Il 30 marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio [...] e mi propose di diventare una sorta di "Fuhrer" del cinema tedesco. Io allora gli dissi: "Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche" e lui: "Non faccia l'ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!". Fuggii da Berlino quella notte stessa.
La sua presunta mitomania è in relazione diretta con la sua enorme fantasia. Vale a dire, lui è tanto bugiardo quanto i poeti o i bambini che non sono ancora stati trasformati in idioti dalla scuola o dalle madri. Gli ho sentito dire tutti i tipi di bugie: dalla più innocente, alle storie più complicate su persone che con la sua immaginazione combinava in situazioni o azioni fantastiche, sempre con un grande senso dell'umorismo e un meraviglioso senso critico, ma non gli ho mai sentito dire una sola bugia stupida o banale. Mentendo, o mentre gioca a mentire, egli smaschera molte persone, impara il meccanismo interno degli altri, che sono molto più ingenuamente bugiardi di lui, e la cosa più curiosa circa le presunte bugie di Diego, è che nel lungo o nel breve, coloro che sono coinvolti nella combinazione immaginaria si arrabbiano non a causa della menzogna, ma a causa della verità contenuta nella menzogna, che viene sempre a galla.
[Su Diego Rivera]
Scrutiamo le case abbandonate chiedendoci che vite le abitava, perché la nostra è sufficiente appena, ne mescoliamo inconsciamente il senso; siamo gli attori ingenui sulla scena di un palcoscenico misterioso e immenso.
Bisogna profondamente distinguere le società come la nostra, in cui tutto accade nel pieno giorno della matura riflessione, dalle società ingenue, credule, in cui nacquero le credenza, che dominarono i secoli.
Mi sembra assurdo che tutta la buona poesia debba necessariamente essere semplice. Non vedo alcuna necessità per cui le più grandi verità del mondo, e le più grandi variazioni di tali verità, dovrebbero essere così semplici da essere capite dalla mente più ingenua. Vi sono cose, e cose preziose, così complicate che anche colui il quale ne scrive non capisce che cosa sta scrivendo.
Oh strette, buie, umide strade che salgono verso la Cattedrale, simili a fessure. Per un pelo schivo un enorme secchio di sciacquatura che precipita giù dal cielo. Un ragazzino che stava giocando per la strada, la cui schivata non è cosi netta, guarda in su con quell'ingenuo, impersonale stupore con cui i bambini osservano una stella o un lampione.
Per un certo numero di anni, ho avuto intorno quel genere di persone che hanno finanziato film e quel genere di persone che scommettono economicamente sul cinema. Ma ho sempre avuto l'idea ingenua che tutti volessero fare film nel miglior modo possibile, al massimo delle loro possibilità, che si è poi rivelata un'idea stupida.
Ormai chiunque cerchi a tutti i costi il titolone ci prova con Mario [Balotelli]. Talvolta lui commette ingenuità, quasi dà l'impressione di non aver tanta voglia di diventare adulto. Nessuno però scrive mai che è, prima di tutto e per davvero, una persona buona. Ma noi lo sappiamo.
[Marco Bellocchio] Grande intelligenza, grande cultura cinematografica, un taglio delle inquadrature assolutamente straordinario [...] Nutro grande amicizia, e anche grande rispetto per Marco. Lavorare con lui è emozionante: perché i suoi pensieri sono sempre stimolanti, inconsueti, strani. Sul set, è un uomo chiuso, ma di tanto in tanto rivela delle ingenuità e delle freschezze che sono molto belle: si traducono in quel suo bel sorriso, così luminoso, quasi infantile.
È da ingenui e in un certo senso presuntuoso pensare di avere il controllo del botteghino e sapere cosa piacerà alla gente. Ho visto film con tutte le carte in regola per sfondare, che poi quando uscivano non interessavano a nessuno. Fa parte della magia del cinema. Quindi, visto che non puoi sapere cosa succederà al botteghino, almeno devi scegliere quello che vuoi fare veramente, e non perché pensi che sarà un blockbuster o perché potresti vincere un Academy Award. Altrimenti rischi una delusione dietro l'altra.
Sarei grandemente ingenuo se chiedessi di essere lasciato in pace dopo morto. Attorno alle tombe dei Capi di quelle grandi trasformazioni, che si chiamano rivoluzioni, non ci può essere pace; ma tutto quello che fu fatto non potrà essere cancellato. Mentre il mio spirito, ormai liberato dalla materia, vivrà, dopo la piccola vita terrena, la vita immortale e universale di Dio. Non ho che un desiderio, quello di essere sepolto accanto ai miei nel cimitero di San Cassiano.
La libertà (ripeteva Luigi Blanc) è una "parola", è un'"esca per gli ingenui", non essendovi altra libertà che quella che si ottiene nello Stato con l'"organizzazione del lavoro".
Guglielmo Schlegel notava in lui, al luogo della poesia, "epigrammi tragici" ed "arie di bravura", pompa e non grandezza; lo sentiva gelido nelle scene d'amore un amore che di solito non era amore, ma un ben calcolato aimer par politique, secondo la parola dell'eroe Sertorio, e lo vedeva assai rigirato e machiavellico, e per ciò stesso ingenuo e puerile, nel concepire le cose della politica; e la più parte delle tragedie definiva nient'altro che trattati sulla ragion di stato in forma di dibattiti, con mosse non da poeta ma da giocatore di scacchi.