Fuori, nell'aria fresca del mattino, Horace prese a respirare profondo. "Si riempia i polmoni" disse. "Una nottata in quel posto basterebbe a far venire il delirium tremens a chiunque. L'idea di tre persone adulte... Mio Dio, certe volte mi convinco che siamo tutti bambini, eccetto i bambini. ma oggi sarà l'ultimo giorno. A mezzogiorno uscirà libero: se ne rende conto?"
Torna, o delirio lusinghier deh! torna; | Né cosi ratto abbandonarmi. Io dunque | Suo sposo! ella mia sposa! Eterno Iddio, | Di cui fu dono questo cor che avvampa, | Se un tanto ben mi preparavi, io tutti | Spesi gl'istanti in adorarti avrei.
Fatto che si abbia il male, bisogna farlo tutto quanto. È da pazzi sperare di fermarsi ad un punto qualunque del mostruoso! Il delitto spinto agli estremi ha deliri di gioia.
In un mondo dominato dal delirio onnipotente della tecnologia, le catastrofi naturali ci parlano, ci ricordano che siamo esseri insignificanti, formiche che passeggiano sul dorso di un gigante.
Quando si pensa che una detestabile coalizione di ministri perversi, di magistrati in delirio e di ignobili settari ha potuto, ai nostri giorni distruggere questa meravigliosa istituzione [i Gesuiti] e farsene un vanto, sembra di vedere quel folle che metteva trionfalmente il piede su un orologio dicendogli: ti saprò ben impedire di far rumore. Ma che dico mai? Un folle non è colpevole!
Lo confesso, da giovane ho abusato di tutto: alcol, fumo, sostanze di vario tipo che non starò qui a descrivere in dettaglio. La giovinezza ti permette di recuperare in fretta e cancellare dal volto gli eccessi della notte prima. Ho provato di tutto. Forse non avrei potuto interpretare Hunter Thompson nel film "Paura e delirio a Las Vegas" se non avessi saputo come ci si sente sotto leffetto dellLsd o della mescalina. Ho sorseggiato, con molta cautela, lassenzio: ne bevi un goccio di troppo e vai fuori di testa. Ma ho saputo voltare pagina e ho cancellato tutto questo dalla mia vita.
"Se non mi do una mossa subito sono spacciato" mi dico, spacciato come negli ultimi tre anni di disperazione ubriaca, una disperazione fisica e spirituale e metafisica che non si può imparare a scuola per quanti libri si leggano sull'esistenzialismo o sul pessimismo, per quante tazze di ayahuasca visionaria si bevano, per quanta mescalina si prenda, per quanto peyote si ingurgiti - La sensazione di quando ti svegli con il delirium tremens la paura di una morte misteriosa che ti gronda giù dalle orecchie come le grevi ragnatele dei ragni nei paesi caldi, la sensazione di essere un mostro di fango piegato in due che geme sottoterra nella melma fumante trascinando chissà dove un lungo fardello ustionante, la sensazione di stare fino alle caviglie in una pozza di sangue di porco bollente, puah, di essere immerso fino alla vita in un gigantesco pentolone di lavatura di piatti marrone e unta senza più nemmeno una traccia di sapone - La faccia che ti vedi nello specchio è talmente stravolta e deformata dal dolore che non riesci nemmeno a piangere per una cosa così orrenda, così perduta, nessun rapporto con la perfezione di prima e perciò nessun rapporto con le lacrime o altro.
Con un piede da questa parte e l'altro poggiato sull'infinito, mi sembra quasi di essere un ponte gettato fra le due età e sotto di me scorre l'universo come fluida materia che seco travolge impetuosamente il ridicolo delirio dell'uomo di volersi imporre o sottrarre a decreti che lui stesso ignora.
Oh se i giovani, nella loro esuberanza, sapessero che le illusioni d'amore, per lo più frutto di una viva esaltazione dei sensi, sono passeggere! E se un Angelo avvertisse loro, che giurano così facilmente eterna fedeltà a illegittimi affetti, nel delirio di cui sono presi, che tutto quello che è impuro amore deve morire, perché è un male, soffrirebbero meno e sarebbero più buoni. Ce ne accorgiamo in età più inoltrata, quando ci avviciniamo per le umane vicende, per caso, al fuoco che ci aveva infiammati e non ci riscalda più.
Vi è una Sicilia "babba", cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia "sperta", cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell'angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale; una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio.
Ma che dolce delirio è il loro, allorché si fabbricano mondi senza fine, allorché misurano come con il pollice e con il filo, sole, luna, stelle, sfere.
Soltanto le passioni simulate, i deliri finti hanno qualcosa a che fare con lo spirito, e con il rispetto di noi stessi; i sentimenti sinceri presuppongono una mancanza di riguardo verso di sé.
Che cosa sei Noretta col tuo palloncino attraversando il paese nel mattino della domenica? Sei la sposa raggiante che esce dalla chiesa, sei la regina in trionfo dopo la vittoria, sei la divina cantante sollevata a spalle dalla folla in delirio, sei la donna più ricca e bella del mondo, sei l'amore grande e fortunato, i fiori, la musica, la luna, le foreste e il sole, tutto questo in una sola volta sei perché un palloncino di guttaperca pneumatica ti ha resa felice
La poesia è distacco, lontananza, assenza, separatezza, malattia, delirio, suono, e soprattutto, urgenza, vita, sofferenza. È l'abisso che scinde orale e scritto.
Noi sperimentiamo che le febbri e le altre alterazioni del corpo sono causate da deliri, e coloro che hanno il sangue tenace non immaginano che alterchi, risse, stragi e simili.
Nel mio rifugio moresco, mentre tamburella
l'acqua della semina benedetta sui vetri,
io penso alla lontana Europa che combatte,
al Nord feroce, avvolto nelle piogge autunnali.
Dove guerreggiano galli, teutoni ed inglesi,
là nelle vecchie Fiandre e in una fredda sera,
su cavalieri e fanti, su carri e su cannoni
mette il velo la pioggia della melanconia!
Avvolgerà la nebbia le rosse spoglie belliche
grigia sordina al ferrigno chiarore del campo,
le nebbie della Mancia cadranno come un sudario
della fiamminga duna sul fango insanguinato.
Un imperatore ha schierato le truppe della Germania
contro il francese avaro e il triste moscovita,
e ha osato sferzare la fulva pantera di Britannia.
Mezzo pianeta in armi contro il teutone milita.
Signore! La guerra è orrenda e barbara: la guerra,
odiata dalle madri, fa infuriare le anime;
mentre la guerra passa, chi semina la terra?
Chi segherà la spiga, che dal giugno è ingiallita?
Albione scruta e insegue le carene sui mari;
Germania abbatte templi, dimore ed officine;
la guerra mette un soffio di gelo nelle case,
la fame sulle strade e nelle donne il pianto.
È barbara la guerra e ottusa e regressiva;
perché su Europa ancora questa sanguigna raffica
che falcia l'anima e questa aggressiva follia?
Perché l'uomo si ubbriaca di sangue un'altra volta?
La guerra ci riporta [...]
il delirio d'orrori
di Attila in Europa coi suoi feroci eserciti;
le orde mercenarie, i pùnici rancori;
la guerra ci riporta i morti millenari
di ciclopi, centauri, Eracli e Tesei;
risuscita la guerra i sogni cavernicoli
dell'uomo con villosi giganteschi mammut.
Ebbene? Il mondo in guerra e solo Spagna in pace.
Salute, o buon Chisciano! Se è tuo questo contegno,
io ti saluto. Salve! Salve, pace spagnola,
se non sei pace vile, ma disdegno ed orgoglio.
Se sei disdegno e orgoglio, tuo valore, su lustri
in questa pace, valida, la spada arrugginita,
per teneri a pulita, senza macchia, impugnando
l'arma della tua vecchia panoplia disusata;
se lucidi e forbisci i ferri per - un giorno -
vestir di luce, e in piedi: eccomi, dunque, Spagna,
tutta, in anima e corpo, per una guerra mia,
eccomi, dunque, armata per la mia propria impresa,
dire, affinché chi ascolta dica: è voce non eco.
Il buon mancego parla parole di saggezza;
sembra che il cavaliere incartapecorito
il senno ha riacquistato, con la spada alla vita;
pace di Spagna, allora ti saluto. Se sei
vergogna umana di ostinati livori
con cui mercanti avari s'ammazzano a migliaia,
sopra la terra madre che nudi li partorì;
se sai come l'Europa intera naufragava
in una pace senz'anima, in affanno. senza vita,
e che l'annichilava una febbre crudele,
Gli uomini di fronte alla guerra
che oggi è febbre di questo conflitto fratricida;
...
pace di Spagna, allora ti. dico salve anch'io,
e a te, la forte Spagna; se, in pace benedetta,
nel tuo disdegno incidi, come sopra uno scudo,
due pupille che scrutano e un cipiglio che medita.
Parliamo pure della buona salute mentale di Van Gogh il quale, in tutta la sua vita, si è fatto cuocere solo una mano e non ha fatto altro, per il resto, che mozzarsi una volta l'orecchio sinistro, in un mondo in cui si mangia ogni giorno vagina cotta in salsa verde o sesso di neonato flagellato e aizzato alla rabbia, colto così com'è all'uscita dal sesso materno. E questa non è un'immagine, ma un fatto abbondantemente e quotidianamente ripetuto e coltivato sulla terra intera. Ed è così, per quanto delirante possa sembrare tale affermazione, che la vita presente si mantiene nella sua vecchia atmosfera di stupro, anarchia, disordine, delirio, sregolatezza, pazzia cronica, inerzia borghese, anomalia psichica (perché non l'uomo, ma il mondo è diventato un anormale), di voluta disonestà ed esimia tartuferia, di lurido disprezzo per tutto ciò che mostra di avere razza, di rivendicazione di un ordine fondato interamente sul compiersi di una primitiva ingiustizia, di crimine organizzato, insomma.
Spiegami come il lume della notte, | come il delirio della fantasia. | Spiegami come la donna e come il mimo, | come pagliaccio che non ha nessuno. | Spiegami perché ho rotta la sottana: | uno strappo che è largo come il cuore.