Voi dormite tranquillo, signor Generale, sopra i vostri allori marittimi e sul timone della nave di cui sedete al governo, e tutt'altro vi sognate sicuramente, che di ricevere una mia lettera. Perché son io costretto di scrivervela? Qual linguaggio, qual formolario userò io con voi, io consagrato al servigio d'un principe ingiustamente offeso dal vostro? E quale sarà il Galateo che adoprerò se, nel mentre ch'io parlo, la Svezia da voi provocata prepara i suoi vascelli per portarvi a Napoli le sue ragioni sulla bocca eloquente de' suoi cannoni? Frattanto egli m' è necessario di scrivervi e voi siete quello che mi forzate. Se voi non aveste attaccata che in privato la mia persona, se aveste ancora ciò fatto in Napoli al cospetto solamente de' vostri schiavi, io vi avrei lasciato, senza commovermi, eternamente latrare e mentire. Ma voi mi avete oltraggiato alla presenza del pubblico, voi mi avete atrocemente calunniato per proteggere il traditore barone d'Armfeldt, denunciandomi a tutta l'Italia e a tutta l'Europa ordinatore d'un assassinio contro di lui voi avete cercato di dirigere a questo scopo la pubblica opinione con ogni sorta di maneggi e di scritti, e non vi siete avveduto che, togliendomi l'onore, mi toglievate egualmente la libertà di soffrire, disprezzarvi e tacere.
Non credo che l'assassinio di Kennedy sia stata una cospirazione vera e propria, quanto piuttosto un piano consensuale ad altissimo livello: i vari poteri costituiti - il governo, la mafia - hanno capito che sarebbe stato meglio per il Paese usare un personaggio come Lee Harvey Oswald in qualità di capro espiatorio, evitando di dare in pasto agli americani un boccone di carne avariata e marcia che non sarebbero stati certo in grado di mandar giù e di digerire. Ma la gente sa cosa è successo, e l'ombra di quell'evento incombe ancora su tutta l'America.
Adesso che invecchio e m'avvicino al tipo del patriarca, anch'io sento che un'immoralità predicata è più punibile di un'azione immorale. Si arriva all'assassinio per amore o per odio; alla propaganda dell'assassinio solo per malvagità.
Si arriva all'assassinio per amore o per odio, alla propaganda dell'assassinio solo per malvagità.
[Tratta da "Da Satana a Goray". Frase identica a quella presente ne "La coscienza di Zeno", di Italo Svevo]