Molte persone vedono l'impresa privata come una tigre feroce, da uccidere subito. Altre invece come una mucca da mungere. Pochissime la vedono com'è in realtà: un robusto cavallo che, in silenzio, traina un pesante carro.
Il cavallo con più rabbia galoppava fuori porta | e lasciava il suo ricordo nella nebbia, | le persiane ormai serrate inventavano la notte, | solo il fiume vomitava i suoi rifiuti.
[da Anche questo è sud]
I maniscalchi ci davano a manovrare la leva del mantice che soffiava sul fuoco cupi respiri di organo. Il cavallo stava fuori legato alla boccola del morso con le vene che il vento freddo rabbrividiva sotto la pelle. Si scalfiva l'unghia fino a ritrovare l'anima bianca e tenera. Il ferro rosso premuto sulla pianta dello zoccolo ci saziava di fumo e di odore.
Rileggendo dalla fine l'ultimo capitolo ed esaminando il tessuto della sua stesura, mi rendo conto che è necessario venga inserita una buona quantità di argomenti eterogenei, per mantenere quel giusto equilibrio fra saggezza e follia, senza il quale il libro non resisterebbe un solo anno: né sarà una povera digressione furtiva (che se non fosse per il nome, non impedirebbe a nessuno di procedere indisturbato sulla strada maestra del re) a servire allo scopo - no; se di digressione deve trattarsi, che sia una buona digressione vivace, dove né il cavallo né il cavaliere possano esser presi se non di rimbalzo.
La prova inconfutabile dell'intelligenza del cavallo consiste nel fatto che questo nobile animale aveva paura dell'automobile fin dal tempo in cui gli uomini non facevano che riderne.
Rido di cose che agli altri fanno vomitare. Tipo quello che decise di fare il fantino: l'unico problema era che il suo cavallo voleva saltare con lo stile Fosbury.
Frasi sul cavalloFrasi sul vomito (e sulle cose che fanno vomitare)
Il paese era molto giovane, i soldati a cavallo erano la sua difesa, il verde brillante della prateria dimostrava in maniera lampante l'esistenza di Dio, del Dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia.
Poi il Gran Lombardo raccontò di sé, veniva da Messina dove si era fatto visitare da uno specialista per una sua speciale malattia dei reni, e tornava a casa, a Leonforte, era di Leonforte, su nel Val Demone tra Enna e Nicosia, era un padrone di terre con tre belle figlie femmine, così disse, tre belle figlie femmine, e aveva un cavallo sul quale andava per le sue terre, e allora credeva, tanto quel cavallo era alto e fiero, allora credeva di essere un re, ma non gli pareva che tutto fosse lì, credersi un re quando montava a cavallo, e avrebbe voluto acquistare un'altra cognizione, così disse, acquistare un'altra cognizione, e sentirsi diverso, con qualcosa di nuovo nell'anima, avrebbe dato tutto quello che possedeva, e il cavallo anche, le terre, pur di sentirsi più in pace con gli uomini come uno, così disse, come uno che non ha nulla da rimproverarsi.
C'era un bambino che sognava,
un cavallo di cartone.
Apri gli occhi il bimbo
e più non vide il cavallino,
un cavallino bianco.
Il bimbo tornò a sognare;
per il crine l'afferrava...
Ora non mi sfuggirai!
Appena l'ebbe afferrato,
il bimbo si svegliò.
A veva chiuso il pugno.
Il cavallino volò!
Serio serio restò il bimbo
pensando che non è vero
un cavallino sognato.
Uno storico latino, Dione Cassio, racconta che Giulia Domna fa l'amore con Caracalla nel sangue di suo figlio Geta, assassinato da Caracalla. Ma Giulia Domna non ha mai fornicato che con la regalità, quella del sole prima, di cui essa è figlia; quella di Roma poi, ch'essa ricopre come un cavallo copre una giumenta.