A Montanelli invidio tutto tranne che il Giornale. In fondo l'Indipendente continua a guadagnar copie, non c'è motivo perché io lo debba lasciare... Io a il Giornale? Ma che cretinata. Berlusconi non m'ha offerto neppure un posto da correttore di bozze. M'incazzo all'idea che io, proprio io, sembro voler fare la forca a Montanelli. Io qui a l'Indipendente, mi diverto, guadagno copie, faccio il padrone e il politico. Mi spiegate perché devo fare certe cavolate? A carico di Montanelli, poi...
La fotocopia è uno strumento di estrema utilità, ma molte volte costituisce anche un alibi intellettuale: cioè uno, uscendo dalla biblioteca con un fascio di fotocopie, ha la certezza che non potrà di solito mai leggerle tutte, non potrà neanche poi ritrovarle perché incominciano a confondersi tra di loro, ma ha la sensazione di essersi impadronito del contenuto di quei libri. Prima della xerociviltà costui si faceva lunghe schede a mano in queste enormi sale di consultazione e qualcosa gli rimaneva in testa. Con la nevrosi da fotocopia c'è il rischio che si perdano giornate in biblioteca a fotocopiare libri che poi non vengono letti.
Ogni volta che un film ha successo, tutti a Hollywood cercano di copiare la formula che riempie le sale. Non importa che sia un film religioso, di sesso, guerra o spazio: un hit è sempre destinato ad essere il nonno di tanti cloni.
L'idea del copyright non esisteva in tempi antichi, quando gli autori copiavano estesamente altri autori in opere non narrative. Questa pratica era utile, ed è il solo modo attraverso cui almeno parte del lavoro di alcuni autori è sopravvissuto. La legislazione sul copyright fu creata espressamente per incoraggiare l'originalità. Nel campo per cui fu inventata, cioè i libri, che potevano essere copiati a basso costo solo con apparecchiature tipografiche, non fece molto danno e non pose ostacoli alla maggior parte dei lettori.
Porre restrizioni sulle copie non è l'unico modello di affari nel campo del software. È il modello più comune perché è il più redditizio. Se fosse vietato, o rifiutato dagli utenti, l'industria del software si sposterebbe su altri modelli organizzativi, adottandone altri ora meno comuni. Ci sono sempre numerosi modi per organizzare un qualunque tipo di affari.
Può essere vero che la pubblicità può raggiungere molti più utenti di microcomputer. Se fosse veramente così, una ditta che reclamizzasse il servizio di copia e spedizione per posta di GNU a pagamento dovrebbe aver abbastanza successo commerciale da rientrare dai costi della pubblicità e da guadagnarci. In questo modo, pagano la pubblicità solo gli utenti che ne beneficiano.
Copiare un programma in tutto o in parte è tanto naturale per un programmatore quanto respirare ed è altrettanto produttivo. Dovrebbe essere altrettanto libero.
Ogni sistema per imporre tariffe d'uso di un programma, comprese le licenze d'uso per le copie, è sempre estremamente costoso in termini sociali a causa del complesso meccanismo necessario per decidere quanto (cioè per quali programmi) ognuno debba pagare, e solo uno stato di polizia può costringere tutti all'obbedienza. Immaginate una stazione spaziale dove l'aria deve essere prodotta artificialmente ad un costo elevato: far pagare ogni litro d'aria consumato può essere giusto, ma indossare la maschera col contatore tutto il giorno e tutta la notte è intollerabile, anche se tutti possono permettersi di pagare la bolletta. E le videocamere poste in ogni dove per controllare che nessuno si tolga mai la maschera sono offensive. Meglio finanziare l'impianto di ossigenazione con una tassa pro capite e buttar via le maschere.
Non ci trovo nulla di disonesto in quello che fa Napster. Perché non dovreste poter mandare una copia di una canzone a un amico?
Frasi sulle copie
DiRichard Stallman
I giovani hanno sempre lo stesso problema: come riuscire a ribellarsi e conformarsi al tempo stesso. Adesso lo hanno risolto ribellandosi ai genitori e copiandosi a vicenda.
Chi col muovere troppo poco i muscoli eccita il cervello a maggior lavoro, può accumulare in una data unità di tempo maggior quantità di forze intellettuali, ma accorciando la vita finisce per produrre minor copia di pensieri.
Ecco cosa fai. Prendi la chitarra, scopiazzi canzoni da un po' di gente, le cambi un po', metti tuo fratello nella band, gli tiri pugni in testa ogni momento ... e (la cosa) vende.
Il problema della precarizzazione sorge proprio dalletà: ho fatto il lavoratore precario a ventanni e mai mi sono posto il problema; a trenta è unaltra cosa. I neo-laureati italiani approdano al mercato del lavoro senza avere mai raccolto ciliegie o scaricato cassette al mercato. Si laureano a 28 anni, in discipline poco spendibili e senza avere mai fatto unesperienza lavorativa, e non solo si rifiutano di fare una fotocopia, ma non sono in grado di tenerla in mano: sono antropologicamente mutati.
Avevo appena vissuto un successo che non pensavo possibile nella mia vita, c'era stato 'Buon compleanno Elvis', i primi concertoni a San Siro, un live doppio che aveva venduto più di un milione di copie; avevo fatto un film, e questo film era andato bene. E dopo è venuta la grande domanda. Che era: e allora? E quella è una domanda che ti sega le gambe.
La performance non è un'illusionistica copia della realtà, nè la sua imitazione. Non è una serie di convenzioni accettate come un gioco di ruolo, recitato in una seperata realtà teatrale. L'attore non recita, non imita, o pretende. Egli è se stesso.
"Non puoi prendere le idee dalla tua testa invece che dagli altri? È come rubare." - "No, perché? È normale, perché il cinema copia la vita. Sai cosa diceva Jean Renoir? Bisognerebbe dare onorificenze alla gente che fa i plagi." (da 'Il disprezzo')
È finita in Europa l'"età dell'oro". È finita la fiaba del progresso continuo e gratuito. La fiaba della globalizzazione, la "cornucopia" del XXI secolo. [...] Il tempo che sta arrivando è un tempo di ferro.