La bellezza dell'estasi orrorifica consolida l'orrore estatico in una metafisica pazienza: quando morirò vivrò nei miei romanzi.
[da un'intervista; Corriere della sera, 13 gennaio 2009]
Erano stati due schiaffi che, dopo qualche momento di muto stupore, avevano risposto fulminei alle domande insistenti, se pure cortesi, di Lionello Scocca. Ma a quelle domande avrebbe potuto anche rispondere un urlo furibondo, disumano: così alto che tutta la città, per quanta ancora se ne accoglieva oltre l'intatta, ingannevole quinta di via Mazzini fino alle lontane Mura sbrecciate, l'avrebbe udito con orrore.
[Explicit]
Spero solo che si rafforzi la convinzione, in coloro che decideranno di leggere queste pagine, che le guerre, tutte le guerre sono un orrore. E che non ci si può voltare dall'altra parte, per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio.
Quando voi parlate di scienza della criminologia, voi intendete studiare un uomo dal di fuori, come se fosse un gigantesco insetto, o un fenomeno lontano da noi; mentre il più grande orrore del male sta appunto nel fatto che è così vicino a noi, che è in tutti noi.
Penso con orrore a chi crede che le calamità possano essere un pretesto per fare buoni affari. Il terremoto, le vittime, la desolazione che ne consegue meritano ben altri sentimenti e ben altra pietà.
Di fronte all'orrore della Shoah, simbolo perenne dell'abisso d'infamia in cui può precipitare l'uomo che disprezza Dio, sale fortissimo il bisogno di tramandare la memoria e far sì che mai più in futuro sia riservato, anche ad un solo essere umano, ciò che il nazismo riservò all'intero popolo ebraico.
E se non lo trovo [un nuovo amore], non importa. Preferisco la libertà di rimanere per sempre a cercarlo che l'orrore di sapere che non esiste un altro che io possa amare come ne ho amato solo uno in questa vita. Sai chi? Te stronzo.
Ogni civiltà, e soprattutto quella occidentale, non è stata altro che edificante anche e proprio quando ha prodotto l'estremo della distruzione e dell'orrore. Potrà mai accadere all'uomo di non essere edificante?
Si ottengono forza, coraggio e fiducia in ogni esperienza in cui abbiamo davvero smesso di guardare in faccia la paura. Dobbiamo fare quello che pensiamo di non poter fare. Devi essere in grado di dire a te stesso: "Ho vissuto questo orrore. Posso affrontare la prossima cosa che arriverà."
Di un certo libro tedesco è stato detto giustamente che er lässt sich nicht lesse: non si lascia leggere. Ci sono segreti che non si lasciano svelare. Gli uomini muoiono di notte nei loro letti, stringendo le mani di confessori simili a spettri, guardandoli negli ochi e implorando pietà; muoiono con la disperazione nel cuore, con la gola attanagliata dalle convulsioni, per l'orrore dei misteri che non si lasciano rivelare.
La vita scorre davanti alle finestre e io la odio ancor più di minuto in minuto. Vedo i gesti triti e ritriti, i sorrisi compiti, le cellule grigie che girano intorno al nulla sotto le pie bombette. [...] I passanti sono spaventosi. Li vedo in tutti i loro piccoli orrori.
La faccenda dei paparazzi è come un film horror di David Lynch. Riesco a capire che si vogliano vedere le star vestite da sera sui tappeti rossi, ma arrivare a seguire qualcuno mentre fa il pieno di benzina mi pare troppo. Meglio comprare un numero del National Geographic e cercare di sapere cosa succede in Africa.
Il fatto è che prendere il culo e portarlo un po' fuori da qui mi costringe a guardare l'Umanità e quando guardi l'Umanità devi PER FORZA reagire. È tutto troppo, un horror show continuo. Sì, laggiù mi annoio, sono terrorizzato, ma per il momento mi sento anche una specie di studioso. Uno studioso dell'inferno.
La vita mi faceva semplicemente orrore. Ero terrorizzato da quello che bisognava fare solo per mangiare dormire e mettersi addosso qualche straccio. Così restavo a letto a bere. Quando bevi il mondo è sempre lì fuori che ti aspetta ma per un po' almeno non ti prende alla gola.
Domenico, Gemma e Angela Santangelo
Napoli, 29 ottobre 1975.
Questa è una storia che dimostra come la realtà, a volte, possa diventare puro e semplice orrore. È accaduta a Napoli, in via Caravaggio numero 78.
Il 29 ottobre 1975.
Solo un nemico che da lunghe notti avesse pensato a qualcosa di diabolico contro di me, poteva effettuare questo delitto [Matteotti] che ci percuote di orrore e ci strappa grida di indignazione.
Sono felice, e depressa coma mai prima. Mi lecco le ferite, guardandomi intorno con una sorta di antico stupore e nuova speranza. È un'avventura massacrante, come ogni film, ma appagante, come ogni film. Negli occhi, riflesse, le nuvole rarefatte degli anni Novanta: un po' di ironia, un po' di poesia, un po' d'amore, un po' di orrore.
Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.
Lendl, nella sua personificazione del Male, anzi del Maligno, in quella sua liturgia di tic bestiali (le ciglia spulciate, l'orrido detergersi nella segatura) e look orrorifico (quei polsini più lunghi del Tamigi) aveva un merito. Uno solo: rappresentava benissimo il ruolo del Cattivo. Non aveva pregi e non pretendeva di averne. Era l'uomo da odiare, l'anti McEnroe, l'anti-Bellezza. E il mondo (quello salvo, almeno) gioiva nel vederlo umiliato a Wimbledon, più ancora irriso dal servizio "da sotto" di Chang.
Quand'è che si è vecchi? Quando non ci si piace più e il pensiero di piacere a qualcuno, tu che non ti piaci più, ti riempie di sgomento, e di orrore, per te e l'improvvida creatura, segnata dai fulminanti traumi della sua indecifrabile crescita sentimentale, alla quale potresti far gola perfino tu, perché, suvvia, se non fosse un magma di poco di buono non si accontenterebbe perfino di te e in modo così chiaro e disteso, con tanta semplice semplicità.