Comporre è come guidare lungo una strada nebbiosa verso casa. Lentamente si vedono i particolari della casa, il colore delle liste di legno, dei mattoni e la forma delle finestre. Le note sono sia i mattoni che la malta della casa.
Passeggiando per santa Lucia, lungo i parapetti del mare di Posillipo, nel tepore profumato dell'aria notturna gonfia di serenate che salgono da oscuri gruppi di mandolinisti alle finestre banali e felici degli Excelsior e dei Bristol, ho voluto simulare ironicamente, a braccetto con Lina, la luna di miele delle basse letterature e delle cartoline illustrate.
Oggi la carne intirizzita cerca
tremante il rosso focolare al buio
angolo. L'uragano al parossismo
ruggisce e fischia, e l'albero stecchito
s'abbatte nel giardino e sferza il muro.
Piove dalla finestra dietro il vetro
appannato le sera grigia e livida
sembra ondeggiare nel paesaggio secco,
e la nube lontana
suda giallo pallore di defunto.
L'oscuro cipresseto
lungi nereggia e la pineta stenta,
che si sfuma nell'aria annuvolata,
svanisce sotto il freddo Guadarrama.
Senza dolore non ci sarebbe sofferenza, senza sofferenza non si imparerebbe mai niente dai propri errori. Il rendere giustizia al dolore ed alla sofferenza è la chiave che apre tutte le finestre dell'esistenza: senza ciò, la vita non ha senso.
Mia madre mi ha mandato da psichiatri fin dall'età di quattro anni, perché non pensava che i ragazzini dovessero essere tristi. Quando nacque mio fratello, io guardai fuori dalla finestra per giorni. Potete immaginarlo?
L'immagine che viene alla mente leggendo i filosofi dell'Occidente è quella di un mosaico bizantino, rigido, simmetrico, composta da milioni di tessere e saldamente cementato alle pareti di una basilica senza finestre.
L'enorme stanza al pianterreno era volta verso il nord. Fredda, nonostante l'estate che sfolgorava al di là dei vetri, nonostante il caldo tropicale della stanza stessa; una luce fredda e sottile entrava dalle finestre, cercando avidamente qualche manichino drappeggiato, qualche pallida forma di mummia accademica, ma trovando solamente il vetro, le nichelature e lo squallido splendore di porcellana di un laboratorio.