O d'Argo antica terra, e voi, dell'ìnaco
| acque fluenti, onde partí con mille
| navi, recando guerra al suol di Troia,
| Agamènnone re! Qui, spento Príamo
| dell'ilíaco suol signore, e l'inclita
| città presa di Dàrdano, tornò
| di nuovo ad Argo, e molte sovra i culmini
| dei templi consacrò spoglie di barbari.
Questa è l'esposizione dell'indagine (historia) che Erodoto di Alicarnasso condusse affinché gli eventi passati non cadano col tempo in dimenticanza tra gli uomini, né manchi fama alle grandi e meravigliose imprese sia dei Greci che dei Barbari, né s'ignori per quali ragioni essi guerreggiarono gli uni contro gli altri.
Nel giro di tre o quattro generazioni la gente non sarà più nemmeno in grado di scorreggiare da sola e l'essere umano regredirà all'età della pietra, alle barbarie medievali, ad uno stadio che la lumaca aveva già superato all'epoca del pleistocene. Il mondo non verrà distrutto da una bomba atomica, come dicono i giornali, ma da una risata, da un eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto.
L'esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è arrivata la società umana. Quando della gente può fare l'apoteosi del militarismo e della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa, si può affermare con certezza assoluta che la società è sull'orlo della decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in veste umana.
Viviamo in un mondo violento. Da bambino mi hanno insegnato a cacciare, da grande a mangiare hamburger. Avete idea di come vengono ammazzate le vacche? È un atto barbarico, di rara violenza. Questo è il mondo in cui viviamo e non trovo che sia immorale raccontarlo com'è.
Credo che, a guerra finita, si giudicherà che il suolo d'Europa, non solo ha tremato per più mesi o per più anni sotto il peso delle armi, ma anche sotto quello degli spropositi. E Francesi, Inglesi, Tedeschi e Italiani si vergogneranno e chiederanno venia poi giudizi che hanno pronunciati, e diranno che non erano giudizi ma espressioni di affetti. E anche più arrossiremo noi, neutrali, che molto spesso abbiamo parlato, come di cosa evidente, della "barbarie germanica". Fra tutti gli spropositi, frutti di stagione, questo otterrà il primato, perché certo è il più grandioso.
Vorrei studiare i saccheggi non tanto per spiegare com'è andata e cosa si può fare per ritirarsi in piedi, quanto per arrivare a leggerci dentro il modo di pensare dei barbari.
Rinunciare ai cavalli, alla civiltà dei cavalli, era forse la ritirata strategica necessaria, la inevitabile perdita di anima, per ottenere lo sviluppo di un'energia che non sarebbe poi apparsa, obbiettivamente, come una barbarie.
Frasi sulla barbarie e sui barbari
DiAlessandro Baricco
Non è un'ipotesi che aiuta a capire i barbari ma soltanto a capire la loro tecnica d'invasione: come si muovono, non chi sono e perché sono così (che è, questa sì, la domanda affascinante).
Nelle parole d'ordine dei barbari risuona il morbido diktat dell'impero.
Frasi sulla barbarie e sui barbari
DiAlessandro Baricco
I barbari, eccoli qua.
Frasi sulla barbarie e sui barbari
DiAlessandro Baricco
È ovvio che, una volta isolato, qualsiasi segmento del corpo risulta fragile, immotivato, e perfino ridicolo. Ma è il movimento armonico di tutto l'animale, che bisognerebbe essere capaci di vedere. Se c'è una logica, nel movimento dei barbari, è solo leggibile a uno sguardo capace di assemblarne i diversi pezzi. Altrimenti è chiacchiera da bar.
È un punto importante: lì trova fondamento uno dei grandi luoghi comuni che da sempre covano sotto la superficie della paura dei barbari: il pensiero che loro siano l'avidità contrapposta alla cultura; la certezza che si muovano per un'ipertrofica, quasi immorale, avidità di guadagno, di vendite, di profitti.
Dal vino si impara un'ipotesi importante: quando percepiamo un'evidente perdita di anima, lì stanno lavorando, sotto la superficie di un'apparente barbarie, eventi di natura diversa che è possibile riconoscere uno ad uno.
Credetemi: è dall'alto, che bisognerebbe guardare. È dall'alto che forse si può riconoscere la mutazione genetica, cioè le mosse profonde che poi creano, in superficie, i guasti che conosciamo. Io cercherò di farlo provando a isolare alcune mosse che mi sembra siano comuni a molti degli atti barbarici che rileviamo in questi tempi. Mosse che alludono a una precisa logica, per quanto difficile da capire, e a una chiara strategia, per quanto inedita.
Frasi sulla barbarie e sui barbari
DiAlessandro Baricco
Così, per questo libro, io avrei scelto quattro epigrafi. Giusto per segnare i bordi del campo da gioco. Ecco la prima: viene da un bellissimo libro uscito da poco in Italia. L'ha scritto Wolfgang Schivelbush ed è intitolato La cultura dei vinti. (Sono titoli a cui, essendo tifoso del Toro, non posso resistere). Ecco cosa dice a un certo punto: "Il timore di essere sopraffatti e distrutti da orde barbariche è vecchio come la storia della civiltà. Immagini di desertificazione, di giardini saccheggiati da nomadi e di palazzi in sfacelo nei quali pascolano le greggi sono ricorrenti nella letteratura della decadenza dall'antichità fino ai giorni nostri." Copiate e mettete da parte.
Bisogna concedere ai barbari la chance di essere un animale, con una sua compiutezza e un suo senso, e non pezzi del nostro corpo colpiti da una malattia. Bisogna fare lo sforzo di supporre, alle loro spalle, una logica non suicida, un movimento lucido, e un sogno vero.
Arrivano da tutte le parti, i barbari. E un po' questo ci confonde, perché non riusciamo a tenere in pugno l'unità della faccenda, un'immagine coerente dell'invasione nella sua globalità. Ci si mette a discutere delle grandi librerie, dei fast-food, dei reality show, della politica in televisione, dei ragazzini che non leggono, e di un sacco di cose del genere, ma quello che non riusciamo a fare è guardare dall'alto, e scorgere la figura che gli innumerevoli villaggi saccheggiati disegnano sulla superficie del mondo. Vediamo i saccheggi, ma non riusciamo a vedere l'invasione. E quindi a comprenderla.
Colonizzazione: testa di ponte in una civilizzazione della barbaria da cui, in qualunque momento, può emergere la negazione pura e semplice della civilizzazione.