Mozart è il maestro della perfetta, incorrotta bellezza nella quale vibra, febbrile, anche un'enigmatica nota sinistra, l'elemento sulfureo, demoniaco. È il fanciullo prodigio che ha attraversato le corti europee, ha sintetizzato ogni esperienza musicale precedente, conosce i segreti risvolti dell'animo umano, i vertici e gli abissi, mantiene, anche da adulto, uno straordinario candore infantile.
Pascal, ti ammiro, sei mio, penetro il tuo pensiero come se io pensassi in te; tristezza magnanima, profonda, profonda come la notte; com'essa è piena di deboli luci lontane! Sii mio maestro, adottami; io soffro infinitamente, gravito intorno alla verità, non la raggiungo mai. Hai tu veramente creduto alla rivelazione? [Domenica, 5 ottobre 1862]
Da quando scalo e arrampico, ho stima di tutte le creature che lo fanno meglio di me, dal ragno all'orango. Ammiro la mancanza di sforzo, l'eleganza che è sempre il risultato di un risparmio di energia. Penso agli animali per desiderio della loro perfezione. Sono i miei patriarchi, i miei maestri.
Se anche esistevano individui e gruppi che praticavano il principio di un edonismo radicale, tutte le culture avevano maestri di vita e maestri di pensiero. Questi proclamavano che vivere bene è un'arte che va imparata, che imparare quest'arte richiede fatica, dedizione, comprensione, e pazienza, e tuttavia costituisce la cosa più importante da apprendere.
Ricordo che sono andato a Friburgo da studente per conoscere Heidegger e per assistere ai suoi corsi universitari. Avevo la ferma intenzione di scrivere la tesi sul suo pensiero. Era il periodo in cui Heidegger era già molto celebre e quindi non era difficile riconoscere in lui un maestro. Tutto quello che affermava era, al tempo stesso, stupefacente ed enunciato con autorità. Io non ero ancora bene al corrente dei rapporti tra Heidegger e Hitler e, inoltre, all'epoca il presunto nazionalsocialismo di Heidegger non costituiva un problema come oggi, perché Heidegger aveva un indiscutibile carisma personale. La sua simpatia per il nazismo appariva secondaria e irrilevante rispetto al suo modo di dominare i problemi filosofici. Era un personaggio assolutamente affascinante. Esercitava un'influenza molto forte anche sui suoi colleghi, sui filosofi. Si aveva l'impressione che se Heidegger diceva qualcosa non valeva la pena discuterne ulteriormente.
Non è dai soldi che si misura il vero valore di un film, specie se ne prendi pochi come nel mio caso. Chiedo scusa al maestro Benigni: quando a Hollywood si rincoglioniranno e mi daranno tre Oscar allora si potrà dire che l'ho superato.
È restare fedele al maestro al pensiero del maestro ripeterlo servilmente nei secoli dei secoli? [...] Ma forse la più fedele di tutte le fedeltà consisterebbe nel trasportare il pensiero del maestro, nel trasferirlo, nel tradurlo, nel trascriverlo, in un altro linguaggio man mano che i tempi si succedono e che i linguaggi si perfezionano.