Una virtù (areté) che è cammino verso il centro invisibile e indicibile (árretos) da cui solamente è possibile il dispiegarsi di quelle armoniche circonferenze che sono il diritto, il rotondo, il bello e il giusto. Ma per questo ci vuole "altissima conoscenza (méghiston mathémata)", quella conoscenza matematica per cui Platone fa scrivere sulla porta della sua scuola "Non si entra qui se non si è geometri".
La differenza fra la scienza e gli elementi che necessitano una spiegazione è che la scienza richiede ragionamento mentre il resto richiede una mera educazione scolastica.
Entrai nella scuola di Dionisio e vidi che c'erano lì i giovani più in vista per la loro bellezza e la nobiltà di stirpe, insieme ai loro amanti. Dunque due tra i giovinetti stavano litigando, ma non riuscivo a capire esattamente per cosa. Tuttavia mi sembrò che stessero litigando per Anassagora o Enopide; mi sembrò anche che tracciassero dei cerchi ed essi imitavano con le mani delle inclinazioni, stando piegati con impegno e fervore. E io ? poiché sedevo vicino all'amante di uno di essi ? dopo averlo toccato con il gomito chiesi in cosa mai i due fanciulli fossero così seriamente impegnati e dissi: "Che problema importante e bello è quello a cui dedicano così tanta attenzione?". Ed egli rispose: "Altro che grande e bello! Costoro stanno solo facendo chiacchiere di astronomia e ciance di filosofia". E io, stupito per la sua risposta, dissi: "Giovanotto, la filosofia ti pare cosa brutta? Perché ne parli in modo così ostile?". E un altro seduto vicino a lui, un suo rivale in amore, udita la mia domanda e la sua risposta, disse: "Non è da te, Socrate, comportarti così e chiedere proprio a lui se ritiene cosa brutta la filosofia."
Non mi riconosco nel vecchio Tyson. Da bambino, a scuola ero pessimo. Pensavo che istruirsi non servisse per conquistare il mondo. Ma ai miei figli ho dato un insegnamento e uno stile di vita diverso. Cerco soprattutto il loro rispetto. Ho perso una figlia e conosco la paura: un ricordo che mi fa paura.
[Sull riforma Moratti] La scuola morattiana rischia di essere, per quelle persone che sono i bambini, una lunghissima anticamera davanti alla porta del capufficio. Una precocissima, spietata selezione del personale.
In Italia si vive lapprendistato come alternativa alla scelta della formazione vera: quella della scuola. Quando ho fatto la riforma dellapprendistato meglio, quando lha fatta Marco Biagi, io sono stato suo strumento qualcuno mi ha detto: Bisogna cambiargli nome. Non si può dargli un nome che ricorda la falegnameria, bisogna dargli un nome inglese, che so, apprenticeship. Appunto, apprendistato. Lanello di congiunzione tra scuola e lavoro è fondamentale.
Il razzismo nasce dall'ignoranza più bassa; è sui bambini che bisogna agire, e soprattutto a scuola. L'ho capito tardi che la scuola è essenziale; ringrazio i miei genitori che hanno insistito perché prendessi il diploma superiore.
Due cose mancano alla scuola in Italia: libertà e mezzi; ma i mezzi senza libertà sarebbero sciupati; mentre con la libertà si riuscirebbe anche a trovare i mezzi.
Penso che per gli studenti sarebbe molto meglio partire dalla contemporaneità. Si rimane sempre indietro di un secolo; nella scuola si vive come dentro una specie di capsula senza collegamento con il tempo presente, mancano i nessi.
Noi siamo proclivi a considerare la scuola da un punto di vista individuale, come alcunché che si limita ai rapporti fra maestro e alunno, fra insegnante e genitore. Quel che ci interessa al massimo è naturalmente il progresso fatto da quel determinato fanciullo di nostra conoscenza, il suo sviluppo fisico, il suo profitto nell'abilità di leggere, di scrivere, di ritrarre, l'accrescimento delle sue conoscenze geografiche e storiche, il miglioramento nel suo modo di comportarsi, nelle abitudini di prontezza, di ordine, di diligenza.
Ti succede mai di averne fin sopra i capelli? [...] Voglio dire, ti succede mai d'aver paura che tutto vada a finire in modo schifo se non fai qualcosa? Voglio dire, ti piace la scuola e tutte quelle buffonate?
Un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista che c'è qui, continuano a chiedermi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. È una domanda così stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete.
"Se non mi do una mossa subito sono spacciato" mi dico, spacciato come negli ultimi tre anni di disperazione ubriaca, una disperazione fisica e spirituale e metafisica che non si può imparare a scuola per quanti libri si leggano sull'esistenzialismo o sul pessimismo, per quante tazze di ayahuasca visionaria si bevano, per quanta mescalina si prenda, per quanto peyote si ingurgiti - La sensazione di quando ti svegli con il delirium tremens la paura di una morte misteriosa che ti gronda giù dalle orecchie come le grevi ragnatele dei ragni nei paesi caldi, la sensazione di essere un mostro di fango piegato in due che geme sottoterra nella melma fumante trascinando chissà dove un lungo fardello ustionante, la sensazione di stare fino alle caviglie in una pozza di sangue di porco bollente, puah, di essere immerso fino alla vita in un gigantesco pentolone di lavatura di piatti marrone e unta senza più nemmeno una traccia di sapone - La faccia che ti vedi nello specchio è talmente stravolta e deformata dal dolore che non riesci nemmeno a piangere per una cosa così orrenda, così perduta, nessun rapporto con la perfezione di prima e perciò nessun rapporto con le lacrime o altro.
La scuola pubblica italiana offre certamente un buon bagaglio di nozioni ma non gli strumenti per riconoscere il talento. Il sistema anglosassone, più carente dal punto di vista nozionistico, si pone invece come obiettivo lo sviluppo della personalità dell'individuo, seguendo le sue qualità naturali. Il risultato è la formazione di una persona felice che può investire le doti in maniera produttiva a vantaggio suo e della società.
La scuola è fatta per avere il diploma. E il diploma? Il diploma è fatto per avere il posto. E il posto? Il posto è fatto per guadagnare. E guadagnare? È fatto per mangiare. Non c'è che il mangiare che abbia fine a se stesso, sia cioè un ideale. Salvo in coloro, in cui ha per fine il bere.
Se la scuola non funziona, se è al collasso, come da noi, il cittadino maturo e consapevole non nasce. Poi c'è la crisi etica, che produce il capitalismo selvaggio, il supercapitalismo di cui parla Guido Rossi. E c'è una crisi di capacità cognitiva che ci fa perdere il controllo sulla realtà politico-sociale.
Non basta mandare i figli a scuola, bisogna accompagnarli sulla via degli studi, bisogna costruire giorno per giorno in essi la consapevolezza che a scuola si va non per conquistare un titolo, ma per prepararsi alla vita.
La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori.
Non ci possiamo riconoscere in un Paese dove la sicurezza è affidata a politicizzati che fanno gli sceriffi, gli immigrati sono trattati da criminali, non si investe nella scuola nell'università e nella ricerca, si invita a superare la crisi economica prendendola con allegria.