La maternità mi ha dato tranquillità e ha cambiato le mie priorità: ora prima di pensare a me penso al bambino. Ma io resto quella di prima, la gravidanza è un'esperienza bellissima e importante per una donna, ma non potrei vivere senza il lavoro. Ho la fortuna di potermi mettere una tata fissa e quindi la mia vita non è stata stravolta a 360 gradi, come capita a molte donne.
Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un'aiuola
ultradipinta che susciti grida di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia.
Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto -
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.
La maternità va intesa in senso nuovo, ben al di là della mera capacità fisica di procreare. Si può infatti non aver generato ed essere colme di maternità, come si può essere madri biologiche ed esserne totalmente prive.
Questo amore da cui nasce ogni altro amore è l'amore materno, perché la maternità non è un'ennesima tecnica da applicare al nostro corpo ma qualcosa che ci trascende, che ci lega misteriosamente all'essenza del nostro esistere.
Frasi sulla maternità
DiSusanna Tamaro
Abbiamo imparato a gestire la nostra fertilità, facendo scivolare la maternità in coda alle priorità della nostra vita, salvo poi farla diventare un'imperiosa necessità quando ci rendiamo conto che l'orologio del tempo ha accelerato i suoi battiti.
Se un uomo potesse nell'età della ragione rammentare l'ardore di un sol bacio materno, non potrebbe avere il coraggio di commettere la più piccola ingiustizia verso chi lo ha baciato in quel modo.
Dalla Divina Maternità scaturiscono tutte le grazie concesse alla Santissima Vergine Maria, e la prima di tali grazie è l'Immacolata Concezione. Questo privilegio deve starle particolarmente a cuore, se a Lourdes Ella stessa volle chiamarsi: "Io sono l'Immacolata Concezione". Con questo nome, tanto gradito al cuore, desideriamo chiamarla anche noi.
Quali obiettivi abbiamo avuto e abbiamo nella nostra azione verso l'Unione europea? Nella primissima fase abbiamo avuto l'obiettivo di mostrare, con le azioni che svolgevamo all'interno del Paese, di non aver bisogno della protezione un po' paralizzante altrui. E posso rivelare che in quella fase eravamo molto sottoposti a paterni, qualche volta materni, consigli: ma perché non fate domanda di appoggio o di finanziamento da parte del Fondo "salva Stati" o del Fondo monetario internazionale? Questa situazione l'ha vissuta per primo il mio predecessore, il Presidente Berlusconi, nelle giornate del G20 di Cannes, a fine ottobre, primi di novembre, ma poi anche noi nei primi due-tre mesi abbiamo avuto questo tipo di comunicazione. Abbiamo preferito che il Paese cercasse di fare da sé, non perché sia una cosa necessariamente disdicevole essere assistiti. Abbiamo visto che l'assistenza verso la Spagna è un'assistenza specifica, ossia verso le banche; un'assistenza across the board, generalizzata, invece, perché un Paese non si rimette in piedi da solo con la finanza pubblica, vuol dire la cosiddetta troika, termine russo, ma in salsa europea, ossia avere seduti, quasi come governatori collettivi di un Paese, il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e la Commissione europea. Credo che questo Parlamento condivida il sentimento che è del Governo e che è nella tradizione italiana di auspicare sì parziali cessioni delle sovranità nazionali in un contesto europeo, come processo condiviso per esercitare più efficacemente le sovranità nazionali. Altro è dover cedere in modo asimmetrico parte della propria sovranità. Ritengo che gli sforzi che il popolo italiano ha fatto e sta facendo siano duri da accettare, ma ritengo che sarebbero stati più duri da accettare, e maggiore sarebbe stato il senso di alienazione, di frustrazione e di ripulsa verso la costruzione europea, se questi sforzi si fossero dovuti accettare, come ad esempio in Grecia, perché dettati dalla troika.
Iho tanti vocavoli nella mia lingua materna, chio mho più tosto da dolere del bene intendere delle cose, che del mancamento delle parole, colle quali io possa bene espriemere il concetto della mente mia.
Il naturale stato della maternità è l'altruismo. Quando si diventa una madre, non si è più il centro del proprio universo. Si abbandona quella posizione per i propri figli.
Finché visse, Lida Mantovani ricordò sempre il breve periodo di tempo che aveva preceduto il parto. Ogni volta che ci ripensava, si commuoveva. Eppure, quei giorni non erano certo stati densi di avvenimenti e di sensazioni. Era vissuta per un mese distesa in un letto, in fondo a un corridoio. Da una finestra che dava nel giardino della Maternità, i suoi occhi si posavano sulle foglie lustre di una grande magnolia. Era aprile: ma faceva già caldo, e la finestra restava aperta tutto il giorno. Poi, verso la fine, aveva perduto interesse anche per le foglie nere, come unte, della magnolia. I dolori la assalirono con molto ritardo; non capiva né sentiva più in modo normale.
Custodi d'un sogno concretato dal fuoco sul colle che scelse altra materna lupa, così i senesi dividono l'odio e l'amore come il pane e il fiele. Intanto la nostra cieca padrona fa correre palii in contrade sempre più ostili e lontane.
O quando tutte le notti - per pigrizia, per avarizia - ritornavo a sognare lo stesso sogno: una strada color cenere, piatta, che scorre con andamento di fiume fra due muri più alti della statura di un uomo; poi si rompe, strapiomba sul vuoto. Qui sporgendomi da una balconata di tufo, non trapela rumore o barlume, ma mi sorprende un ribrezzo di pozzo, e con esso l'estasi che solo un irrisorio pedaggio rimanga a separarmi... Da che? Non mi stancavo di domandarmelo, senza però che bastasse l'impazienza a svegliarmi; bensì in uno stato di sdoppiata vitalità, sempre più retratto entro le materne mucose delle lenzuola, e non per questo meno slegato ed elastico, cominciavo a calarmi di grotta in grotta, avendo per appiglio nient'altro che viluppi di malerba e schegge, fino al fondo dell'imbuto, dove, fra macerie di latomia, confusamente crescevano alberi (degli alberi non riuscivo a sognare che i nomi, ho imparato solo più tardi a incorporare nei nomi le forme).
Sembra che i signori mariti, prendendo moglie, prendano una catena così pesante che, se si assentano per un momento, esse li riconducono presto alla ragione. Voi mi avete scritto, mammina, nella vostra lettera del 13, delle cose molto dolci ed amichevoli: io penso che i vostri occhi vorrebbero poter oltrepassare le cento leghe che ci separano e vedere un po' quel che è di me. A dire il vero, essi non vedrebbero granché: mi osserverebbero ora a lavorare un po', ora a sbadigliare al vento; vedrebbero che mi riscaldo a buon mercato e che per 13 franchi un brav'uomo, cui mi ha indirizzato uno dei miei amici, mi ha fornito legna da bruciare per quasi tutto l'inverno; vedrebbero poi che la mia testa non corre pericolo la notte, perché le ho trovato tre berretti di cotone e la faccio riposare su di un eccellente guanciale. Vedrebbero infine, quegli occhi materni, che ho finito il vostro vaso di marmellata, ma che mi godo il vostro cioccolato; che so fare a mio piacere cioccolato e caffellatte; che, in una parola, vi è motivo di sperare che con un po' di esperienza, potrei essere un buon caffettiere e crearmi in tal modo un'attività in proprio. Fare il caffettiere è una professione onorevole come un'altra e forse la più dolce poiché nessuno al mondo maneggia tanto zucchero!
[Alla madre, Parigi, 25 dicembre 1833]
La storia ci dice che la guerra è il fenomeno che accompagna lo sviluppo dell'umanità. Forse è il destino tragico che pesa su l'uomo. La guerra sta all'uomo, come la maternità alla donna.
Parliamo pure della buona salute mentale di Van Gogh il quale, in tutta la sua vita, si è fatto cuocere solo una mano e non ha fatto altro, per il resto, che mozzarsi una volta l'orecchio sinistro, in un mondo in cui si mangia ogni giorno vagina cotta in salsa verde o sesso di neonato flagellato e aizzato alla rabbia, colto così com'è all'uscita dal sesso materno. E questa non è un'immagine, ma un fatto abbondantemente e quotidianamente ripetuto e coltivato sulla terra intera. Ed è così, per quanto delirante possa sembrare tale affermazione, che la vita presente si mantiene nella sua vecchia atmosfera di stupro, anarchia, disordine, delirio, sregolatezza, pazzia cronica, inerzia borghese, anomalia psichica (perché non l'uomo, ma il mondo è diventato un anormale), di voluta disonestà ed esimia tartuferia, di lurido disprezzo per tutto ciò che mostra di avere razza, di rivendicazione di un ordine fondato interamente sul compiersi di una primitiva ingiustizia, di crimine organizzato, insomma.