Sento di tante donne che soffrono di depressione post-partum, e ho un paio di amiche, mamme da pochi mesi, che non stanno vivendo bei momenti. Il lavoro per me è stata la salvezza: impegnare subito la testa in un'altra cosa mi ha aiutato. Tanto più che a Zelig l'ambiente è bellissimo. Stimolante e senza una pressione angosciante.
Oggi la maggioranza della gente muore di un deprimente buon senso e scopre, quando è troppo tardi, che l'unica cosa di cui non ci si pente mai sono i propri errori.
Non permettere che le stelle ti deprimano, non permettere che le onde ti facciano affogare .
(Don't let the stars get you down, don't let the waves let you drown)
Un dolore causato da una persona amata può essere amaro, anche quando si inserisce in mezzo a preoccupazioni, occupazioni, gioie che non abbiano per oggetto quell'essere e da cui la nostra attenzione solo di tanto il tanto si distoglie per tornate a lui, ma quando un simile dolore nasce nel momento in cui la felicità di vedere quella persona ci colma per intero, l'improvvisa depressione che allora pervade la nostra anima, fino a quell'istante soleggiata, protetta e calma, determina in noi una furibonda tempesta contro cui non sappiamo se saremo capaci di lottare fino all'ultimo.
Nell'insieme, quando si introduce un nuovo termine, muta la gerarchia di ciò che resta. Allo stesso modo, nel sistema spontaneo di valutazioni che l'uomo nuovo porta con sé, di cui è parte integrante, è apparso un nuovo valore il vitale , che per la semplice presenza deprime tutto il resto.
Qual'è l'età dell'anima umana? Come essa ha la virtù del camaleonte di mutar colore a ogni nuovo incontro, d'esser gaia con chi è allegro e triste con chi è depresso, così anche la sua età è mutevole come il suo umore.
L'orrenda certezza di aver per tutta la vita ingannato me stesso pensando sempre che ci fosse qualcos'altro da fare perché lo spettacolo continuasse mentre in realtà sono solo un pagliaccio depresso esattamente come chiunque altro.
Nell'ultimo decennio l'istituzione medica è divenuta una grave minaccia per la salute. Le depressioni, le infezioni, le menomazioni e le disfunzioni originate dai suoi interventi causano ormai più sofferenze che non tutti gli incidenti del traffico e gli infortuni sul lavoro. Soltanto i danni organici provocati dagli alimenti di produzione industriale possono competere con la patologia indotta dai medici. Oltre a ciò, la professione medica fomenta la malattia puntellando una società malsana che non solo conserva industrialmente i suoi minorati ma alleva clienti per il terapista con metodo cibernetico. Infine, le cosiddette professioni sanitarie hanno un potere patogeno indiretto, un effetto che nega strutturalmente la salute. Trasformano la sofferenza, la malattia e la morte da impegno personale in problema tecnico, espropriando così la gente d'ogni capacità di misurarsi autonomamente con la propria condizione umana.
La cosa a cui meno aspiro in assoluto è diventare il Primo Ministro del Giappone. Si tratta di un lavoro deprimente, perché non è possibile dire la verità alle persone che non vogliono sentire la verità.
Il punto non è raccogliere l'opinione del mondo come una stella polare che ci guidi, bensì di andare ognuno per la propria strada, nella vita e nel lavoro, senza essere depressi dal fallimento né sedotti dagli applausi.
Un momento ero felice e l'attimo dopo molto depressa; non ricordo di essere stata davvero bambina come molti miei altri coetanei. Ma il gioco preferito era fare teatro: recitare, organizzare spettacoli nella cucina di casa, truccarsi, mettersi addosso abiti vecchi o stracci e immaginare drammi e commedie.
Durante la mia malattia non ho pensato di rimettere mano al testamento, mi avrebbe depresso. Voglio continuare a divertirmi e lavorare nella mia azienda che resterà indipendente anche se ci saranno cambiamenti nel management.
Noi abbiamo il privilegio di poter essere immediatamente utili. Ma in Italia ci sono decine di migliaia di persone che rendono possibile tutto ciò, non solo sostenendoci economicamente, ma anche, come mi dicono da Milano quando mi sentono depresso, "circondandoci di affetto".
Quando sento che mi prende la depressione, torno a Firenze a guardare la cupola del Brunelleschi: se il genio dell'uomo è arrivato a tanto, allora anche io posso e devo provare a creare, agire, vivere.
Non sono mai le circostanze esteriori, è sempre il sentimento interiore depressione, insicurezza, o altro che dà a queste circostanze un'apparenza triste o minacciosa.
Il somaro oscilla perennemente tra scusarsi di essere il desiderio di esistere nonostante tutto, di trovare il proprio posto, o addirittura di imporlo, fosse anche con la violenza, che è il suo antidepressivo.
Mentre aspettavo ammazzai quattro mosche. Accidenti, la morte era dappertutto. Uomini, uccelli, belve, rettili, roditori, insetti, pesci, nessuno aveva la minima probabilità di sfuggirle. Li sistemava tutti. Non sapevo che cosa fare, al riguardo. Mi venne la depressione.
Sono felice, e depressa coma mai prima. Mi lecco le ferite, guardandomi intorno con una sorta di antico stupore e nuova speranza. È un'avventura massacrante, come ogni film, ma appagante, come ogni film. Negli occhi, riflesse, le nuvole rarefatte degli anni Novanta: un po' di ironia, un po' di poesia, un po' d'amore, un po' di orrore.