Negli anni Settanta, un'etichetta discografica a Los Angeles ha prodotto un disco dal titolo "Il meglio di Marcel Marceau": Erano quaranta minuti di silenzio seguiti da un applauso e ha venduto molto bene. Quando ho ospiti in casa, mi piace metterlo. Però mi secca davvero se la gente comincia a chiacchierare.
Ecco qua io m'ammazzo a guidare quest'arnese avanti e indietro dall'Ohio a Los Angeles e faccio più soldi di quanti tu ne abbia mai visti in tutta la tua vita di vagabondo, però sei tu quello che che si gode la vita e non basta ma lo fai senza lavorare e senza un mucchio di denaro. Adesso chi è il furbo, tu o io?
C'è la città chiamata Los Angeles anche se nessuno riesce a vedere che cosa possa averci a che fare con gli angeli.
Frasi su Los Angeles
DiJack Kerouac
I miei genitori si trasferirono a Los Angeles quando ero molto giovane, ma ho trascorso ogni estate con i miei nonni, e mi piaceva molto stare con mio nonno in azienda a Longview. È andato in pensione dalla ferrovia e aveva una piccola fattoria con alcune mucche e alcuni maiali. Ricordo che una parte della mia giovinezza fu dedicata ad alimentare maiali e arare i campi: oggi quella è una parte di me.
È bello alternare ruoli piccoli e grandi. Non mi importa mai il budget, mi interessa la storia: non fa differenza se devo girare in esterni sotto la pioggia in Scozia con una troupe di 20 persone, o se mi ritrovo in un teatro di posa a Los Angeles con una troupe di 500 persone. È lo stesso lavoro, perfino sul palcoscenico dove hai responsabilità verso gli spettatori, solo che in quel caso hai più controllo della performance.
Un anno fa, l'agenzia fides, espressione del dicastero vaticano per l'evangelizzazione dei popoli, ha diffuso un dossier sul tema "il cristianesimo e la sfida dei mass media". Sul banco d'accusa fiction e soap tv, che non rispecchierebbero i valori cristiani i valori cristiani! Per correggere il tiro la rai manderà in onda uno sceneggiato prodotto dalla LUX di Bernabei, intitolato "Marcinkus". Il rapporto fides si duole inoltre che i media siano tutti pervasi da situazioni ambigue e immorali che potrebbero sviare lo spettatore dalla retta via. Situazioni morbose che potrebbero addirittura ricordargli quello che accadde a Boston e a Los Angeles, lo scandalo dei preti pedofili. Oh, tranquilli, il Papa ha perdonato i bambini molestati...!
Le persone che a Los Angeles prendono le decisioni, non intendo i tecnici, ma tutti quelli che stanno negli uffici, gli esecutivi, i finanziari, i produttori, non sanno niente di cinema. Sono così giovani che non hanno mai sentito parlare di Greta Garbo, di Gary Cooper, di Spencer Tracy o di Clarke Gable.
Los Angeles è una città di grandi spazi e io sono cresciuta nei grandi spazi. Sono nata in una fattoria. Amo gli animali, tutti, non solo i miei piccolini. Randagi o di razza, non importa, biondi cockers o intelligenti meticci.
Mia madre mi ha convinto a inseguire ciò che volevo, a fuggire da un paesino sperduto dellAfrica. In casa non cera la tv, e nella città più vicina non cera nemmeno un cinema. Laggiù Hollywood era una leggenda, non un quartiere di Los Angeles. Nonostante questo isolamento mia madre è stata capace di insegnarmi il coraggio. Mi ha regalato uno spirito indipendente. Ha reso possibile il mio, anzi, il nostro, viaggio.
Arrivai a Los Angeles poco più che ventenne. Avevo già vissuto a Milano e a New York, dove era andata a studiare danza. Quasi subito ottenni una parte in "Two Days in the Valley". Dovevo guidare l'auto lungo il Sunset. Per me quel viale era leggendario, ma anche spaventoso. Avevo sempre timore di attraversare le sue immense carreggiate. Comunque allepoca io non sapevo quanto sarei rimasta a Hollywood: oggi è la mia casa e di Los Angeles amo molte cose. E a dire la verità ne detesto molte altre.