La felicità, nonostante la pubblicità vi illuda, non ci viene dall'ultima generazione di telefonini o di computer, e più in generale di "prodotti", ma da uno straccio di "relazione in più".
Dove la produzione non tollera interruzioni, le merci "hanno bisogno" di essere consumate, e se il bisogno non è spontaneo, se di queste merci non si sente il bisogno, occorrerà che questo bisogno sia "prodotto". In una società opulenta come la nostra, dove l'identità di ciascuno è sempre più consegnata agli oggetti che possiede, i quali non solo sono sostituibili, ma "devono" essere sostituiti, può darsi che si cominci ad avvertire, sotto quel mare di pubblicità che ogni giorno ci viene rovesciato addosso, una sorta di appello alla distruzione, una forma di nichilismo dovuto al fatto, come scrive Gunther Anders, che: "L'umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via, tratta anche se stessa come un'umanità da buttar via".
La televisione o altro media ci fanno schiavi dell'audience e di quelli che pagano per la pubblicità, perseguendo un solo sogno: l'avvento totale dell'uomo consumatore. È un vuoto senza più radici.
È opinione diffusa che il film stia su un piano più alto rispetto alla pubblicità. Io non l'ho mai pensato. La pubblicità mi ha portato dove sono, è stata la vera scuola per la tecnica filmica.
Se molta gente ottiene GNU da amici e queste aziende non hanno successo, vorrà dire che la pubblicità non era necessaria per diffondere GNU. Perché tutti questi difensori del libero mercato non vogliono lasciare che sia il libero mercato a decidere?
Può essere vero che la pubblicità può raggiungere molti più utenti di microcomputer. Se fosse veramente così, una ditta che reclamizzasse il servizio di copia e spedizione per posta di GNU a pagamento dovrebbe aver abbastanza successo commerciale da rientrare dai costi della pubblicità e da guadagnarci. In questo modo, pagano la pubblicità solo gli utenti che ne beneficiano.
La libertà dello stupro delle donne... la libertà dello stupro che vige nei codici quotidiani ordinari della TV, che impera in tutte le pubblicità, che impera nelle trasmissioni d'intrattenimento domenicale, che impera in tutte le mattine e nei pomeriggi. La libertà di marchiare come se fosse un prosciutto il sedere di una donna il cui corpo denudato viene tenuto in un angolo di uno studio televisivo che pare abitato da un pubblico di sadomaso-deficienti!
Diamo pubblicità all'HIV e all'AIDS per non nasconderlo, perché l'unico modo per farla apparire come una malattia normale come la tubercolosi, come il cancro, è sempre quello di portarla allo scoperto e dire che qualcuno è morto a causa del virus dell'HIV e dell'AIDS. La gente smetterà di considerarla come qualcosa di straordinario.
Molti pensano che lo faccia apposta a non parlare mai del film al quale sto lavorando. In realtà non è una tattica pubblicitaria ma è dettata solo dal fatto che non mi piace parlare di qualcosa che non ho ancora fatto o completato: sarebbe parlare delle intenzioni e queste possono cambiare in qualsiasi momento.
Chi critica la presenza di animali al circo vuole farsi solo pubblicità, perché chi ama gli animali li tiene con sé. Io adoro gli elefanti, hanno l'intelligenza di un bambino di quattro anni. Pensate che uno costa 160 mila euro, perché dovrei trattarlo male?
Non è per contraddire Barack Obama, ma "il Paese dove tutto è possibile" non sono gli Usa. È l'Italia. Dove è possibile che il capogruppo del partito di maggioranza commenti l'elezione di Obama dicendo che fa contenta Al Qaeda. È possibile che il leader di un altro partito di governo abbia definito "bingo bongo" gli africani. È possibile che un altro autorevole leader di quel partito abbia definito "culattoni" gli omosessuali. È possibile che un sindaco del Nord inviti a trattare gli immigrati come "leprotti", a fucilate. È possibile che Marcello Dell'Utri (interdetto dai pubblici uffici, e però senatore della Repubblica: è possibile anche questo) ammonisca le giornaliste del Tg3 perché abbassano il morale della Nazione. È possibile che il premier, proprietario di televisioni, nel pieno del suo ruolo istituzionale inviti gli imprenditori a non destinare investimenti pubblicitari ai suoi concorrenti. È possibile che, in piena crisi finanziaria, lo stesso premier esorti ad acquistare azioni indicandone il nome. È possibile che una trasmissione della televisione pubblica sia oggetto di una spedizione punitiva di squadristi. È possibile che un ex presidente della Repubblica rievochi la violenza e gli intrighi di Stato come metodo repressivo delle manifestazioni studentesche. E sono possibili mille altre di queste meraviglie, nel solo vero paese dove veramente tutto è possibile. Così possibile che si è già avverato.
Ho scoperto che esiste un nuovo potere legato a forme di comunicazione diverse, come nella pubblicità per esempio. È qualcosa che mi ha attratto fin dallinizio, ma che ho imparato a conoscere molto lentamente. Così adesso vedo che larte ha un grande potenziale per inserirsi in un dibattito più ampio, per uscire nel mondo esterno e raggiungere un pubblico incredibile. E io lo faccio con quello che mi è permesso.
[Al presidente Berlusconi] "Lei ci prova con tutti", gli ho detto. La sua concezione della politica mi fa parafrasare una pubblicità: "Ci sono cose che non si possono comprare. Per tutto il resto cè Berlusconi".
Non c'è un aspetto della mia carriera in particolare che voglio cancellare o ricordare. La pubblicità in tv, il duetto con Mina, i ruoli al fianco di grandi attori in teatro o l'aver lavorato al fianco di grandi comici che mi hanno fatto crescere sono tutte esperienze che mi hanno arricchit.
La pubblicità [della Fox] inventò una storia secondo cui ero la baby sitter di un direttore del casting... penserete che avrebbero quantomeno dovuto fare di me una daddy sitter, per occuparmi del paparino.
"La pubblicità è necessaria" dice F.M., pontefice dell'advertising. "La gallina, quando ha fatto l'uovo, canta; l'anatra no. Nei negozi tutti chiedono uova di gallina, ma nessuno chiede uova di anatra. Chiaro?"
Non è vero che tutto fa brodo. [famoso slogan pubblicitario]
Frasi sulla pubblicità
DiMarcello Marchesi
Il signore sì che se ne intende. [famoso slogan pubblicitario]
Frasi sulla pubblicità
DiMarcello Marchesi
Il brandy che crea un'atmosfera. [famoso slogan pubblicitario]
Frasi sulla pubblicità
DiMarcello Marchesi
Falqui: basta la parola! [famoso slogan pubblicitario]
Frasi sulla pubblicità
DiMarcello Marchesi
Con quella bocca può dire ciò che vuole. [famoso slogan pubblicitario]
Frasi sulla pubblicità
DiMarcello Marchesi
La pubblicità è il commercio dell'anima.
Frasi sulla pubblicità
DiMarcello Marchesi
Io e mio marito abbiamo le stesse idee. Condividiamo amici e lavoro. Poi abbiamo due figlie, la maggiore lavora con me, la più piccola mi fa gli orecchini che metto in tv. Altro che pubblicità occulta, lho già detto anche a Striscia la notizia: speriamo che riesca a commercializzarli, così me la levo un po dalle croste.
[Su Alfredo Kraus] Io ho immensamente ammirato in Kraus la signorilità e dirittura dell'uomo e la grande professionalità dell'artista, schivo da ogni forma di pubblicità. Ora la sua voce continuerà a librarsi nel grande azzurro e il suo ricordo rimarrà nel mio animo immutato e intenso così, com'era intenso il suo amicale abbraccio.
Avevo compreso da tempo che non c'è cosa al mondo che non sia germe di un Inferno possibile; un volto, una parola, una pubblicità di sigarette potrebbero render pazza un persona, se questa non riuscisse a dimenticarli.