O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, lambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono linvitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gelido, morto.
O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane;
risorgo - per te è issata la bandiera - per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri - per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! O amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
E solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.
Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili,
non sente il padre il mio braccio, non ha più energia né volontà,
la nave è allancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito,
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate coste, suonate campane!
Mentre io con funebre passo
Percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.
Di seguito, colui che infestò e macchiò tutta l'epigrafia del Regno di Napoli e in particolare il tesoro letterario delle lapidi campane, Francesco Maria Pratilli, canonico di Capua.
Le colline digradano nel bianco.
Persone o stelle mi guardano con tristezza, le deludo.
Il treno lascia dietro una linea di fiato.
Oh lento cavallo color della ruggine, zoccoli, dolorose campane.
È tutta la mattina che
la mattina sta annerendo, un fiore lasciato fuori.
Le mie ossa racchiudono un'immobilità, i campi
lontani mi sciolgono il cuore.
Minacciano
di lasciarmi entrare in un cielo
senza stelle né padre, un'acqua scura.
O palombaro per sempre sotto la sua campana!
Tutto un mare di vetro eternamente caldo!
Tutta una vita immobile dai lenti pendoli verdi!
E tanti esseri strani attraverso le pareti!
E ogni contatto per sempre vietato!
Mentre c'è tanta vita nell'acqua chiara di fuori!
Attenzione! L'ombra dei grandi velieri passa sulle dalie delle foreste sottomarine;
E io sono per un attimo all'ombra delle balene che migrano verso il polo!
In questo momento, gli altri scaricano, forse, vascelli pieni di neve nel porto!
C'era ancora un ghiacciaio in mezzo alle praterie di Luglio!
Nuotano all'indietro nell'acqua verde dell'ansa!
Entrano a mezzogiorno in grotte oscure!
E le brezze del largo ventilano le terrazze!
Attenzione! Ecco le lingue di fiamma del Gulf-Stream!
Allontanate i loro baci dalle pareti della noia!
Non hanno più messo neve sulla fronte dei febbricitanti;
I malati hanno acceso un fuoco di gioia,
E gettano a piene mani i gigli verdi nelle fiamme!
Appoggiate la vostra fronte alle pareti meno calde,
Aspettando la luna al vertice della campana,
E chiudete bene i vostri occhi alle foreste di pendoli blu e di albumine violette, restando sordi alle suggestioni dell'acqua tiepida.
Asciugate i vostri desideri deboli di sudore;
Per prima cosa andate da quelli che stanno per svenire:
Hanno l'aria di celebrare una festa nuziale in una cava;
Hanno l'aria di sotterrare a mezzogiorno, in un corridoio rischiarato da lampade in fondo a un sotterraneo;
Attraversano, in corteo di festa, un paesaggio simile ad un'infanzia d'orfano.
Andate poi da quelli che stanno per morire.
Arrivano come vergini che hanno fatto una lunga passeggiata al sole, un giorno di digiuno;
Sono pallidi come malati che ascoltano piovere placidamente sui giardini dell'ospedale;
Hanno l'aspetto di sopravvissuti che pranzano sul campo di battaglia.
Sono simili a prigionieri che non ignorano che tutte le sentinelle si bagnano nel fiume,
E che ascoltano falciare l'erba nel giardino della prigione.
Primo giorno
DOMENICA, 28 MAGGIO 1944
Un minuto prima dell'esplosione, nella piazza di Sainte-Cécile regnava la calma assoluta. La serata era calda ed una coltre di aria immobile avvolgeva la città. La campana della chiesa batteva pigri rintocchi, chiamando a raccolta i fedeli con poca convinzione, ma per Felicity Clairet suonavano come un conto alla rovescia.
Credo che già precedentemente ebbi modo di dire, tante volte il tocco delle campane è bene sentirli tutti. In genere c'è il din don dan nelle campane, no? Sentire magari il solito rintocco din din din va a finire che non si sente il don dan, quindi c'è un'altra musica. Io ho voluto chiarire alcuni concetti".
Oggi non è il mio primo giorno di scuola. Non indosso grembiuli che mal si accorderebbero con la mia mole, la mia dignità generica, i miei occhiali pensosi, che sono la mia parte più squisitamente intellettuale. Sono esentato dalla marmellata, dai quaderni, dalle campanelle, e nessun bidello, nell'intera penisola, ha alcun potere su di me. Dal punto di vista della scuola, e di questo, fatale, iniziatico primo giorno, io sono un uomo libero. Non è un risultato da poco, e qualcuno vorrà sapere come mai io, che sono, tutto considerato, un inetto, sia riuscito a tanto. Il metodo è semplice: invecchiando.
Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili
Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nellinfinito
Nessuno mangia arance
sotto la luna piena
Bisogna mangiare
frutta verde e gelata
Quando spunta la luna
dai cento volti uguali,
la moneta dargento
singhiozza nel taschino.
Annunziata dei Re, | ben lunata e mal vestita, | apre la porta alla stella | che per la strada le veniva incontro. | L'Arcangelo Gabriele, | tra giglio e sorriso, | pronipote della Giralda, | veniva in visita. | Sul corsetto ricamato | grilli occulti palpitavano. | Le stelle della notte | divennero campanelle.
Frasi sulle campane
DiFederico Garcia Lorca
L'idea di una poesia "europea musicale e colorita" era stata in Campana, oltre che istinto, un fatto di cultura; ma certo era stata accompagnata o preceduta, in lui, da una pratica ancora un po' inerte e passiva dei nuovi ismi trovati in aria. Anche il futurismo ufficiale aveva preteso, come già i novatori di fine secolo, di "rompere i vetri", di rinnovare l'aria. Campana s'era però scelto maestri più fini di quelli seguiti dai suoi provvisori iniziatori. Ripudiò d'istinto la parte più meccanica, più elencativa del liberismo di moda; andò, si può affermarlo anche con sicurezza di fatto, verso le sorgenti più certe di quel movimento, da Whitman a Rimbaud. Riportò per conto suo, nell'arte e nella vita, un fatto di stile a un fatto di coscienza e fu consapevole di rappresentare, nel suo tempo e nel suo ambiente, una voce nuova, diversa.
La sorte è decisa, | ahi! Riccardo non è più. | Le campane suonano a morto... | Oh, abbi pietà, Signore! | Si affaccia alla sua finestrella | la fanciulla dai riccioli biondi. | Persino gli spettri si commuovono | all'angoscia del suo cuore.
[Poesia scritta dopo la morte di Richard S.]
Chi ha giuste intuizioni in mezzo a cervelli confusi si trova come uno che abbia un orologio che funziona in una città dove tutti i campanili hanno orologi che vanno male. Lui solo conosce l'ora esatta, ma a che gli giova? Tutti si regolano secondo gli orologi della città che indicano l'ora sbagliata, persino chi è al corrente che solo il suo orologio segna l'ora giusta.