Fin da ragazzo ho amato le distanze e la solitudine. Uscire dalle porte del mio paese e guardarlo dal di fuori, come qualche cosa di perduto, era uno dei miei più abituali diletti. Piacere e terrore mi portavano in certi luoghi romiti, sacri alla morte, a cui però non pensavo se non per quel tanto che m'impediva d'inoltrarmi troppo in un così pauroso reame. Uscito da Porta Clementina, dove comincia la via del cimitero e delle tombe etrusche, la mia evasione, di solito, s'arrestava pochi passi più in là. Di rado mi spingevo fino a quella strana, disabitatissima villa, chiamata Villa Tarantola, che vede già il camposanto ed era allora per me un sito misterioso, enigmatico, evocante, nel suo nome, i velenosi ragni che danno il ballo di San Vito.
Quanto meno mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo e all'osteria, quanto meno pensi, ami, fai teorie, canti, dipingi, verseggi, ecc., tanto più risparmi, tanto più grande diventa il tuo tesoro, il tuo capitale. Quanto meno tu sei, quanto meno realizzi la tua vita, tanto più hai; quanto più grande è la tua vita alienata, tanto più accumuli del tuo essere estraniato.
Sono a momenti un povero sentimentale che si commuove nella notte solitaria appena scende dalle persiane serrate un semplice accordo di ballo viennese straziato sopra un pianoforte; un bambino che trabocca di tenerezza fissando un povero cielo unito, color nebbia, senza la consolazione di una nuvola nera o bianca; un disgraziato che può sentirsi pieno d'amore per un vecchio sconosciuto.
Nelle sale da ballo negli anni '60 cera unatmosfera di curiosità quando arrivava un artista, perché un tempo i cantanti non si vedevano in televisione. Li si sentiva in radio, o nei jukebox, quindi vederli era sempre un evento. Oggi cè una certa inflazione dellimmagine, quindi manca la sorpresa, la curiosità, se non per le grandissime vedette. Per i cantanti normali, che fanno musica con serietà ma che non riescono a fare 50.000 persone in uno stadio, non cè più quella morbosità che invece un tempo era riservata a tutti i cantanti.
Un maestro di ballo deve unire una perfetta conoscenza dellarte della danza e della pantomima con quella della musica e del disegno. Sarebbe di guadagno per lui anche lo studio della letteratura e la lettura dei grandi autori. Deve avere buona conoscenza delle diverse arti meccaniche ed anche della geometria. Una buona esperienza in matematica permette chiarezza di pensiero ed esattezza di esecuzione.
La fine della vita avviene come la fine di un ballo mascherato quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.