Il giovane ricco ha cento distrazioni brillanti e grossolane, corse di cavalli, caccia, tabacco, gioco, buoni pranzi e tutto il resto; occupazioni della parte bassa dell'anima a danno della parte alta e delicata. Il giovane povero stenta a procacciarsi il pane ; mangia, e quando ha mangiato non ha più che la meditazione.
Alla base dell'assunzione delle droghe, di tutte le droghe, anche del tabacco e dell'alcol, c'è da considerare se la vita offre un margine di senso sufficiente per giustificare tutta la fatica che si fa per vivere. Se questo senso non si dà, se non c'è neppure la prospettiva di poterlo reperire, se i giorni si succedono solo per distribuire insensatezza e dosi massicce di insignificanza, allora si va alla ricerca di qualche anestetico capace di renderci insensibili alla vita.
«Dickon», chiamò Mamma Rigby, «brace per la mia pipa!»
La vecchia signora teneva la pipa in bocca, mentre diceva queste parole. L'aveva già riempita di tabacco, ma senza chinarsi ad accenderla sul camino, dove d'altronde sembrava che nessuno avesse acceso il fuoco quella mattina. Nondimeno, appena dato questo ordine, ci fu immediatamente un intenso chiarore rosso nel fornello della pipa, e uno sbuffo di fumo dalle labbra di Mamma Rigby. Da dove fosse venuta la brace, e come fosse stata portata lì da una mano invisibile, non sono mai stato capace di scoprirlo.
È più ragionevole sacrificare la propria vita alle donne piuttosto che ai francobolli, alle vecchie tabacchiere, perfino ai quadri e alle sculture. L'esempio delle altre collezioni dovrebbe però ammonirci a cambiare, a non avere una sola donna, ma molte.
Durante ogni allenamento, qualunque sia il tuo sport, ti senti distrutto perché in ogni allenamento devi andare oltre quello che sul momento ti sembra il tuo limite: tu cominci a correre, a scattare a calciare e dopo un po' ti sembra di aver esaurito ogni energia, mentre hai solo esaurito quello che io chiamo "primo fiato". A quel punto bisogna sforzarsi per superare la piccola crisi che sembra bloccarti, per arrivare al "secondo fiato": che ovviamente arriva solo dopo qualche minuto di sofferenza. Quando l'allenatore dà lo stop senti il cuore che batte vertiginosamente, sembra che debba scoppiarti nel petto: devi riuscire a ricondurlo al suo ritmo normale in meno di due minuti; se non ci riesci è meglio che apri una tabaccheria o tenti di diventare Presidente del Consiglio: vuol dire che hai sbagliato mestiere.
Immagina, caro lettore, un faccione di color rosso acceso, donde penda una candida barba arruffata, tra i cui grossi peli si nascondano residui di una minestra di cavoli, briciole di pane, o di tabacco color cannella. Aggiungivi limponenza di una gran fronte rugosa e duna chiara calvizie cinta sulla nuca da una corona di bianchi capelli ricciuti che scendono sul colletto della giubba, un paio dorecchie piccole, molli e carnose, due soffici e lanose sopracciglia, e un imponente naso violaceo che sporge tra due grandi e chiari occhi azzurrini dallattonito sguardo. Ravviva questo volto con una mimica incessante e quasi inconscia, un frequente sorriso che accompagna i pensieri, il lieto ammiccare dun occhio e un improvviso e ingiustificato alzarsi e abbassarsi delle folte sopracciglia accompagnato da simultanei movimenti delle braccia e delle spalle, e ti sarai fatta unapprossimativa idea delluomo che è il terrore del distretto di Uggelejre, lo sgomento di tutto il clero, loggetto dellindignazione dei maestri di scuola e la disperazione del vescovo evangelico: del parroco protestante di Soby, Thorkild Asger Ejnar Frederick Muller.
Lo osservavo, e non sapevo che cosa pensare. Era vestito senza nessuna cura: con una vecchia giacca di lana color tabacco, dalle tasche sformate, e certi calzoni di flanella grigia, lisi e rigonfi ai ginocchi, che chissà da quanto tempo non erano stati stirati.
Di salute stava bene, comunque. Si era irrobustito, ingrossato: un uomo di quasi cinquant'anni, ormai.
E mentre lo presentavo in giro agli amici, vidi che la pelle del collo gli si era venuta solcando, con l'età, di rughe profonde. Era una pelle spessa, cotta dal sole, quasi nera.
Ricordava il cuoio, sì, proprio il cuoio grasso.
[Explicit]
Ora lui, Bartleby, finché lo mettevano a scrivere, ci dava dentro a sgobbare coscienziosamente. Ma se a Spencer Tracy veniva in testa di affidargli qualche lavoretto supplementare, come quello di collazionare una copia sul testo, originale, o di fare un salto dal tabaccaio all'angolo della strada per comperare un francobollo, lui niente: si limitava a sorridere evasivo, e rispondere con educata fermezza: «I prefer not to».
«E per quale motivo, poi?» chiesi, tornando col libro in mano.
«Perché non gli andava di far altro che lo scrivano. Lo scrivano e basta.»
«Però scusa» obbiettai. «immagino che Spencer Tracy gli passasse un regolare stipendio.»
«Certo» rispose Micòl. «Ma cosa significa? Lo stipendio paga il lavoro, mica la persona che lo compie.» [...]
Discutemmo abbastanza a lungo sul povero Bartleby e su Spencer Tracy. Lei mi rimproverava di non capire, di essere «un» banale, il solito inveterato conformista.
Poesia: Cara/ scendo un attimo a comprare le sigarette,/ disse un giorno alla sua moglie/il signor Beppe/ e non tornò mai più / andò a comprarle in Perù,/coi soldi messi via/si comprò una tabaccheria./Non lo trovarono mai/alla faccia della Raffai!
La sigmora Gamp [che si occupa di cadaveri] si confortò con un pizzico di tabacco da fiuto e stette a guardarlo con il capo reclinato un po' da una parte, come un intenditore potrebbe contemplare qualche dubbia opera d'arte. A poco a poco s'impadronì della donna il ricordo di un ramo orribile delle sue specializzazioni; e, chinatasi, ella gli immobilizzò contro i fianchi le braccia agitate per vedere che aspetto avrebbe avuto una volta morto. Per quanto la cosa possa sembrare laida, le dita di lei fremevano dal desiderio di comporre le sue membra nell'estremo atteggiamento marmoreo. - Ah, - disse la signora Gamp, scostandosi un po' dal letto - sarebbe proprio una gran bella salma! -.
L'incredibile sensazione di conforto nel ritrovarsi liberi, è una cosa difficile da esprimere a parole. La libertà è qualcosa che si sente nell'aria. Per me, è stato il sentire i soldati parlare inglese invece che tedesco e l'odore di vero tabacco che veniva dalle loro sigarette.
Quando ero giovane ho dato il mio primo bacio a una ragazza e fumato la mia prima sigaretta nello stesso giorno. Credete, da allora non ho più perso tempo con il tabacco.
C'è chi dice che adopero il siciliano come l'uva passa: ne lascerei cadere qualche chicco su una struttura italiana. Non è così. La cosa è più complessa. Io utilizzo le parole che mi offre la realtà per descriverla in profondità. Non potrei mai ambientare un mio libro in una città che non conosco. Non è un problema di topografia. Oggi esistono guide che ti dicono anche come si chiama il tabaccaio all'angolo. Nessuno però ti può dire come e cosa pensa chi vi entra: quali sono i codici di comportamento dei clienti di quel tabaccaio. Detto questo non ho la pretesa di innovare la lingua. Semplicemente utilizzo la mia, il mio modo di scrivere.