LAmerica democratica non ha ancora fatto propria la lezione del jazz. La imparerà attraverso quello che sta accadendo. È solo questione di tempo. La crisi, la mancanza di denaro sono i segni della svolta. Come una persona che dice di essere in forma ma non fa esercizio. Dopo molti anni senza praticare sport e riempiendosi di fritti gli arriva linfarto. E se sopravvive si mette in forma davvero. Perché il dolore insegna. Lo ha insegnato il jazz.
La nostra vita di artisti è una lotta interiore tra una parte della personalità che vuole restare autentica, prende responsabilità, si pone domande a cui non trova risposte e una propensione a seguire. Chi segue questa identità finisce per mischiare jazz, hip hop, musica classica, come ketchup, hamburger e mayonese. Risultato: un piacere immediato e bulimico. Ogni giorno affamato, obeso e pertanto vuoto.
Suonare il jazz è come stare in famiglia, quando padre e madre discutono: è unopposizione di genere. Se provano ad accordasi va alla grande. Altrimenti è un disastro.
Frasi sul jazz
DiWynton Marsalis
Nel jazz tutti vogliono suonare in modo differente. Devi imparare ad ascoltare modi diversi di fare le cose. E siccome suoni con gli altri, devi accordarti. Ed è quando sei a tempo che sai quando startene quieto e quando essere assertivo. Sai stabilire quando il tuo suono è la risposta a quello dellaltro e quando far partire linvenzione.
Il jazz ti insegna a rispettare te stesso: se ti rispetti capisci di avere obiettivi e pensieri e capisci che anche gli altri ne hanno, probabilmente diversi dai tuoi.
I miei primi dischi erano marcatamente neoclassici, anche perché all'epoca mi rendevo conto che quello era il modo di suonare che era più in voga, e ciò mi ha permesso di farmi conoscere da un pubblico molto vasto. Successivamente ho iniziato a fondere nel mio stile tutte le influenze diverse a cui avevo attinto, dal blues, alla fusion, al jazz.
Le mie prime influenze sono arrivate dagli "Shadows", una band inglese strumentale. In sostanza è grazie a loro che ho iniziato a suonare, e più tardi ho seguito musicisti blues e jazz. Clapton mi piaceva quando era con John Mayall. Mi piaceva molto quel periodo.
Ritengo che il jazz soprattutto nelle sue forme originarie rappresenti lassimilazione della cultura europea dentro quello che era il costume e la situazione ritmico-musicale afroamericana.
La mia avventura potrebbe finire a livello mediatico ma io continuerei a fare i live come ho sempre fatto. La mia immaginazione è piena di jazzisti squattrinati che suonano nei locali. Potrei diventare una di loro. Io mi sento me stessa mentre canto, ovunque mi trovo.
[Su Nina Simone] È una guerriera che ha combattuto per tutto, nella sua vita. Era nera e donna in un mondo di maschi bianchi, per cui non ha neanche potuto diventare grande quanto avrebbe meritato. È straordinaria se si pensa che per lei il jazz è stato un ripiego. Ha lottato per le donne, per la parità dei diritti, anche quelli della comunità afro-americana. È un grande esempio da seguire: le donne sono sempre bistrattate, oggi più che mai.
Io canto e non mi pongo il problema di come definire la mia musica. Quando negli anni Sessanta sono andata al festival di Monterey dicevano che facevo jazz perché il jazz viene dall'Africa, poi quando ho cantato con Harry Belafonte parlavano di folk. Io canto la mia musica e lascio agli altri le definizioni.
La musica è diventata densa. Mi danno dei pezzi pieni d'accordi e io non li so suonare. Nel jazz sta prendendo piede una tendenza ad allontanarsi dal giro convenzionale degli accordi, e una rinnovata enfasi delle varizioni melodiche e armoniche.
Ho affrontato l'intera varietà - dal gospel, al blues, al jazz, al soul, al pop - e il pubblico ha accettato quello che ho fatto in questo percorso. Penso che ciò significhi che ho fatto qualcosa di giusto sempre al momento giusto.
Sotto il profilo tecnico ci sono certe cose che mi piace inserire nei miei assolo. Per farlo devo avere a disposizione il materiale giusto. Funzionale allo swing, ad essere variato. Voglio riprendere vari tipi di musica e inserirli in un contesto jazzistico per suonarli con i miei strumenti. Mi piace la musica orientale e Yusef Lateef è uno che per qualche tempo l' ha utilizzata facendola confluire nel suo modo di suonare. Ornette Coleman suona a volte con un concetto spagnoleggiante, come pure con altri concetti musicali dai profumi esotici. In questi approcci musicali ci sono delle cose alle quali posso attingere per adattarle al modo in cui a me piace suonare.
Il mio compito di musicista è trasformare gli schemi tradizionali del jazz, rinnovarli e soprattutto migliorarli. In questo senso la musica può essere un mezzo capace di cambiare le idee della gente.
Il jazz, se si vuole chiamarlo così, è un'espressione musicale; e questa musica è per me espressione degli ideali più alti. C'è dunque bisogno di fratellanza, e credo che con la fratellanza non ci sarebbe povertà. E con la fratellanza non ci sarebbe nemmeno la guerra.
Metodo - Non fate periodi che separino frasi-strutture già confuse arbitrariamente da falsi punti e da timide virgole per lo più inutili, ma servitevi di un energico spacco che separi il respiro retorico (come il musicista di jazz prende fiato tra le varie sonate).
Sta diventando sempre più difficile decidere dove il jazz comincia o si ferma, dove inizia Tin Pan Alley e finisce il jazz, o addirittura dov'è il confine tra musica classica e jazz. Penso non ci siano linee di confine.
Frasi sul jazz
DiDuke Ellington
In genere il jazz è sempre stato simile al tipo d'uomo con cui non vorreste far uscire vostra figlia.
Il bello del tango è che in Argentina tutti i musicisti classici lo suonano. Non è come in America dove la classica e il jazz sono mondi separati. Io ogni tanto ho bisogno di tornare laggiù a suonarlo con i miei amici.