Vidi Luciano Moggi cominciare a piangere davanti a noi durante lo scandalo di Calciopoli. Il mondo si era rovesciato. Noi stavamo portando a casa il secondo scudetto consecutivo e ci hanno tirato nel fango. Gli arbitri non ci favorivano, eravamo semplicemente i migliori e ci dovevano affondare, ecco la verità. [...] Come sempre, quando qualcuno domina, altri vogliono tirarlo nel fango e non mi stupiva affatto che le accuse venissero fuori quando stavamo per vincere di nuovo il campionato. Stavamo per portare a casa il secondo scudetto consecutivo quando scoppiò lo scandalo, e la situazione era grigia, lo capimmo subito. I media trattavano la faccenda come una guerra mondiale. Ma erano balle, almeno per la gran parte.
"Un uomo? Tu un uomo vero non l'hai mai visto. Tu neanche lo sai cosa sia esser voluta da un uomo vero. E ringrazia il cielo che non t'è mai successo e non ti succederà mai, perché se no scopriresti quel che vale quel bel faccino, e tutto il resto di te a cui credi di tenere tanto, quando invece ne hai soltanto paura. E se lui è abbastanza uomo da darti della puttana, dirai Sì Sì e ti trascinerai nuda per terra e nel fango perché te lo dica ancora... Dammi quel bambino." Temple stringeva il piccino fissando la donna, la bocca che si muoveva come se stesse dicendo Sì Sì Sì. La donna buttò la forchetta sul tavolo. "Mollalo" disse, prendendo il bambino. Lui aprì gli occhi e diede un lamento. La donna tirò a sé una seggiola e si sedette, il bambino in grembo. "Me lo prendi uno di quei pannolini stesi là fuori?" disse. Temple restava lì impalata, le labbra che continuavano a muoversi. "Hai paura a andarci, eh?" disse la donna. Si alzò.
Vide, che lo fissava di là della sorgente, un uomo minuto, le mani nelle tasche della giacca, una sigaretta che gli pendeva sul mento. Indossava un vestito nero, con una giacca stretta e corta. I pantaloni, rimboccati una volta, erano incrostati di fango sopra le scarpe infangate. Il viso era di uno strano colore esangue, come visto alla luce elettrica; contro il silenzio assolato, con quella paglietta di traverso e i gomiti un po' in fuori, aveva la piatta crudeltà della latta pressata.
Le sublimi anime passeggiano sopra le teste della moltitudine che oltraggiata dalla loro grandezza tenta di incatenarle o deriderle, e chiama pazzie le azioni ch'ella immersa nel fango non può ammirare e conoscere.
La bimba camminava lentamente, rasentando il muro, per la via stretta e tortuosa dei Mercanti. Ella non guardava nelle botteghe, non alzava gli occhi a quella lunga striscia di cielo che appariva fra le alte case, non guardava neppure dinnanzi a sé. Guardava le pietre, come se le contasse. Camminava, senza curarsi del fango del selciato, degli urtoni che le davano, di qualche rara carrozza che passava.
Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | nell'ansa dall'humus profondo, | nel tonfano, nella cascata, | nel torbido fango del fondo | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!»
I Mal sopportava la palla di essere battuta e rotolata nel fango e di non potersi fermare in nessun luogo; all'incudine invece dispiaceva di stare sempre ferma sotto i colpi. Perciò trattarono con l'uomo, affinché egli, che in simili faccende è come un dio capace di donare molteplici forme, mutasse l'incudine in palla e la palla in incudine. "Questo cambio non si adatta a voi" disse l'uomo "ma se siete d'accordo, farò dall'incudine marre, rastrelli e zappe". Preferisco disse quella "conservare la dimensione e il peso che ho; e a te, o palla, do questo consiglio: accontentati di tenere gli uomini avvinti nel gioco e nell'ammirazione di te, saltando e volando"
"Se non mi do una mossa subito sono spacciato" mi dico, spacciato come negli ultimi tre anni di disperazione ubriaca, una disperazione fisica e spirituale e metafisica che non si può imparare a scuola per quanti libri si leggano sull'esistenzialismo o sul pessimismo, per quante tazze di ayahuasca visionaria si bevano, per quanta mescalina si prenda, per quanto peyote si ingurgiti - La sensazione di quando ti svegli con il delirium tremens la paura di una morte misteriosa che ti gronda giù dalle orecchie come le grevi ragnatele dei ragni nei paesi caldi, la sensazione di essere un mostro di fango piegato in due che geme sottoterra nella melma fumante trascinando chissà dove un lungo fardello ustionante, la sensazione di stare fino alle caviglie in una pozza di sangue di porco bollente, puah, di essere immerso fino alla vita in un gigantesco pentolone di lavatura di piatti marrone e unta senza più nemmeno una traccia di sapone - La faccia che ti vedi nello specchio è talmente stravolta e deformata dal dolore che non riesci nemmeno a piangere per una cosa così orrenda, così perduta, nessun rapporto con la perfezione di prima e perciò nessun rapporto con le lacrime o altro.
Nulla da eccepire a che la magistratura indaghi su tutti e chiunque, me compreso, ma c'è una seconda iniziativa giudiziaria di cui sono oggetto che è solo fango, una tempesta provocata ad arte. Da giorni i giornali titolano non sospetti su di me, ma certezze; pubblicano intercettazioni usandole non come elementi indiziari ma come prove di colpe commesse, di fatto dando una immagine complessiva della rete dei corrotti e corruttori, di cui sarei parte, magari non proprio protagonista, ma sicuramente parte. Questo secondo procedimento giudiziario si chiama giustizia sommaria, si chiama fango gettato nelle pale del ventilatore, si chiama diffondere illazioni, interpretazioni, accuse, pseudocertezze, precondanne e stigmate di malavitoso addosso a chi non ha altro strumento per difendersi che la propria storia, la propria pretesa innocenza, l'inservibile appello alla verità.
Mi sono trovato a camminare in un mare di fango sotto una pioggia fine e ho pensato, caspita, devi essere matto come dicono altrimenti perché continueresti a camminare in questo fango?
Un giovane falco che drizza
il libero volo
Ne l'alto, ove sono i fulgori
di soli immortali
Un giovane falco ribelle
o piccoli, io sono.
Mi spinge ne' campi ignorati,
un acre desio
Di sante ideali battaglie,
di luce e di gloria.
Mi splende nell'occhio la speme
di certe vittoria,
Mi parla nel core la voce
sinfonica, dolce
D'un caro sublime Pensiero,
ch'è Bene ed Amore.
Ho giovini l'ale e robuste,
o venti, o cicloni,
O fulmini immani feroci,
vi lancio la sfida.
Voi soli potete pugnare
col giovine falco,
Chè Luce, chè Forza, chè Vita
multanime siete.
Ma voi, piccoli, no. Coi vermi
guazzate nel fango,
Dal fango mirate del falco
il libero volo.
(Falco Ribelle, 1912)