Le colline digradano nel bianco. Persone o stelle mi guardano con tristezza, le deludo. Il treno lascia dietro una linea di fiato. Oh lento cavallo color della ruggine, zoccoli, dolorose campane. È tutta la mattina che la mattina sta annerendo, un fiore lasciato fuori. Le mie ossa racchiudono un'immobilità, i campi lontani mi sciolgono il cuore. Minacciano di lasciarmi entrare in un cielo senza stelle né padre, un'acqua scura.
Ti è stato utile?
Non ci sono ancora voti.
Attendere prego...
Approfondimenti su Sylvia Plath
- Tutte le citazioni (19)
- Autori simili: Wislawa Szymborska, William Wordsworth, William Shakespeare
- Sylvia Plath su Amazon
Altre frasi da condividere
L'ho rifatto. Un anno ogni dieci Ci riesco - Una specie di miracolo ambulante, la mia pelle Splendente come un paralume Nazi, Un fermacarte il mio Piede destro, La mia faccia un anonimo, perfetto Lino ebraico. Via il drappo, o mio nemico! Faccio forse paura? - Il naso, le occhiaie, la chiostra dei denti? Il fiato puzzolente In un giorno svanirà. Presto, ben presto la carne Che il sepolcro ha mangiato si sarà Abituata a me e io sarò una donna che sorride. Non ho che trent'anni. E come il gatto ho nove vite da morire. Questa è la numero tre. Quale ciarpame Da far fuori ogni decennio. Che miriade di filamenti. La folla sgranocchiante noccioline Si accalca per vedere Che mi sbendano mano e piede - Il grande spogliarello. Signori e signore, ecco qui Le mie mani, i miei ginocchi. Sarò anche pelle e ossa, Ma pure sono la stessa identica donna. La prima volta successe che avevo dieci anni. Fu un incidente. Ma la seconda volta ero decisa a insistere, a non recedere assolutamente. Mi dondolavo chiusa Come conchiglia. Dovettero chiamare e chiamare e staccarmi via i vermi come perle appiccicose. Morire è un'arte, come ogni altra cosa. Io lo faccio in modo eccezionale. Io lo faccio che sembra come inferno. Io lo faccio che sembra reale. Ammettete che ho la vocazione. È facile abbastanza da farlo in una cella. È facile abbastanza farlo e starsene lì. È il teatrale Ritorno in pieno giorno a un posto uguale, uguale viso, uguale Urlo divertito e animale: "Miracolo!" È questo che mi ammazza. C'è un prezzo da pagare Per spiare Le mie cicatrici, per auscultare Il mio cuore - eh sì, batte. E c'è un prezzo, un prezzo molto caro, Per una toccatina, una parola, o un po' del mio sangue o di capelli o un filo dei miei vestiti. Eh sì, Herr Doktor. Eh sì, Herr Nemico. Sono il vostro opus magnum. Sono il vostro gioiello, Creatura d'oro puro Che a uno strillo si liquefà. Io mi rigiro e brucio. Non crediate che io sottovaluti le vostre ansietà. Cenere, cenere - Voi attizzate e frugate. Carne, ossa, non ne trovate - Un pezzo di sapone, Una fede nuziale, Una protesi dentale. Herr Dio, Herr Lucifero, Attento. Attento. Dalla cenere io rivengo Con le mie rosse chiome e mangio uomini come aria di vento.
Frasi sul fiato
Di
Sylvia Plath
I tulipani sono troppo eccitabili, è inverno qui, guarda quanto ogni cosa sia bianca, quieta e innevata. Imparo la pace, mentre si posa quieta a me vicina come la luce su questi muri bianchi, questo letto, queste mani. Non sono nessuno; niente a che fare con le esplosioni. Ho dato il mio nome e i vestiti alle infermiere la mia storia all'anestesista e il mio corpo ai chirurghi. Hanno appoggiato la mia testa tra cuscino e bordo del lenzuolo come un occhio fra palpebre bianche che non si chiuderanno. Stupida pupilla, di tutto deve fare incetta. Le infermiere passano e ripassano, non disturbano, passano come i gabbiani verso terra nelle loro cuffie bianche, facendo cose con le mani, uguali l'una all'altra, così che è impossibile dire quante siano. Il mio corpo è un sasso per loro, vi si apprestano come l'acqua ai sassi sui quali deve scorrere, levigandoli garbata. Mi danno il torpore con i loro aghi luccicanti, mi danno il sonno. Adesso ho perduto me stessa sono stanca di bagagli - la mia borsa di pelle come un nero portapillole, mio marito e il bambino sorridono nella foto di famiglia; i loro sorrisi mi agganciano la pelle, piccoli ami sorridenti. Ho gettato cose in mare, io cargo di trent'anni tenacemente attaccata al mio nome e indirizzo. Hanno strofinato via tutti i miei affetti. Impaurita e denudata sulla plastica verde della barella ho guardato la mia teiera, il comò della biancheria, i miei libri affondare lontani, e l'acqua arrivarmi sopra la testa. Sono una suora adesso, mai stata così pura. Non volevo fiori, volevo soltanto sdraiarmi a palme in su completamente vuota. Come si sia liberi, non avete idea quanto liberi - la pace è così grande che abbaglia, non chiede nulla, un'etichetta col nome, qualche bazzecola. Con questa, alla fine, chiudono i morti; li immagino masticarsela come un'ostia da Comunione. I tulipani sono troppo rossi in primo luogo, mi feriscono. Anche attraverso la carta da regalo li sentivo respirare piano, attraverso la bianca fasciatura, come un bimbo mostruoso. Rossastri parlano alla mia ferita, le rispondono. Sono traditori: sembrano ondeggiare, anche se mi tirano giù, scompigliandomi con le loro lingue inattese e il colore, una dozzina di rossi piombi intorno al mio collo. Prima nessuno mi sorvegliava, adesso sono sorvegliata. I tulipani si voltano verso di me, e la finestra dietro dove quotidianamente la luce si allarga e si assottiglia, io mi vedo, piatta, ridicola, ombra di carta ritagliata fra l'occhio del sole e gli occhi dei tulipani, non ho faccia, ho voluto cancellarmi. I vividi tulipani consumano il mio ossigeno. Prima che arrivassero l'aria era abbastanza calma, pulsava, respiro dopo respiro, senza scompiglio. Poi i tulipani l'hanno riempita di un gran rumore. Ora l'aria spinge e gli vortica attorno come un fiume spinge e vortica attorno a una macchina rosso-ruggine affondata. Concentrano la mia attenzione, che era felice giocando e riposando senza impegnarsi. Anche i muri sembrano riscaldarsi tra loro. I tulipani dovrebbero stare dietro le sbarre come bestie pericolose; si aprono come la bocca di un grosso felino africano, ed io mi accorgo del mio cuore: apre e chiude la sua ampolla di rossi boccioli per vero amor mio. L'acqua che assaggio è calda e salata come il mare, e viene da un paese lontano come la salute.
Di
Sylvia Plath
Cosa ne pensi?