Sono stato addestrato per essere un attore, non una stella. Sono stato addestrato per interpretare ruoli, non ad avere a che fare con la fama, gli agenti, gli avvocati e la stampa.
Admeto: Vivi pure più a lungo di Zeus, così sia!
| Ferete: Imprechi contro il genitore che non ti ha fatto nulla?
| Admeto: Vedo che desideri tanto vivere a lungo!
| Ferete: Come?! non sei tu che stai sotterrando costei al tuo posto?
| Admeto: Sciagurato! questa è la prova della tua vigliaccheria!
| Ferete: Non è morta per causa mia! Questo non puoi dirlo!
| Admeto: AH! se avrai bisogno di me un giorno!
| Ferete: Procurati parecchie mogli, così saranno in più a morire!
| Admeto: è tua questa vergogna! sei tu che non hai voluto morire!
| Ferete: Il piacere di portarmi alla tomba non l'hai avuto.
| Admeto: Morirai comunque un giorno e ingloriosamente!
| Ferete: M'importa poco la mala fama dopo morto!
Numi, il riscatto concedete a me | dei miei travagli, della guardia lunga | un anno già, ch'io vigilo sui tetti | degli Atridi, prostrato su le gomita | a mo' d'un cane. E de le stelle veggo | il notturno concilio, ed i signori | riscintillanti che nell'etra fulgono, | ed il verno e la state all'uomo recano. | Ed ora il segno aspetto della lampada, | del fuoco il raggio, che da Troia rechi | della presa città la fama e il grido.
L'idea che l'arte di vivere sia una cosa semplice è relativamente recente. Da sempre sono esistiti individui convinti che per essere felici sarebbe bastato raggiungere il piacere, il potere, la fama e la ricchezza, e che l'unica cosa da imparare non fosse tanto l'arte di vivere quanto il modo per ottenere abbastanza successo da acquisire i mezzi per vivere bene.
Non importa se i tuoi scritti saranno pubblicati o no. È meglio un fascio di fogli sui quali ti sei sforzato per qualcosa per cui valeva la pena di lottare, che un racconto in ogni rivista e la fama internazionale.
E chi per esser suo vicin soppresso spera eccellenza e sol per questo brama ch'el sia di sua grandezza in basso messo(superbia); è chi podere, grazia, onore e fama teme di perder perch'è altri sormonti, onde s'attrista sì che'l contrario ama (invidia); ed è chi per ingiuria par ch'aonti, sì che si fa de la vendetta ghiotto e tal conviene che 'l male altrui impronti (ira).
La Mafia ormai sta nelle maggiori città italiane dove ha fato grossi investimenti edilizi, o commerciali e magari industriali. A me interessa conoscere questa "accumulazione primitiva" del capitale mafioso, questa fase di riciclaggio del denaro sporco, queste lire rubate, estorte che architetti o grafici di chiara fama hanno trasformato in case moderne o alberghi e ristoranti a la page. Ma mi interessa ancor di più la rete mafiosa di controllo, che grazie a quelle case, a quelle imprese, a quei commerci magari passati a mani insospettabili, corrette, sta nei punti chiave, assicura i rifugi, procura le vie di riciclaggio, controlla il potere.
Ci sono certe città sconosciute il cui nome, per inattese, terribili, clamorose catastrofi, talvolta acquista improvvisa fama europea e che s'ergono in mezzo al secolo come una di quelle paline storiche piantate dalla mano di Dio per l'eternità: tale è il destino di Pizzo. Senza annali nel passato e probabilmente senza storia nell'avvenire, essa vive sulla sua gloria di un giorno ed è diventata una delle stazioni omeriche dell'Iliade napoleonica. Infatti è noto che fu nella città di Pizzo che Gioacchino Murat venne a farsi fucilare, là che quest'altro Aiace trovò una morte oscura e cruenta.