La nostra vita di artisti è una lotta interiore tra una parte della personalità che vuole restare autentica, prende responsabilità, si pone domande a cui non trova risposte e una propensione a seguire. Chi segue questa identità finisce per mischiare jazz, hip hop, musica classica, come ketchup, hamburger e mayonese. Risultato: un piacere immediato e bulimico. Ogni giorno affamato, obeso e pertanto vuoto.
Un tempo esistevano domande per le quali non c'erano risposte. Oggi, all'epoca dei computer, ci sono molte risposte per le quali non abbiamo ancora pensato alle domande.
Non ci poniamo problemi del tipo: cosa potrebbe voler vedere il pubblico? Cosa potrebbe interessare al nostro pubblico? Queste domande non ce le poniamo proprio mai. Prima di tutto, approfondiamo argomenti che non capiamo e che ci piacerebbe tanto capire e pensiamo che, siccome ci reputiamo persone normali, ce ne siano altre che hanno le nostre stesse curiosità.
Le grandi domande esistenziali non mi interessano. Chi siamo e dove andiamo sono cose su cui non mi sono mai soffermato. Quelle bischerate là servono solo ad alimentare l'angoscia.
Il crollo delle torri del World Trade Center e l'incendio al Pentagono sono quel tipo di avvenimenti che ciascuno pensa destinati a mutare il corso della storia, senza peraltro sapere in quale direzione. Momento raro, intenso, veglia d'armi, attesa. Dopo il primo istante di stupore, affiorano le consuete domande che seguono eventi drammatici, alcune relative al passato (chi è stato? perché?), altre al futuro, e tra queste, alcune più inquiete, rassegnate e passive (che cosa accadrà?), altre già più di ordine strategico (che fare? come?). Ciascuna di queste domande coinvolge diversi aspetti. Il loro significato emerge solo moltiplicando gli interrogativi, le considerazioni, le ipotesi. Tutto a un tratto è possibile avere l'impressione che la concatenazione delle cause e degli effetti si estenda progressivamente a tutto lo spazio planetario. Il nostro pianeta ci appare insieme piccolo e pericoloso. La sensazione di trovarsi in trappola, ordinaria e legittima quando colpisce i rifugiati e gli esuli di tutto il mondo, si diffonde anche all'interno delle cosiddette regioni sviluppate.
Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto una risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppur toccati.
Le biciclette permettono di spostarsi più velocemente senza assorbire quantità significative di spazio, energia o tempo scarseggianti. Si può impiegare meno tempo a chilometro e tuttavia percorrere più chilometri ogni anno. Si possono godere i vantaggi delle conquiste tecnologiche senza porre indebite ipoteche sopra gli orari, l'energia e lo spazio altrui. Si diventa padroni dei propri movimenti senza impedire quelli dei propri simili. Si tratta d'uno strumento che crea soltanto domande che è in grado di soddisfare. Ogni incremento di velocità dei veicoli a motore determina nuove esigenze di spazio e di tempo: l'uso della bicicletta ha invece in sé i propri limiti. Essa permette alla gente di creare un nuovo rapporto tra il proprio spazio e il proprio tempo, tra il proprio territorio e le pulsazioni del proprio essere, senza distruggere l'equilibrio ereditario.
I talk-show non sono una forma di democrazia. È confusione. E dopo il decimo minuto è noia. Cè solo chi grida di più. Demagogia. Alla fine ti ricordi solo il conduttore, o gli ospiti. Ma non ne sai di più. Rimani con la sensazione che hai perso tempo. E vai a dormire insoddisfatto. Lapprofondimento vero è nel faccia a faccia. Dove ci sono domande vere. Domande per avere risposte.
Quando si ha la pancia vuota non ci si pone altro problema che quello della pancia vuota. È quando ci lasciamo alle spalle lo sfruttamento e la dura fatica che cominciamo davvero a porci domande sul destino dell'uomo e sulle ragioni della sua esistenza.
Oggi c'è sempre più controllo dei capitali sulla televisione, ecco perché l'informazione è messa in un angolo, non frutta denaro ed è pure pericolosa... Un tempo l'informazione poteva controllare gli altri poteri: non era solo un diritto ma una responsabilità. Ora invece non si fanno più le domande che contano.
E sono entrato in un portone e dentro un grande ascensore e mi hanno fatto domande sulla mia vita interiore ed in qualcuna delle mie risposte c'era il tuo nome.
Frasi sulle domande
DiFrancesco De Gregori
Ho sentito molto il film (Cuore Sacro), lo volevo fare assolutamente e volevo che riflettesse le domande che mi accompagnano ultimamente, sul senso della vita, la paura della morte, su cosa succede alle persone che non ci sono più e quali segni lascino nelle nostre esistenze. Non so se sono riuscito a dare delle risposte.
Le vere domande e le vere risposte non sono fatte di parole: sono fatte di azioni, di gesti, di atti, di opere in cui possono anche essere compresse le parole. Eppure ogni cosa fatta in qualche modo la si paga in ansia, in insuccesso e, se tutto va bene, in nostalgia.
Mi considero uno studioso di molte religioni. Più imparo, più domande mi pongo. Per me la ricerca spirituale è un "lavoro in corso" che dura tutta la vita.
Ricordo una volta, da piccolo, Enrico Berlinguer. Un giornalista gli chiese: "Lei è comunista ma che dice dell'isola di proprietà della sua famiglia?" Berlinguer disse: "Non rispondo a domande cretine".