C'è chi identifica nei ragazzi del Grande Fratello e di altri reality che inseguono solo la popolarità. Ma cè anche una realtà diversa. Buona parte della gioventù, mia sorella per esempio, è ancora sana e viva, lotta per dei valori, ha voglia di cambiare il mondo. Desidera altre cose dallapparire o dal potere. Ma di questi non si parla mai. E mi ci metto anchio, questo tipo di programmi non rispecchia quello che voglio per i miei figli.
I tuoi figli non sono tuoi figli. Sono fratelli e sorelle bramosi di vita per se stessi... ti puoi ingegnare per essere come loro, ma non si deve cercare di renderli come noi.
Io adoro mia sorella; lei ha intrapreso una carriera a Hollywood molto diversa dalla mia, ora è più interessata al teatro. Ad ogni modo viviamo insieme e ci confidiamo sempre tutto, qualsiasi desiderio.
Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, tua sorella, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti.
Mia sorella è molto bella. Davvero splendida. Molto più di me. Quando eravamo piccole tutti corteggiavano lei e non me. Io ero molto magra e lei un po' più formosa, così tutti volevano uscire con lei e nessuno con me. Una mia amica voleva farla partecipare a un concorso di bellezza, ma lei non ci volle andare. Ci sono andata io e ho vinto, poi sono partita per Parigi.
Entrambe le mie sorelle sono state delle insegnanti ed erano solite dire che esistono tra le 300 e le 600 domande ogni giorno a cui si deve rispondere. Questo è esattamente ciò che la regia è. La stragrande maggioranza di queste domande realmente non sono molto interessanti, ma c'è bisogno di qualcuno che prenda una decisione, sia essa buona o cattiva.
Io e mia sorella Brunella, maggiore di tre anni, vivevamo con mia nonna materna a Piccolo Paradiso; è stata lei a insegnarmi a cucinare. Era molto rigorosa: a tavola ogni giorno ci interrogava sul cibo che avevamo nel piatto, chiedeva il periodo dei pomodori, dei piselli, dei fiori. E quando eravamo disubbidienti, non ci picchiava con le mani, ma prendeva dietro casa delle foglie giganti di ortiche e ci inseguiva colpendoci sulle gambe. A sei anni ci trasferimmo a Bologna, dove cucinavo per Brunella: iniziai con le colazioni, ma a dieci anni preparavo già tutti i pasti completi.