LAmerica democratica non ha ancora fatto propria la lezione del jazz. La imparerà attraverso quello che sta accadendo. È solo questione di tempo. La crisi, la mancanza di denaro sono i segni della svolta. Come una persona che dice di essere in forma ma non fa esercizio. Dopo molti anni senza praticare sport e riempiendosi di fritti gli arriva linfarto. E se sopravvive si mette in forma davvero. Perché il dolore insegna. Lo ha insegnato il jazz.
Supponiamo che Dio parli: siamo sicuri di capire quello che lui dice? Se faccio una lezione sono convinto che i miei studenti, trenta, cinquanta che siano, capiscono trenta, cinquanta cose diverse. Perché il linguaggio è immediatamente una traduzione: quando lei mi ascolta lei traduce quello che io dico nella sua visione del mondo. E quindi questa traduzione fa si che lei intende un discorso che io non ho fatto. Per giunta Dio; non so: qualcuno lo sente, qualcuno ritiene che gli parli. Ma vediamo bene: l'ha sentito davvero con le orecchie, le ha detto delle cose incontrandola, oppure lei immagina che quella sia la parola di Dio.
Dovremmo cercare di trarre delle conclusioni da un'esperienza che ha travolto milioni di esseri umani e capire perché si debba conoscere questa storia, nonché quale lezione potremmo avere da questo passato.
La lezione più importante che l'uomo possa imparare in vita sua non è che nel mondo esiste il dolore, ma che dipende da noi trarne profitto, che ci è consentito trasformarlo in gioia.
Aspettavamo i giorni di tirocinio con una ansietà segreta. I giorni di lezione erano monotoni, spesso tristi. Noi studiavamo senza voglia, malamente, con programmi incerti, con professori troppo severi o assolutamente inetti. Eravamo già maestre e l'essere trattate da scolarette ci umiliava, ci stizziva. A casa, qualcuna di noi aveva la povertà, quasi tutte una miseria decente e chi un fratello ebete, chi un padre paralizzato, chi una matrigna tormentatrice, qualche piaga celata con cura, qualche vergogna nascosta con una nobile pietà, qualche infelicità, qualche ingiustizia del destino, a cui la rassegnazione era completa.
Il futuro non aveva importanza. E dal passato aveva appreso solo questa lezione di saggezza: l'amore era un errore pericoloso e la sua complice, la speranza, un'illusione insidiosa.
Ho imparato che sono felice solo da quando divido nettamente la vita privata dal lavoro, sono felice quando giro pochi film, quando lavoro con registi simpatici e intelligenti, la mia vita privata è al primo posto. Ho iniziato a lavorare a tre anni, il mio punto di vista è cambiato con il tempo e la mia famiglia viene prima di tutto, è una lezione che Hollywood ti insegna.
L'Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente che non si trova nei libri insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l'Italia, è appunto l'effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.
[Su L'orgoglio degli Amberson] Questo film fu realizzato in evidente antitesi a Quarto potere, come se fosse l'opera d'un altro regista, che, detestando il primo, volesse dargli una lezione di modestia.
Le scienze cognitive hanno scoperto che gli elettori non votano i programmi elettorali ma una visione del mondo. Berlusconi propone da vent'anni un progetto e una visione del mondo ben definiti: il padre autoritario. Poi influisce l'inesistenza dell'opposizione. E infine la psicologia degli italiani che, come nel ventennio fascista, preferiscono regredire e demandare le proprie responsabilità di cittadino a un capo, che magari quando le cose si metteranno male diventerà il loro capro espiatorio. Era già successo con Mussolini ma evidentemente la lezione non è servita. È pazzesco che il processo di ripeta. E siccome la gente non è informata dalla televisione, e questo è il vero dramma, ed è distratta, viene distratta apposta, magari con la cronaca nera per esempio, che ha un suo ruolo all'interno di questa tattica, non si interroga più di niente e apparentemente va tutto bene. Il crack di borsa, ad esempio, viene vissuto come un dato naturale, un maremoto, come se fosse un temporale. E invece il crack di borsa è voluto da questo tipo di capitalismo, è deciso dal capitalismo, e lo sfrutta come forma di dominio sulle masse. Una volta le masse insorgevano. E insorgeranno di nuovo perché è una situazione che non può durare.
L'ottanta per cento di un esame si basa sull'unica lezione a cui non sei andato, nella quale si parlava dell'unico libro che non hai letto.
[Terza legge del terrore applicato all'università]