L'uomo nella sua arroganza si crede un'opera grande, meritevole di una creazione divina. Più umile, io credo sia più giusto considerarlo discendente degli animali.
Del mondo del calcio non mi piacciono l'esasperazione, le polemiche, i processi, l'arroganza, la stupidità, l'oblio. Quando giocavo io ci divertivamo di più, tra compagni di squadra ci si frequentava dopo le partite, gli allenamenti. Mischiavamo le nostre solitudini. Oggi i calciatori lo fanno molto di meno. Questo mondo ha dato lavoro a tanti, ma tanti si prendono troppo sul serio. Eppure fai un mestiere che ti piace, ti danno un sacco di soldi, sei un privilegiato. Vivi una vita che non è normale.
Lorenzaccio è quel gesto che nel suo compiersi si disapprova. Disapprova l'agire. E la storia medicea, dispensata, non sa di fatto stipare questo suo (?) enigma eroico; ha subìto e glorificato di peggio, questa Storia. Ma le cose son due: o la Storia, e il suo culto imbecille, è una immaginaria redazione esemplare delle infinite possibilità estromesse dalla arbitraria arroganza dei 'fatti' accaduti (infinità degli eventi abortiti); o è, comunque, un inventario di fatti senza artefici, generati, cioè, dall'incoscienza dei rispettivi attori (perché si dia un'azione è necessario un vuoto della memoria) che nella esecuzione del progetto, sospesi al vuoto del loro sogno, così a lungo perseguito e sfinito, dementi, quel progetto stesso smarrirono, (de)realizzandolo in pieno.
Signor Presidente del Consiglio [Berlusconi], anzi signor Presidente Videla, lei è proprio un capo di Governo modello Argentina. Lei ha umiliato e umilia ogni giorno il Parlamento con colpi di mano che violano ogni regola di democrazia parlamentare. Proprio pochi minuti fa, lei ha promosso e realizzato l'ultimo atto provocatore e promotore di una deriva antidemocratica, ovvero la nomina a presidente della Commissione di vigilanza RAI di una persona scelta dalla sua maggioranza. Lo dico a chi ci ascolta in diretta: questa maggioranza parlamentare ha avuto l'arroganza di scegliere anche chi deve rappresentare l'opposizione. Si tratta di un comportamento tipico, appunto, delle dittature argentine.
[Su Novak Đoković] Non sono mai stato un suo tifoso: me ne darete atto. Non mi piace né il suo gioco, né quel fare fiorello-paraculeggiante di chi fa il simpatico furbino in favor di telecamera. Situazionista e chiagnefottista, da sempre e per sempre. Però, però. Però quanto avremmo avuto bisogno di gente con questa tigna, questa arroganza, questa tempra, quando Federer e Nadal si spartivano il bottino tra sorrisi melliflui e faide stolte tra fanboys evasi dall'asilo.
Ho sempre avuto questa sensazione, anche quando giocavo, voi sentivate che ce la mettevo tutta, che cercavo una quadratura, di mettere i pezzi insieme, anche nella vita. Ci mettevo passione, voglia, allenamento, pure nei miei sbagli. Ero disturbato, ma voi sembravate non farci caso. Davo l'idea di un bullo arrogante, ero solo pieno di ansie. C'è gente che dentro il campo rinasce, diventa leone, si sente finalmente bene, io invece stavo male da cani. Bastava un ritardo per la pioggia e già cadevo in confusione, mi venivano i dubbi, le incertezze. È stato brutto vivere così, anzi patire.