La gente di campagna non solo sa tutto quello che è accaduto a un uomo, ma ne rintraccia anche le virtù e i vizi, come anche i tratti del volto, risalendo per più generazioni, e spiegandone certe contraddizioni del carattere con un incrocio di famiglie avvenuto mezzo secolo prima.
Una gentildonna di campagna di una certa età avrà spesso più conoscenza del carattere umano, e saprà raccontare più aneddoti divertenti, tolti dalla storia di tutto quello che è stato detto, fatto e spettegolato in paese negli ultimi cinquant'anni, di quel che non possa raccogliere la più grande saccente del secolo da tutti i romanzi e i poemi satirici pubblicati nello stesso periodo.
Frasi sulla campagna
DiWilliam Hazlitt
Quando sono in campagna vorrei vegetare come la campagna.
Frasi sulla campagna
DiWilliam Hazlitt
In campagna non si può avere niente di buono, o, se c'è, non te lo lasciano avere.
Frasi sulla campagna
DiWilliam Hazlitt
Può il vostro libro reggere il confronto con l'aperta campagna e il bordo del mare?
Quando la politica si trasforma e si svilisce scadendo nel gossip, quando gli addetti all'informazione si rassegnano a pescare sui fondali del pettegolezzo spacciando per notizie le attività più intime degli uomini e delle donne, fatalmente la vita pubblica peggiora e riserva sorprese cattive. E se il livello della polemica è basso, prima o poi anche chi era abituato a volare alto, o almeno si sforzava di non perdere quota, è destinato a planare per rispondere agli avversari. La Repubblica da tempo si dedica alla speleologia e scava nel privato del premier, e l'Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, ha pure messo mano al piccone per recuperare materiale adatto a creare una piattaforma su cui costruire una campagna moralistica contro Silvio Berlusconi, accusato di condurre un'esistenza dissoluta in contrasto con l'etica richiesta a una persona che ricopra cariche istituzionali. Mai quanto nel presente periodo si sono visti in azione tanti moralisti, molti dei quali, per non dire quasi tutti, sono sprovvisti di titoli idonei. Ed è venuto il momento di smascherarli.
Sin da piccola in televisione ho guardato quasi solamente documentari. E poi ho avuto la fortuna di crescere in campagna vicino al mare perciò sono vissuta sempre in una casa paragonabile ad uno zoo per i tanti animali che cerano. Inoltre i miei genitori mi hanno fatto viaggiare tanto, soprattutto in posti selvaggi e mi hanno parlato tanto di questioni ambientali.
Gli avvenimenti risalgono al 1932, quando il penitenziario di stato si trovava ancora a Cold Mountain. E là c'era anche naturalmente la sedia elettrica.
I detenuti scherzavano sulla sedia, come sempre si fa delle cose di cui si ha paura, ma da cui non ci si può sottrarre. La chiamavano Old Sparky, come dire la Scintillante, o Big Juicy, la Scaricona. Circolavano battute sulla bolletta della luce e su come e dove Moores, il direttore del nostro carcere, avrebbe cucinato il suo pranzo del Ringraziamento, quell'autunno, con la moglie Melinda troppo malata per mettersi ai fornelli.
Ma in quelli che dovevano veramente sedervisi, la voglia di scherzare si spegneva in un baleno. Nel periodo da me trascorso a Cold Mountain ho presieduto a più di settantotto esecuzioni (questo è un numero sul quale non ho mai fatto confusione; me lo ricorderò sul letto di morte) e credo che, per la maggioranza di quegli uomini, la verità di ciò che stava accadendo li colpiva finalmente come una legnata quando gli bloccavano le caviglie alla solida quercia delle gambe di Old Sparky. In quel momento (vedevi la consapevolezza riempirgli piano piano gli occhi, una specie di freddo sgomento) si rendevano conto che le gambe avevano concluso la loro carriera. Dentro vi scorreva ancora il sangue, i muscoli erano ancora reattivi, ma avevano chiuso lo stesso; non avrebbero percorso nemmeno più un metro di un sentiero fra i boschi, non avrebbero più ballato con una ragazza a qualche festa di campagna. Ai clienti di Old Sparky la coscienza della propria morte saliva dalle caviglie. C'era un sacchetto nero di seta da mettergli sulla testa quando avevano finito di pronunciare le loro ultime parole, perlopiù incoerenti. Il cappuccio era per loro, ma io ho sempre pensato che in realtà fosse per noi, per impedirci di vedere l'orribile marea di sgomento che sale nei loro occhi quando cominciano a capire che moriranno con le ginocchia piegate.
Il nostro obiettivo principale è l'eliminazione dell'analfabetismo. Nella vecchia società vi erano delle scuole e licei e un certo numero di facoltà ma in campagna il 75% della popolazione, in particolare i contadini poveri e medio poveri non sapevano né leggere né scrivere, e anche in città il 60% dei lavoratori erano analfabeti. Appena due anni dopo la liberazione, solo il 10% della popolazione è analfabeta.
[Guidò la campagna d'Etiopia] Secondo la volontà del duce e nello sforzo che unisce in un solo blocco di fede e passione popolo, soldati e camicie nere. (da un telegramma a Benito Mussolini)
[Sulla campagna di Grecia] Fermarsi al solo Epiro non corrisponde alla situazione. Bisogna occupare Candia, la Morea e tutta la Grecia. Le forze avversarie non dovrebbero costituire una difficoltà, abbiamo l'aviazione.
Frasi sulla campagna
DiPietro Badoglio
Il vivere pareva mi si aprisse davanti come certe mattinate di primavera in campagna, quando ogni fiore, ogni foglia, ogni goccia di rugiada sembra promettere un miracolo, e la giornata che incomincia, piena daria e di luce, è proprio quel miracolo, quel comporsi dogni cosa.
[Arthur Rimbaud] Era un uomo alto, ben piantato, quasi atletico, dal volto perfettamente ovale di angelo in esilio, con capelli castano chiari in disordine e due occhi di un blu pallido inquietante. Ardennese, egli possedeva, oltre a un accento campagnolo troppo presto perduto, il dono della pronta assimilazione, propria delle genti di quel paese e questo può spiegare il rapido inaridirsi, sotto il sole scialbo di Parigi, della sua vena, per dirla come i nostri avi, il cui linguaggio diretto e corretto non aveva sempre torto, in fin dei conti.
Sono sicuro che se vivessi in campagna per sei mesi diventerei un tipo così semplice, che nessuno si accorgerebbe più di me.
Frasi sulla campagna
DiOscar Wilde
Non muoia, signor padrone, non muoia. accetti il mio consiglio, e viva molti anni, perché la maggior pazzia che possa fare un uomo in questa vita è quella di lasciarsi morir così senza un motivo, senza che nessuno lo ammazzi, sfinito dai dispiaceri e dall'avvilimento. Su, non faccia il pigro, si alzi da questo letto, e andiamocene in campagna vestiti da pastori come s'è fissato, e chi sa che dietro a qualche siepe non si trovi la signora Dulcinea disincantata, che sia una meraviglia a vedersi.
Il cielo di città mi piace perché puzza di basso, di uomini. Il cielo di campagna invece mi fa paura. C'è solo roba del Signore, lassù: stelle, stelloni, nuvole al galoppo.
E mentr'io attenderò al molino, il fattore mi ruberà i frutti della campagna; e se mi porrò invece a badare a questa, il mugnajo mi ruberà la molenda. E di qua il mugnajo e di là il fattore faranno l'altalena, e io nel mezzo a godere.
C'è il cartello strada senza uscita e non si può continuare | l'asfalto diventa campagna | la campagna diventa montagna | la montagna è piena di insidie | la città è piena di invidie.
Sei anni fa, in campagna, guardando il sole che tramontava dietro nuvole che sembravano tratti di penna un po' spento, un po' strabico, come ingabbiato qualcuno disse: "Occhio di capra: domani piove". Non lo sentivo dire da molti anni. Annotai l'espressione su un foglietto; e così ogni volta da allora che ne sentivo o ne ritrovavo nella memoria altre di uguale originalità e lontananza. Foglietto su foglietto, le "voci" hanno fatto libro: esile quanto è (e quanto si vuole), ma per me "importante". Da un certo punto di vista lo si può considerare, come ora di dice in accademia, un lavoro "scientifico": per me lo è, ma di quella "scienza certa" che è l'amore al luogo in cui si è nati, alle persone, alle cose, alle parole di cui la nostra vita, nell'infanzia e nell'adolescenza si è intrisa.
Io appartengo alla generazione di lavoratori che, nati nei villaggi e nelle frazioni di campagna polacca, ha avuto la possibilità di ricevere un'educazione e trovare lavoro nel settore industriale, diventando nel frattempo consapevoli dei loro diritti e della loro importanza nella società.
Era stato l'inverno più freddo degli ultimi quarant'anni. I villaggi nella campagna inglese erano isolati dalla neve, e il Tamigi era gelato. Un giorno di gennaio il treno da Glasgow per Londra arrivò a Euston con ventiquattro ore di ritardo. La neve e l'oscuramento contribuivano a rendere pericolosi i viaggi in auto: gli incidenti stradali erano raddoppiati, e la gente raccontava barzellette su come era più rischioso guidare una Austin Sette per Piccadilly di notte che attraversare con un carro armato la linea Sigfrido.
Poi, venne la primavera, e fu splendida. I palloni di sbarramento galleggiavano maestosi nell'azzurro splendente del cielo, e i soldati in permesso amoreggiavano per le vie di Londra con ragazze in abiti sbracciati.
Alle dieci e quarantacinque tutto era finito. La città era occupata, i difensori abbattuti e la guerra finita. L'invasore si era preparato per questa campagna con la stessa cura che per altre di maggior ampiezza.
C'è stata una campagna mediatica davanti a milioni e milioni di spettatori in cui un magistrato, Luigi De Magistris, ha insinuato che Mastella è "nu delinquente". E lo ha fatto da Santoro davanti a milioni di italiani plaudenti che vogliono la pulizia morale, sputtanandolo oltre ogni limite plausibile in sua assenza. Con l'editorialista principe dell'Unità, Marco Travaglio, che scrive tutti i giorni questo bifolco, questo cafone, questo delinquente sul giornale pagato dai gruppi parlamentari del Pd!
Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c'è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro. Ma queste seduzioni sono fomite, eccitamento continuo al lavoro, sono l'aria respirabile perché viva la mente; ed il cuore, lungi dal farci torto non serve spesso che a rinvigorirla. Provasi davvero la febbre di fare; in mezzo a cotesta folla briosa, seducente, bella, che ti si aggira attorno, provi il bisogno d'isolarti, assai meglio di come se tu fossi in una solitaria campagna. E la solitudine ti è popolata da tutte le larve affascinanti che ti hanno sorriso per le vie e che son diventate patrimonio della tua mente.