Non c'è nulla di più meschino. Un professore che ripete e fa ricopiare sempre il contenuto di uno stesso quaderno, scritto una volta per tutte, richiama fastidiosamente alla memoria il tempo in cui non esisteva ancora la stampa: il semplice fatto che un saggio dettasse in pubblico un suo manoscritto aveva già un enorme valore, e l'esposizione orale teneva luogo di lettura.
La diffusione dell'e-mail ha riproposto una tradizione epistolare che si era perduta, cioè abbiamo ricominciato a scriverci delle lettere. E questo è un fatto assolutamente importante. Poi l'e-mail è un elemento grazioso, non è così irruente e sgraziato come il fax che viene depositato di forza su una scrivania in una casa. Quindi io credo che questo potrà avvicinare alla lettura di più il nostro Paese che ha uno degli indici di lettura più bassi.
La pagina scritta esercita al meglio la fantasia, è addirittura meglio del cinema, spesso fa persino più paura. Non ne faccio una questione di rimpianti o di moralismi. È così e basta. Lo spazio per la lettura è una cosa che si impara a trovare piano piano.
Noi siamo abituati a dare a parole come "silenzio" e "solitudine" un significato di malinconia, negativo. Nel caso della lettura non è così, al contrario quel silenzio e quella solitudine segnano la condizione orgogliosa dell'essere umano solo con i suoi pensieri, capace di dimenticare per qualche ora "ogni affanno".
Ho conosciuto Parigi prima attraverso la lettura, che è un bellissimo modo per conoscere una città: la Parigi del '600, per esempio anche nella sua "revisione" ottocentesca (I tre moschettieri), o la Parigi crudele del verismo. Poi, quando ne ho avuta la possibilità, sono andato a cercare nella realtà le possibili eco di ciò che avevo solo immaginato.
Il miglior metodo per la lettura dei libri è quello di seguire la legge del piacere; di non strascinarci dietro le idee dell'autore, altrimenti si sostituisce al nostro spirito quello di lui, e si estingue quella natural divergenza per cui da una infinità di combinazioni nascono le poche felici e vere.
Un maestro di ballo deve unire una perfetta conoscenza dellarte della danza e della pantomima con quella della musica e del disegno. Sarebbe di guadagno per lui anche lo studio della letteratura e la lettura dei grandi autori. Deve avere buona conoscenza delle diverse arti meccaniche ed anche della geometria. Una buona esperienza in matematica permette chiarezza di pensiero ed esattezza di esecuzione.
Una critica d'intonazione negativa circa le tragedie corneliane non è più da fare, perché si trova già in molti libri; e, d'altronde, se c'è un poeta estraneo al gusto e all'interessamento odierni (per lo meno fuori di Francia), questi è Corneille, e i più degli amatori di poesia e d'arte confessano senza ritegno di non reggere alla lettura di quelle tragedie, e che esse "non dicono loro niente".
Chi può ora sostenere la lettura dei romanzi dovuti alla penna del focoso giornalista-epigrammista che fu Ferdinando Petruccelli della Gattina [...], che vorrebbero dare quadri della Napoli borbonica e danno invece un cumulo di cose enormi, di delitti tenebrosi, di stranezze, di scempiaggini, senza disegno e senza stile, con una disinvoltura e un brio di maniera, meccanici e falsi?
Bisogna imparare a spiare la luce. Le sue modulazioni, le sue fughe e i suoi passaggi. Fin dal mattino, dopo la prima colazione, dopo la lettura della posta, bisogna informarsi sulle condizioni della luce, apprendendo allora se quel giorno si dipingerà, se ci si addentrerà profondamente nel mistero del quadro. Se la luce dell'atelier sarà buona per mettervi piede.
Ho iniziato a considerare il Manzoni come un autore contemporaneo, dopo la lettura de "La colonna infame", quello scritto me ne ha fatto cogliere la grandezza, ma questo è avvenuto in età adulta. Da ragazzo, non lo nascondo, non sopportavo l'autore de "I promessi sposi". La lettura che ci veniva propinata a scuola lo rendeva odioso, noioso. Il Manzoni appariva come un baciapile, la critica letteraria ne ha costruito per decenni e decenni una immagine stereotipata, agiografica, rasserenante e pedagogica. Insomma, Manzoni veniva presentato come un secchione. Uno che in vita sua non ha mai sorriso. A quel punto persino Leopardi, che se ne stava ad osservare la luna, mi era più simpatico. La colpa non era del Manzoni, ma della lettura penitenziale e penitenziaria, che ne veniva fatta.
La lettura dei processi storici, priva di un supporto interpretativo, è inconsistente. La storia senza una chiave di lettura sarebbe una successione incomprensibile dei fatti. Ritengo che l'importanza della lettura marxista della storia sia essenziale per spiegare la struttura e la dinamica delle classi sociali.
Frasi sulla lettura
DiAndrea Camilleri
Un lettore vero è chi si immerge talmente nella lettura di un testo da uscirne cambiato, che si pone nei confrotni del libro in uno stato di disponibilità profonda.
Dire qualcosa sul carcere, sulla giustizia, sui tossicodipendenti e sui recidivi? Ricordare che Dio, quando vuole la rovina di qualcuno, lo manda fuori di testa? Mi accontenterò di consigliare la lettura di Oscar Wilde...