Tutti i punti di riferimento che davano solidità al mondo e favorivano la logica nella selezione delle strategie di vita (i posti di lavoro, le capacità, i legami personali, i modelli di convenienza e decoro, i concetti di salute e malattia, i valori che si pensava andassero coltivati e i modi collaudati per farlo), tutti questi e molti altri punti di riferimento un tempo stabili sembrano in piena trasformazione. Si ha la sensazione che vengano giocati molti giochi contemporaneamente, e che durante il gioco cambino le regole di ciascuno.
Per essere eletti, si devono sparare promesse. Per governare, si deve scendere al compromesso con la realtà. [Commentando la strategia militare di Barack Obama] E questo vale per i migliori, figuriamoci per i magliari e i cialtroncelli che mentono appena si alzano ogni mattina.
Negli anni '60 i gruppi radicali si sono fatti la reputazione di essere faziosi: le organizzazioni si dividevano per disaccordi sui dettagli della strategia da utilizzare e poi si odiavano reciprocamente. O per lo meno questa è l'immagine che si ha di essi, vera o falsa che sia.
Il paradigma della competizione è la gara: premiando il vincitore incoraggia ognuno a correre più veloce. Quando veramente il capitalismo funziona in questo modo, fa un buon lavoro; ma chi lo difende ha torto nell'asserire che agisce sempre così. Se i corridori dimenticano il motivo per cui è offerto il premio e si concentrano solo sul vincere non curandosi di come, possono trovare altre strategie, come ad esempio attaccare gli altri concorrenti. Se i corridori si azzuffano, arrivano tutti in ritardo al traguardo. Il software proprietario e segreto è l'equivalente morale dei corridori che si azzuffano.
Il processo formativo è inutilmente lungo e lontano dai parametri della Comunità europea, fissati nella strategia di Lisbona e condivisi da tutti a parole, ma nei fatti i nostri percorsi continuano ad essere carenti in campi come la matematica, le scienze, le tecnologie. Percorsi formativi inutilmente lunghi e tendenzialmente dequalificanti, caratterizzati dal monopolio pubblico delleducazione e da una fortissima autoreferenzialità del corpo docenti di ogni ordine e grado: circolo vizioso, questo dellautoreferenzialità, che deve essere spezzato.
I duetti mi fanno impazzire. Nessuno dei miei duetti - che decido io e nessun altro - è stato mai programmato attraverso strategie di sorta e di questo vado molto orgogliosa.
[Su Marcelo Ríos durante una telecronaca] Non sono nemmeno sicuro che vada lá fuori con una strategia in testa, Cliff. Va in campo e colpisce come viene, angola la palla, va a ruota libera confidando solo sul suo talento. Anche Agassi era cosí. Andre colpiva la palla e diceva: voglio essere uno che crea i colpi e basta. Ma perché Agassi ha vinto a tutt'oggi 7 Slams e Rios zero è perché Agassi ha imparato a giocare i suoi avversari, a giocare dentro i suoi limiti, ad andare in campo e rimanere concentrato, ad essere fisicamente preparato, ad avere una strategia, un piano di gioco.
Sono un uomo di sinistra e mi candido a guidare un partito perché ci sono un milione e settecentomila mila persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. La politica fino ad ora ha operato con strategie errate ed è il momento in cui noi dobbiamo farcene carico.
[Su La 7, Piazza Pulita, 23 settembre 2013]
La "lotta alla mafia" (tutti lo sanno, o dovrebbero saperlo) non si può fare solo a livello di repressione di polizia e giudiziaria. Incentrare la strategia di contrasto della criminalità mafiosa esclusivamente sul terreno tecnico investigativo, e non anche su quello politico culturale, è alla lunga inesorabilmente perdente. L'azione delle forze di polizia e dei magistrati, per quanto condotta con metodo, impegno e professionalità, riesce a incidere in profondità solo se integrata con "un risveglio" del contesto sociale. Tenere alta la guardia, creare una mobilitazione di opinione pubblica, sensibilizzare le coscienze, isolare la cultura mafiosa sono complementi assolutamente ineludibili dell'azione investigativa.
La musica non dice più niente | È una strategia che tranquillizza la gente | Ci sono addirittura delle parole che non puoi dire | Tu le usi anche se non le vuoi sentire.
La dirigenza Rai, costola di governo, da una parte boicotta le trasmissioni di punta ad altissimo indice di gradimento come Report della Gabanelli, Annozero di Santoro e Ballarò di Floris, dall'altra elabora strategie fallimentari come TivuSat e promuove l'informazione faziosa di soggetti come Minzolini o Vespa, che stanno al giornalismo come la sedia elettrica alla vita umana.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.