che sia una follia consumare i propri giorni ad accumulare ciò di cui non si potrà godere. Sollevate il velo e vi vedrete sotto l'egoismo che trova nella proprietà un mezzo per estendere e prolungare in qualche modo il personalismo. Io sento anche che quest'umile condizione in cui mi trovo, mi dà la capacità di meglio servire i miei simili. Se deve essere la lotta tra quelli che nulla hanno e quelli che troppo hanno, il nostro dovere di cristiani, è di interporci tra questi nemici irriconciliabili. Che l'uguaglianza si restauri! Che la carità faccia da sola ciò che la giustizia non riesce a fare ! Io so che Dio e la Chiesa non hanno bisogno né di poeti né di dottori; ma quelli che ne hanno bisogno, sono i deboli credenti scandalizzati dalle defezioni. Sì, noi siamo degli inutili servitori; ma noi rimaniamo dei servitori, e il salario non ci verrà dato che a condizione del lavoro che faremo nella "vigne del Signore" nella parte che ci verrà assegnata. Sì, la vita è spregevole. Ma se noi vediamo l'uso che se ne possiamo fare, se noi la consideriamo come l'opera più perfetta. Del Creatore, la vita allora è degna di rispetto ed amore. Preghiamo l'uno per l'altro. Diffidiamo delle nostre noie, delle nostre tristezze e delle nostre diffidenze. Andiamo semplicemente dove la Provvidenza misericordiosa ci conduce. Superiamo spesso le distanze col pensiero, scriviamoci, consigliamoci, sosteniamoci.
[A Francoise Lallier, 5 novembre 1836]
Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni le mie ambizioni. ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento Ho creduto di buona fede che il Re di Piemonte, che si diceva mio fratello, mio amico non avrebbe rotto tutti i patti e violate tutte le leggi per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni di guerra Le finanze un tempo così floride sono completamente rovinate: l'Amministrazione è un caos: la sicurezza individuale non esiste Le prigioni sono piene di sospetti in vece di libertà lo stato di assedio regna nelle province la legge marziale la fucilazione istantanea per tutti quelli fra i miei sudditi che non s'inchinino alla bandiera di Sardegna E se la Provvidenza nei suoi alti disegni permetta che cada sotto i colpi del nemico straniero mi ritirerò con la coscienza sana farò i più fervidi voti per la prosperità della mia patria, per le felicità di questi Popoli che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia.
Dio, l'anima, la Provvidenza e l'aldilà, con la sua chiara e acquietante giustizia per tutti. Ce n'è abbastanza per costruirvi saldamente tutta un'esistenza, come su pochi pilastri di roccia gettati nel fiume rapido e insidioso della vita.
In tutta la mia vita ho sempre avuto una certa idea della Francia: un'idea nutrita ugualmente di sentimento e ragione. La parte di me che è sensibilità affettiva immagina naturalmente la Francia come la principessa delle fiabe, la madonna degli affreschi murali, votata a un destino eccelso e straordinario. D'istinto sento che la Provvidenza l'ha creata per successi compiuti o per sventure esemplari.
L'Italia del Settentrione è fatta, non vi sono più né Lombardi, né Piemontesi, né Toscani, né Romagnoli, noi siamo tutti italiani; ma vi sono ancora i Napoletani. Oh! vi è molta corruzione nel loro paese. Non è colpa loro, povera gente: sono stati così mal governati! E quel briccone di Ferdinando! No, no, un governo così corruttore non può essere più restaurato: la Provvidenza non lo permetterà. Bisogna moralizzare il paese, educar l'infanzia e la gioventù, crear sale d'asilo, collegi militari: ma non si pensi di cambiare i Napoletani ingiuriandoli. Essi mi domandano impieghi, croci, promozioni. Bisogna che lavorino, che siano onesti, ed io darò loro croci, promozioni, decorazioni; ma soprattutto non lasciar passargliene una: l'impiegato non deve nemmeno esser sospettato. Niente stato d'assedio, nessun mezzo da governo assoluto. Tutti son capaci di governare con lo stato d'assedio. Io li governerò con la libertà, e mostrerò ciò che possono fare di quel bel paese dieci anni di libertà. In venti anni saranno le provincie più ricche d'Italia. No, niente stato d'assedio: ve lo raccomando.
L'opera della divina provvidenza nel corso dei secoli, nei quali milita sulla terra la Chiesa, consiste nel sottoporre successivamente tutte le cose, anche appartenenti alla società esterna degli uomini, a Gesù Cristo; nel farle entrare nella società cristiana, nel far sì che prendano in quella il loro posto, secondo il bell'ordine che va a compiere l'intera e perfetta organizzazione della Chiesa, germe e radice di quella pianta che si deve estendere e dilatare in tutti i suoi tronchi, e fino agli ultimi suoi ramoscelli e più piccole foglie.
Balthasar è stato un grandissimo cristiano, al quale la Provvidenza aveva dato doni straordinari di intelligenza veramente geniale, e di umiltà. Di lui, il cardinal de Lubac mi ha detto che aveva lo spirito del fanciullo. Realmente, incontrando Balthasar e lavorando spesso con lui, ho potuto toccare con mano questa straordinaria semplicità e innocenza, che rendeva la sua meditazione teologica penetrante e la sua vastissima cultura - "l'uomo più colto del XX secolo", ha detto de Lubach, interamente al servizio della missione e della testimonianza cristiana.