[Sul ruolo del cantautore, dall'articolo di Nicola Sisto, Rino Gaetano. L'amico che cantava] Pretendere di dare alla gente attraverso una canzone qualcosa che sia più del sorriso, seppur amaro, qualcosa che avvii un processo concreto, è pura illusione. Questa è la tesi di molti cantautori ed anche la mia: in Italia una cosa che ha sempre funzionato è l'ironia, la satira (anche se nessuno si è mai riconosciuto in quei personaggi che ne sono stati oggetto), il "non se ne può più semplificato e senza drammatici seguiti".
"Indietro Tutta" praticamente sfotteva la liturgia e la satira della televisione degli Anni '80 e '90, degli applausi a comando, della ruota della fortuna, dell'Auditel che saliva all'apparire del sedere di una ballerina. Nella televisione successiva a quegli anni non ho visto più vera satira.
La cosa peggiore del "Vaffanculo Day" era il titolo, che dietro l'ammicco "comico" contiene tutta la colpevole vaghezza del populismo. (Vaffanculo, satiricamente parlando, è roba da Bagaglino, non da Beppe Grillo).
Una sola volta, allorché io cominciavo ad essere conosciuto, ha dichiarato con una certa soddisfazione: Bulgakov vuol diventare lo scrittore satirico della nostra epoca (Komsomolskaia Pravda, n. 6, 1925). Olé! il verbo volere è usato al presente quando avrebbe dovuto essere usato al passato. Mikail Bulgakov è diventato scrittore satirico in un momento in cui tutto ciò che sfiora i tabù non è assolutamente tollerato.
Penso che ogni tanto qualche scappellotto ci voglia per questo tipo di bambinacce. [...] L'elemento della truffa è quello che più mi colpisce. Non c'è stata e non c'è fino ad ora se ci sarà lo dirò una censura della Rai e del cattivo Berlusconi contro la satira della Guzzanti. C'è stato un tentativo evidente di guadagnarsi la censura da parte della Guzzanti, che ha associato alla satira, cioè al suo mestiere, un altro mestriere, quello del comizio politico "de paese", "de borgata", quello violento, duro, in cui le è scappata anche la famosa espressione "razza ebraica", perché la ragazza è molto ignorante.
Abbondavano i satirici. Era la moda. Goldoni e Passeroni, ci erano i fratelli Gozzi [Carlo Gozzi e Gasparo Gozzi], ci era Pietro Verri, ci era Martelli e Casti. Tutti mordevano quella vecchia società, per un verso o per l'altro, a frammenti. Ci era tutto un materiale, più o meno elaborato. Mancava l'artista. e quando uscì il Mattino [di Giuseppe Parini], tutti s'inchinarono. Era comparso l'artista.
La satira è un'espressione che è nata in conseguenza di pressioni, di dolore, di prevaricazione, cioè è un momento di rifiuto di certe regole, di certi atteggiamenti: liberatorio in quanto distrugge la possibilità di certi canoni che intruppano la gente.
La satira è un aspetto libero, assoluto, del teatro. Cioè quando si sente dire, per esempio, "è meglio mettere delle regole, delle forme limitative a certe battute, a certe situazioni", allora mi ricordo una battuta di un grandissimo uomo di teatro il quale diceva: "Prima regola: nella satira non ci sono regole". E questo penso sia fondamentale.
Non è incredibile? Gente che lecca il culo a Berlusconi da dieci anni dà a me del fazioso! La satira non fa propaganda ad alcun partito, ma esprime un'opinione. Chi censura un autore satirico, censura le sue opinioni. Un tempo si chiamava fascismo.
La volgarità è il pretesto principe con cui i tromboni, di tutte le epoche, hanno cercato di tappar bocca alla satira. Si parva licet, anche del Boccaccio dicevano che era volgare e anche lui difendeva la sua arte, come me in questo momento. La verità è che la satira non è volgare, è esplicita. La satira usa come tecnica la riduzione al corporeo, alle esigenze fisiologiche primarie: mangiare, bere, urinare, defecare, scopare. Lo fa per sovvertire le gerarchie costituite. È il potere liberatorio della satira, secondo la tradizione millenaria che dalle sette dionisiache arriva fino al nostro Carnevale. Non esiste sacro senza profano. Il sacro senza profano diventa integralismo.
La satira è un punto di vista e un po' di memoria, quindi da fastidio perché ricorda un fatto, inoltre da fastidio perché, il punto di vista dell'autore satirico, che è quello che scatena la risata, fondamentalmente, consente allo spettatore, all'ascoltatore, di mettere in prospettiva il fatto stesso e quindi di comprenderlo. Siamo, come sai, immersi da una valanga di informazioni, che è un altro modo, in realtà per disinformare. La gente non ha i criteri per giudicare le notizie e per valutarle. L'autore satirico questo lavoro lo fa prima, e quindi, grazie ai suoi punti di vista, ti da un quadro completo della situazione e ti consente poi di valutare i fatti che, da quel momento in poi, accadranno.
La satira è l'esame di coscienza dell'intera società; è una reazione del principio del bene contro il principio del male; è talora la sola repressione che si possa opporre al vizio vittorioso; è un sale che impedisce la corruzione.