Si mobilitarono una quantità di paesi: l'Italia innanzitutto con i suoi idrovolanti, con Penzo e Maddalena che furono i primi aviatori a scoprire la tenda rossa e ci portarono viveri e altre cose essenziali. Poi gli svedesi. Vennero con parecchi aeroplani. Una parte importante l'hanno avuta proprio gli svedesi con la loro base. In fondo bisogna dire che tutto il mondo confinante con l'Artide si commosse quando seppe della disgrazia. Tutto il mondo. E tutti fecero quel che poterono per venire in nostro soccorso. Soprattutto i paesi finitimi, quelli vicini alla regione dove noi eravamo scomparsi; quindi anzitutto i norvegesi - eravamo in casa loro - e poi gli svedesi,
poi i francesi con Amundsen e poi i finlandesi e poi finalmente i russi. I russi hanno fatto la parte decisiva, meravigliosa, con un impeto straordinario.
I francesi scopavano dopo aver visto ghigliottinare qualcuno. Gli antichi romani si rimpinzavano durante le lotte dei gladiatori. È uno spettacolo, un divertimento, e non c'è niente di nuovo sotto il sole.
A due anni mi portarono in scena dentro uno scatolone legata proprio come una bambola perché non scivolassi fuori. E così il mio destino fu segnato. Da "Pupatella" attraverso la poupée francese, divenni per tutti "Pupella" nel teatro e nella vita.
Nel corso di questo processo io ho voluto mantenere volontariamente il silenzio, dopo aver spiegato al popolo francese le ragioni di tale atteggiamento. La mia unica preoccupazione, la mia unica cura, è stata di rimanere insieme a lui sul suolo di Francia secondo la mia promessa, per tentare di proteggerlo e attenuare le sue sofferenze. Qualunque cosa accada, il popolo non lo dimenticherà. Egli sa che io l'ho difeso come ho difeso Verdun. Signori giurati, la mia vita e la mia libertà sono nelle vostre mani, ma il mio onore io lo affido alla Patria. Disponete di me secondo coscienza. La mia non ha nulla da rimproverarmi, poiché durante una vita già lunga, giunto alla mia età e alle soglie della morte, affermo che non ho altra ambizione che quella di servire la Francia.
Diffidate dei libri che trattano di quest'arte; sono la maggior parte fallaci o incomprensibili, specialmente quelli italiani; meno peggio i francesi; al più al più tanto dagli uni che dagli altri, potrete attingere qualche nozione utile quando l'arte la conoscete.
Se sapessi una cosa utile alla mia nazione ma che fosse dannosa per un'altra, non la proporrei al mio principe, poiché sono un uomo prima di essere un francese o, meglio, perché io sono necessariamente un uomo, mentre sono francese solo per combinazione.
L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! Che significato ha questo folle mito?
Il mito dell'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto, come di una guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo che non ha cambiato nulla sulla faccia della terra, benché trecentomila negri vi abbiano trovato la morte fra torture indicibili. E anche in questa guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo, cambierà qualcosa se si ripeterà innumerevoli volte nell'eterno ritorno? Si, qualcosa cambierà: diventerà un blocco che svetta e perdura, e la sua stupidità non avrà rimedio. Se la Rivoluzione francese dovesse ripetersi all'infinito, la storiografia francese sarebbe meno orgogliosa di Robespierre. Dal momento, però, che parla di qualcosa che non ritorna, gli anni di sangue si sono trasformati in semplici parole, in teorie, in discussioni, sono diventati più leggeri delle piume, non incutono paura. C'è un'enorme differenza tra un Robespierre che si è presentato una volta nella storia e un Robespierre che torna eternamente a tagliare la testa ai francesi. Diciamo quindi che l'idea di eterno ritorno indica una prospettiva nella quale le cose appaiono in maniera diversa da come noi le conosciamo: appaiono prive della circostanza attenuante della loro fugacità. Questa circostanza attenuante ci impedisce infatti di pronunciare qualsiasi verdetto. Si può condannare ciò che è effimero? La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della ghigliottina. Or non è molto, mi sono sorpreso a provare una sensazione incredibile: stavo sfogliando un libro su Hitler e mi sono commosso alla vista di alcune sue fotografie; mi ricordavano la mia infanzia; io l'ho vissuta durante la guerra; parecchi miei familiari hanno trovato la morte nei campi di concentramento hitleriani; ma che cos'era la loro morte nei campi di concentramento davanti alla fotografia di Hitler che mi ricordava un periodo scomparso della mia vita, un periodo che non sarebbe più tornato? Questa riconciliazione con Hitler tradisce la profonda perversione morale che appartiene a un mondo fondato essenzialmente sull'inesistenza del ritorno, perché in un mondo simile tutto è già perdonato e quindi tutto è cinicamente permesso.
Nel sistema instaurato con la rivoluzione francese tutto ciò che è immorale è impolitico, tutto ciò che è atto a corrompere è controrivoluzionario. Le debolezze, i vizi, i pregiudizi sono la strada della monarchia.
Tutti gli uomini nati e domiciliati in Francia sono membri di quella società politica che chiamiamo nazione francese; cioè sono cittadini francesi. Essi lo sono per la natura delle cose e per i princípi primi del diritto delle genti. I diritti connessi a quel titolo non dipendono né dalla fortuna che ciascuno di essi possiede, né dalla quota di imposta a cui è sottoposto, poiché non è certo l'imposta che ci rende cittadini; la qualità di cittadini ci obbliga soltanto a contribuire alla spesa comune dello Stato secondo le proprie possibilità. Ora, voi potete dare delle leggi ai vostri cittadini: ma non potete annientarli.
Frasi sui francesiFrasi sulla Francia
DiMaximilien de Robespierre
Lo ripeto, non abbiamo l'umiltè dei francesi, né il coraggio degli spagnoli: quelli si fanno infilzare anche dai tori, noi no, siamo utilitaristi. Ma sono tutti superiori a noi, tutti streordineri: guardate i giapponesi che si ammazzano per la Patria, fanno i kamikaze, noi non vinceremo più finché non avremo il coraggio di ammazzarci. Persino gli indiani si infilano i chiodi, quei fachiri... e noi?
Conoscete la storiella che circola tra Strasburgo e Bruxelles? Se un trattato europeo va contro la Costituzione francese, si cambia la Costituzione francese. Se va contro la Costituzione tedesca, si butta via il trattato.
Si è spesso creduto di fare dello spirito di ottima lega domandando ai francesi in che libro fosse scritta la legge salica; ma Jéróme Bignon rispondeva molto a tono, e forse senza neanche immaginare fino a che punto avesse ragione, che essa era scritta nei cuori dei francesi.
[Su Nicolas Sarkozy] Appena si libera un posto, lo dà a un socialista. Nel 2007 aveva avuto una vittoria totale, e si è creato una coabitazione volontaria con i suoi avversari: un masochista. Il massimo è stato il matrimonio con Carla Bruni, che veniva da un ambiente mondano e gauchiste. Oltretutto la loro unione va male, anche se i giornali francesi scrivono il contrario. È una coppia di potere; quando tra poco il potere non ci sarà più, non ci sarà più neppure la coppia.
Dodici minuti [...] corrispondono all'effettiva durata verificata del dolore genuino. Qualsiasi cosa oltre i dodici minuti è autocommiserazione, e tentativi inutili di far sembrare più importanti i primi dodici minuti. Siamo una specie vanagloriosa, e se fossimo capaci di afferrare il fatto che anche la più sauvage di quelle che i francesi chiamano la grand passion provoca solo dodici minuti reali di dolore intenso, prima di cominciare ad attenuarsi, correremmo tutti sulle scogliere per buttarci come tanti lemming. Così lo giustifichiamo intensificandolo, facendolo sembrare importante, più logorante. Andiamo in giro per vent'anni dopo che la relazione s'è rotta, battendoci il petto e alzando lamenti al cielo.
Ciò che più m'indigna è che noi italiani siamo ancora così ingenui da affidare i successi dei nostri ristoranti a una guida francese, nonostante i passi da gigante che il settore ha fatto.
La guerra giova all'agricoltura e alla modernità. I campi di battaglia rendono, per molti anni, assai più di prima senz'altra spesa di concio. Che bei cavoli mangeranno i francesi dove s'ammucchiarono i fanti tedeschi e che grasse patate si caveranno in Galizia quest'altro anno!
Ecco l'utilità possibile della nostra Società di San Vincenzo de Paoli. Ma perché mi perdo in vane parole, quando tutte queste cose voi avete dovute pensarle ai piedi della tomba dei santi Apostoli; quando voi dormite sul cuore della Chiesa madre delle chiese e ne sentite il calore da vicino, e respirate le sue ispirazioni? Voi avete già fatto un'eccellente opera fondando laggiù una conferenza e siete stati guidati da un'ammirevole istinto quando l'avete dato come scopo la visita dei poveri francesi negli ospedali di Roma. Dio vi darà la benedizione che lui stesso diede alle sue prime opere: Crescete e moltiplicatevi. È poca cosa tuttavia crescere, bisogna nello stesso tempo unirsi man mano che la conferenza si estende, bisogna che ciascuno dei sui punti comunichi con il centro mediante raggi ininterrotti.
[A Louis Janmot, Lione, 13 novembre 1836]
La tv deve essere svago e la tv italiana mi piace. Quella francese è noiosissima. Ma se l'arte per affermarsi deve piegarsi per forza ai meccanismi della tv, è un problema. In Italia mi conoscono solo perché sono andata a "Ballando sotto le stelle".
E vedete che i tifosi del Milan lasciano gli spalti. Non c'è nemmeno troppo recupero... e l'abbraccio è di Tapie. La festa è tutta dei francesi, per noi amarezza, dispiacere, soprattutto perché il Milan non ha potuto presentarsi a questo appuntamento decisivo nelle migliori condizioni.
[Olympique Marsiglia-Milan, 26 maggio 1993, telecronaca dopo il fischio finale]
Poi la palla è per Cannavaro, ora per Albertini, la perdiamo però, Pires, attenzione va verso il fondo, Pires pericolo, parte il cross... Wiltord gol! La Francia è campione d'Europa. Trézéguet ha segnato il 2 a 1 per la Francia, ed è finita come peggio non poteva. Abbiamo cullato a lungo il sogno d'illusione di conquistare il titolo europeo che era alla nostra portata, abbiamo subito il pareggio a tempo ampiamente scaduto, ora Trézéguet porta in vantaggio la Francia. La disperazione, la delusione dei nostri giocatori, l'esultanza dei francesi.
[Francia-Italia, 2 luglio 2000, telecronaca del 2-1 della Francia]