Questestate, ho viaggiato con Adriatica per il Mediterraneo, sulle rotte dei popoli del mare. Queste popolazioni invadono il Mediterraneo fra il 1200 e il 1400 avanti Cristo e definiscono tutto ciò che forma la nostra cultura. Probabilmente si tratta di navigatori provenienti dal nord Europa. È assurdo che nessuno si sia accorto che nel Mediterraneo, ad esempio, ci siano rotte navigabili via mare con la vela e mura megalitiche in ogni dove. Dalle Baleari alla Turchia, dalla Grecia allItalia, dalla Sicilia alla Sardegna. Ognuno fa ricerca per sé. Le mura del Lazio, le mura della Turchia... Nessuno le mette in relazione. Magari con qualche cosa di davvero rilevante e ad un certo punto dimenticata. Trovo delle cose incredibili: mura ciclopiche, elefanti di pietra alti 5 metri... Cose che, insomma, è assurdo che le persone e, soprattutto, larcheologia ufficiale, non abbiano già messo in relazione. E allora, è un po questo, il per caso: si cercano cose che poi, alla fine, ci sono. Perché prima fai lipotesi, e poi le trovi davvero. Come Schliemann, che diceva che là cera Troia. E poi cera davvero.
C'è un'espressione, «l'elefante in soggiorno», che vorrebbe descrivere una situazione eclatante: droga, alcolismo, violenza. Le persone talvolta chiedono, quando la magagna è saltata fuori: «Come hai potuto lasciare che andasse avanti così per tanti anni? Non hai visto l' elefante in soggiorno?» Ed è così difficile per chi vive in una situazione più normale capire la risposta che più si avvicina alla realtà: «Mi spiace, ma quando sono arrivato io era già lì. Non sapevo che fosse un elefante; credevo che fosse parte dell'arredamento.»
Fa parte del diventare adulti: lo spegnimento progressivo della nostra immaginazione. [...] La gente risponde a questo. Non è che muoia del tutto. Si atrofizza e si addormenta. E se riesco a mostrare le cose da una prospettiva diversa, ecco è per questo che sono pagato. [...] Sono un niente nelle retrovie della civiltà. Non ho alcuna abilità che possa migliorare la qualità della vita sotto qualsiasi punto di vista. L'unica cosa che so fare è dire: «Guardate qui, guardate come non avete mai fatto sino a ora. È vero, a voi sembra solo una nuvola, ma guardate meglio, non assomiglia a un elefante?!». E per questo la gente paga, perché è qualcosa che loro hanno perso. Si potrebbe dire che sono una persona che fa occhiali per la mente.
Frasi sugli elefanti
DiStephen King
Chi critica la presenza di animali al circo vuole farsi solo pubblicità, perché chi ama gli animali li tiene con sé. Io adoro gli elefanti, hanno l'intelligenza di un bambino di quattro anni. Pensate che uno costa 160 mila euro, perché dovrei trattarlo male?
Che cosa era Enrico Mattei? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di elefante per le offese subite, abili nell' usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno.
Sulla memoria dell'elefante se ne dicono tante. Pare comunque che l'elefante sia in grado di ricordare a distanza di un anno i numeri di Napoli secondo estratto.
A volte i minuti non sono minuti, sono reincarnazioni di vite. Nell'attesa, sono già rinato mille volte. Ho percorso tutta la catena alimentare. Sono stato zanzara, armadillo, elefante...
Non esiste in natura un atomo che sia rigorosamente simile ad un altro. E tutto in natura è connesso, senza che sia possibile un vuoto nella catena. Che cosa sono dunque gli individui? Essi non esistono affatto. C'è un solo grande individuo, ed è il tutto. [ ] Dall'elefante alla pulce, e dalla pulce alla molecola sensibile e vivente, che costituisce l'origine di ogni cosa, non c'è un punto in tutta la natura che non soffra o non goda.
Recentemente ho compiuto 50 anni, che è un'età giovane per un albero, media per un elefante, e avanzata per un jogger... il cui figlio dice: Papà, non vengo più a correre con te a meno che non mi porti qualcosa da leggere!
Una tv di Stato che utilizza gli stessi parametri dei privati, abdica alla sua funzione altissima di divulgazione culturale. Ora è evidente che la cultura non paga in termini commerciali, o meglio la pubblicità non paga la cultura. Ma la Rai usufruisce del canone, deve dare un servizio pubblico, che è un suo dovere. Invece la televisione di Stato ha preferito strizzare l'occhio ai privati, ha fatto sparire le rubriche dei libri. Oggi gli unici programmi culturali in Rai, sono quelli sugli elefanti, sulle gazzelle, su rare specie di uccelli.