Non basta mandare i figli a scuola, bisogna accompagnarli sulla via degli studi, bisogna costruire giorno per giorno in essi la consapevolezza che a scuola si va non per conquistare un titolo, ma per prepararsi alla vita.
Quando il 2 giugno 1946 nacque la Repubblica, tutti avemmo la consapevolezza che conservare integri nel tempo gli ideali cui essa si ispirava, avrebbe comportato momenti di duro impegno ed anche grandi sacrifici.
Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l'elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta. Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell'elezione del Presidente della Repubblica. Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un'assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità.
Il coraggio era anche quello. Era la consapevolezza che l'insuccesso fosse comunque il frutto di un tentativo. Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile che non partire mai.
Che cosè, dunque, la patria, per un giovane? È la consapevolezza che la terra nella quale oggi viviamo è data dalla somma dei sacrifici di gente che prima di noi ha sacrificato tutto quello che aveva, proprio perché noi potessimo avere una terra da chiamare patria, a partire dai ragazzi che hanno fatto il nostro Risorgimento, fino a quelli che ancora oggi difendono lItalia nel mondo e ancora muoiono nelle missioni di pace. Se noi non capiamo questo concetto, non capiremo mai perché vale la pena di sacrificare qualcosa oggi, per chi verrà dopo di noi.
Una politica che spesso guarda allo specchietto retrovisore è importante che abbia la consapevolezza di ciò che è avanti a noi per mantenere testa l'attenzione dei giovani verso le istituzioni.
Nel 1913, quando Antony Patch aveva venticinque anni, erano già passati due anni dal momento in cui l'ironia, lo Spirito Santo di questi ultimi tempi, era, almeno teoricamente, calata su di lui. L'ironia era l'ultimo tocco alla lustrazione di scarpe, l'ultima carezza della spazzola dei vestiti, una specie di "Ecco!" intellettuale: tuttavia sul limitare di questa storia egli non è ancora andato oltre lo stadio della consapevolezza.
Non si può nascondere che il giornalista vive dentro un proprio ambiente, è condizionato anche dai suoi rapporti, è condizionato a volte anche dalle sue proprietà. E il giornalista deve continuamente avere la consapevolezza di svolgere una professione socialmente utile. E deve rispettare soltanto i suoi lettori, cercando di raggiungere il più possibile la verità e non accontentandosi mai della porzione di verità che raggiunge.
La felicità è fuori dalla felicità. Non c'è felicità se non con consapevolezza. Ma la consapevolezza della felicità è infelice, perché sapersi felice è sapere che si sta attraversando la felicità e che si dovrà subito lasciarla. Sapere è uccidere, nella felicità come in tutto.
Esiste una stanchezza dell'intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell'emozione. È un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l'anima.
Mi sono resa conto, proprio durante la lavorazione di Un maledetto imbroglio, che per recitare usavo molto la mia vita interiore, che il mio modo di essere attrice era di mettere me stessa dentro i miei personaggi. Il mestiere del cinema, non per scappare dalla vita, ma per viverla meglio di come ho vissuto la vita vera: se non altro con più sincerità e consapevolezza.
Voglio dire, mettiamola così: voi immaginate che niente abbia un senso, ma non può essere che tutto sia così, perché vi rendete conto che non ha senso e questa vostra consapevolezza gli dà quasi un senso. Avete capito quello che intendo? Un pessimismo ottimistico.
Un conto è demitizzare e un conto è demolire. Il problema è di scrivere atti di cultura per cui ogni uomo sia portato alla consapevolezza quotidiana di se stesso. E poi, creda, l'autobiografismo affrontato sul serio è uno dei pochi modi rimastici per conoscere gli altri.
È purtroppo raro incontrare degli uomini che stiano facendo un percorso: c'è poca consapevolezza, c'è poca voglia di crescere e migliorare nella maggior parte dei maschi di oggi. Porsi delle domande, il fatto di avere degli interrogativi cui trovare delle risposte è tipicamente e storicamente femminile.
Mi motiva il fatto che il pubblico cambia ogni sera. Non mi sento mai rilassato semplicemente perché penso a quello che si aspettano di ascoltare da me. Mentre è la consapevolezza di trovarmi sempre di fronte ad un pubblico diverso che mi rende cosciente che ancora cè qualcuno che vuole vedermi su un palco. Ciò che ancora oggi mi spinge ad esibirmi è il desiderio di intrattenere la gente.
Il grande dolore che ci provoca la morte di un buon conoscente ed amico deriva dalla consapevolezza che in ogni individuo v'è qualcosa che è solo suo, e che va perduto per sempre.
Credo che l'artista non possa chiudersi in una torre d'avorio e anzi debba essere coinvolto e proiettato nella società: è un problema etico che ho sempre sentito. Da questa consapevolezza nasce l'idea di una mia Fondazione.
Appena insediato, Silvio Berlusconi ha ripristinato l'accesso disinvolto ai voli di Stato con la consapevolezza e la premeditazione di volerne fare largo uso per amici, vallette, avvenenti aspiranti del Grande Fratello, cantanti, amici e vip da trasportare ovunque ci sia bisogno per un favore personale o per una festicciola in Sardegna, verso quella che oggi appare più una meta di turismo sessuale che non una residenza estiva di un Presidente del Consiglio.
Conoscevo la monotonia terribile e il peso dei gesti ripetuti all'infinito davanti a un trapano o a una pressa, e sapevo che era necessario togliere l'uomo da questa degradante schiavitù. Bisognava dare consapevolezza di fini al lavoro.