Posso veramente affermare che per un quarto di secolo ho mantenuto un indomito scopo: registrare i miei tempi con termini del mio tempo, a ancora di più esortare quelli che sono stati i poeti e romanzieri migliori di me, ad avere lo stesso scopo.
Vorrei lasciare in questo libro
tutto il mio cuore.
Questo libro che ha visto
con me i paesaggi
e vissuto ore sante.
Che pena quei libri
che ci riempiono le mani
di rose e di stelle
e lentamente passano!
Che tristezza profonda
lasciare i pannelli
di pene e dolori
che un cuore porta!
Veder passare gli spettri
di vite, che si cancellano,
vedere l'uomo nudo
in Pegasi senz'ali,
veder la vita e la morte,
la sintesi del mondo
che in spazi profondi
si guardano e ci abbracciano.
Un libro di poesie
è un autunno morto:
i versi son le foglie
nere sulla bianca terra,
e la voce che li legge
è il soffio del vento
che li affonda nei cuori
- intime distanze -
Il poeta è un albero
con frutti di tristezza
e con foglie secche
per pianger ciò che ama.
Il poeta è il medium
della Natura
che spiega la sua grandezza
con delle parole.
Il poeta capisce
tutto l'incomprensibile,
e chiama amiche
cose che si odiano.
Sa che i sentieri
sono tutti impossibili
e per questo la notte
li percorre con calma.
Nei libri di versi,
fra rose di sangue,
passano le tristi
e eterne carovane
che lasciano il poeta,
quando piange la sera,
circondato e stretto
dai suoi fantasmi
Poesia è amarezza
celeste miele che sgorga
da un invisibile favo
che fabbricano i cuori.
Poesia è l'impossibile
fatto possibile. Arpa
che invece di corde
ha cuori e fiamme.
Poesia è la vita
che attraversiamo in ansia
aspettando colui che porta
la nostra barca senza rotta.
Dolci libri di versi
sono gli astri che passano
nel muto silenzio
verso il regno del Nulla,
scrivendo nel cielo
strofe d'argento.
Oh! che pene profonde
e mai riparate,
le voci dolenti
che cantano i poeti!
Vorrei in questo libro
lasciar tutto il mio cuore.
Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest'età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora, io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d'arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l'esuberanza creativa.
Ero un bravo studente in tutte le materie, amavo la matematica e la fisica, ma anche la rigorosa logica dell'antica grammatica, odiavo solo memorizzare date e fatti. Dei poeti tedeschi, amavo specialmente i drammatici, ma odiavo le pedantesche analisi approfondite di questi lavori.
In cinquant'anni molte cose sono profondamente cambiate, la poesia è cambiata, ma non è cambiato il compito dei poeti, quello di disegnare il profilo ideologico di un'epoca.
L'accoglienza a Milano fu molto positiva. Allora la città era estremamente viva e vitale, con un'impronta europea e internazionale. È qui che cominciai a frequentare artisti e uomini di cultura (oltre a Fontana, Baj, Dangelo, Milani, Sanesi, Mulas...) e ad avere l'appoggio dei poeti e degli scrittori. Molto importante è stata la conoscenza con Fernanda Pivano e Ettore Sottsass: in casa loro ho avuto i primi incontri con gli americani.