Bisogna schiacciare i serpenti prima che essi possano mordere.
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La donna ora è perfetta Il suo corpo morto ha il sorriso della compiutezza, l'illusione di una necessità greca fluisce nei volumi della sua toga, i suoi piedi nudi sembrano dire: Siamo arrivati fin qui, è finita. I bambini morti si sono acciambellati, ciascuno, bianco serpente, presso la sua piccola brocca di latte, ora vuota. Lei li ha raccolti di nuovo nel suo corpo come i petali di una rosa si chiudono quando il giardino s'irrigidisce e sanguinano i profumi dalle dolci gole profonde del fiore notturno. La luna, spettatrice nel suo cappuccio d'osso, non ha motivo di essere triste. È abituata a queste cose. I suoi neri crepitano e tirano.
Di
Sylvia Plath
Non è facile dire il cambiamento che operasti. Se adesso sono viva, allora ero morta anche se, come una pietra, non me ne curavo e me ne stavo dov'ero per abitudine. Tu non ti limitasti a spingermi un po' col piede, no- e lasciare che rivolgessi il mio piccolo occhio nudo di nuovo verso il cielo, senza speranza, è ovvio, di comprendere l'azzurro, o le stelle. Non fu questo. Diciamo che ho dormito: un serpente mascherato da sasso nero tra i sassi neri nel bianco iato dell'inverno- come i miei vicini, senza trarre alcun piacere dai milioni di guance perfettamente cesellate che si posavano a ogni istante per sciogliere la mia guancia di basalto. Si mutavano in lacrime, angeli piangenti su nature spente, Ma non mi convincevano. Quelle lacrime gelavano. Ogni testa morta aveva una visiera di ghiaccio. E io continuavo a dormire come un dito ripiegato. La prima cosa che vidi fu l'aria, aria trasparente, e le gocce prigioniere che si levavano in rugiada limpide come spiriti. Tutt'intorno giacevano molte pietre stolide e inespressive, Io guardavo e non capivo. Con un brillio di scaglie di mica, mi svolsi per riversarmi fuori come un liquido tra le zampe d'uccello e gli steli delle piante Non m'ingannai. Ti riconobbi all'istante. Albero e pietra scintillavano, senzombra. La mia breve lunghezza diventò lucente come vetro. Cominciai a germogliare come un rametto di marzo: un braccio e una gamba, un braccio, una gamba. Da pietra a nuvola, e così salii in lato. Ora assomiglio a una specie di dio e fluttuo per laria nella mia veste d'anima pura come una lastra di ghiaccio. È un dono.
Di
Sylvia Plath
La mano di un uomo è come un animale addomesticato solo per metà: fa la brava quasi sempre, ma di tanto in tanto scappa e morde la prima cosa che vede.
Frasi sui morsi
Frasi sulle mani
Di
Stephen King
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